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Beata Imelda Lambertini Vergine

12 maggio

Bologna, 1320 c. - 12 maggio 1333

Nata a Bologna intorno al 1320, morì nel monastero domenicano di Santa Maria Maddalena in Val di Pietra nel 1333, quindi a soli 13 anni circa. Era entrata nel monastero ancora bambina, desiderosa di ricevere l'Eucaristia. Ciò avvenne per via miracolosa, come attesta la tradizione. Questo prodigio l'ha resa modello di devozione eucaristica. Fu Papa Leone XII a confermare il 20 dicembre 1826 il culto della beata, già attestato nel catalogo dei santi e dei beati della Chiesa bolognese del 1582. San Pio X nel 1908 la proclamò patrona dei bimbi che ricevono la Prima Comunione. Le sue reliquie sono venerato oggi nella chiesa bolognese di San Sigismondo. Il domenicano Venerabile Giocondo Pio Lorgna mise sotto la protezione della Beata la Congregazione da lui fondata, le Suore domenicane della Beata Imelda, oggi presenti in Italia, Albania, Filippine, Camerun, Brasile e Bolivia. Si occupano di pastorale parrocchiale, scolastica e giovanile. Per «Amare e far amare Gesù Eucaristia», secondo il detto del fondatore.

Patronato: Bambini che ricevono la Prima Comunione

Etimologia: Imelda = (forse) attiva in battaglia, dall'antico tedesco

Martirologio Romano: A Bologna, beata Imelda Lambertini, vergine, che, accolta fin da piccola come monaca nell’Ordine dei Predicatori, ancor giovinetta, dopo aver ricevuto l’Eucaristia con straordinaria devozione, d’un tratto emise il suo spirito.


La vicenda terrena di Imelda Lambertina fu circoscritta come tempo e come spazio: visse appena 13 anni, trascorsi interamente a Bologna, la maggior parte nella casa paterna e gli ultimi nel monastero domenicano di Valdipietra, che sorgeva all’esterno delle mura, nelle vicinanze di porta Saragozza.
Nulla  si conosce della sua breve esistenza, se non il modo in cui avvenne la sua morte.
 “…… fu dell’anno MCCCXXXIII la quale aveva nome Sor Imelda Lambertini, che essendo giovinetta non in età di comunicarsi, essendo in orazione avanti l’ altare, venne la Sacra Ostia dal Cielo e fu comunicata per mano del sacerdote, e subito spirò in presenza di molte Suore e altre persone, e fu sepolta in quest’Arca”- spiegava l’iscrizione posta sul suo primitivo sepolcro.
E nel Martirologio del medesimo monastero, dedicato a Santa Maria Maddalena, fu scritto nel 1335, accanto al nome dei martiri Nereo ed Achille ricordati il 12 maggio, che in quello stesso giorno era morta  Soror Imelda de Lambertinis alla quale in vita fu comunicata dal sacerdote l’ostia discesa dal Cielo, in presenza di molti.
Un altro documento ci racconta il fatto prodigioso: è vergato da mano sconosciuta su un breviario del 1552 appartenuto alle suore di Valdipietra. In esso troviamo che nell’anno 1333 la Beata Imelda della nobile ed illustre casa de’ Lambertini pigliò l’abito monacale del nostro Monastero fuori porta Saragozza, ed essendo fanciulla di dodici anni circa, le fu negata per causa della poca età la grazia di comunicarsi con le altre Madri e sorelle.  Venne un giorno in grandissimo desiderio della sacra comunione e partite le altre suore di chiesa, ella se ne restò davanti all’altare maggiore in orazione e tanto perseverò, che piacque al suo dilettissimo Sposo di consolarla col mandarle dal paradiso l’Ostia consacrata, la quale con meraviglioso odore e splendore volava in alto davanti a lei prostrata a terra. Venne subito il sacerdote con la patena presso la beata vergine Imelda, la sacra Ostia si pose sopra la patena e la Sposa di Cristo fu comunicata: subito rese lo spirito al Signore e l’anima sua se ne volò al cielo nella beata gloria. Era il 12 maggio come appare nel Martirologio grande del convento scritto a penna e si vede nel suo sepolcro, quantunque caduco per l’antichità. Sono passati due secoli dai fatti raccontati quando scrive l’anonimo autore, ma la memoria di quella piccola suora, protagonista di un’eccezionale manifestazione dell’amore divino,  custodita ed alimentata da un ininterrotta tradizione orale, è più viva che mai.
In quegli stessi anni, in seguito ad una disposizione del Concilio di Trento, le suore dovettero lasciare il loro convento fuori città e trasferirsi all’interno delle mura, in Via Galliera. Con l’approvazione dell’autorità ecclesiastica furono esumate le ossa della beata, sottoposte a ricognizione giuridica con l’intervento del celebre anatomista Giulio Cesare Aranzio, riposte in una cassettina di legno dorato e trasportate nel febbraio 1582 nella nuova sede del convento di S. M. Maddalena. Nel medesimo anno il nome di Imelda Lambertini veniva iscritto nel catalogo dei santi e beati bolognesi.
 E’ di quegli anni la seguente testimonianza di una consorella: Quanto ho detto della beata Suor Imelda de’ Lambertini, suora del nostro monastero di S. M. Maddalena, l’ ho appreso dalla bocca di tre venerabili e devote Madri…Nel 1518 io entrai in monastero e ho udito più volte addurre in esempio questa beata Verginella… La Madre Bartolomea assai ed infinite volte esortava me e le mie compagne novizie ad essere simili a questa Sposa di Gesù Cristo. E posso con verità dire che mai ella parlò della Beata Imelda senza abbondanza di lacrime. Mi diceva che la Beata era bambina come me, ma più devota e più  innamorata del suo Sposo e che andava abbietta, posata ed umile quanto dir si possa, ancorché il padre suo fosse Cavaliere….
Egano Lambertini, padre di Imelda, fu uno dei più stimati cavalieri che nella prima metà del 1300 resero illustre la città di Bologna e celebre il proprio casato con l’onestà della vita, la nobiltà unita all’umanità del tratto, la prudenza nel governo e l’accortezza nel maneggio dei pubblici affari. Era in relazione amica con le Famiglie religiose presenti a Bologna, in particolare coi Frati Predicatori, sia perchè tra essi viveva suo fratello, P. Guglielmo Lambertini, sia perché i suoi genitori erano stati sepolti presso la chiesa di S. Domenico. Morta la prima moglie quando il figlio Guido era appena adolescente, dopo qualche anno Egano passò a seconde nozze sposando Castora Galluzzi, che portò in dote, oltre alla nobiltà del sangue e ai beni del proprio casato, un animo ricco di virtù cristiane. Anche nella sua parentela vi erano persone rinomate per santità e sapere, legate all’ordine di S. Domenico, come uno dei suoi fratelli, P. Egidio Galluzzi, uomo di grande dottrina.
Però la famiglia Lambertini deve la sua vera gloria alla santa creatura che la Provvidenza aveva destinato come figlia a Castora ed Egano, la piccola Imelda che non ebbe il tempo di compiere gesta umanamente memorabili, ma corrispose con la totalità del suo cuore alla grazia di Dio e scelse per sé «l’unica cosa necessaria:la parte migliore che non le sarà tolta» come dice Gesù nel Vangelo.
Educata dalla madre alla vera pietà cristiana, ella imparò presto a volgere a Dio il suo pensiero, la sua preghiera e tutto il suo affetto; alla scuola materna imparò sicuramente la devozione alla Santa Eucaristia che poi, crescendo,  la guida interiore dello Spirito trasformò in amore appassionato a Gesù  e in desiderio veemente di riceverLo nell’Ostia consacrata.
Imelda conduceva una vita raccolta e quieta con la madre; il padre era spesso fuori Bologna per importanti incarichi; il fratello, molto più grande di lei, aveva altri impegni che lo tenevano occupato. Secondo l’usanza dei tempi, non risulta straordinario il fatto che verso i dieci anni una bambina entrasse in monastero e non ci meravigliamo che Imelda abbia scelto un convento domenicano, in una città come Bologna che si gloriava di custodire il sepolcro di San Domenico. Nell’Ordine il culto della S. Eucaristia aveva avuto in S. Domenico il contemplativo estatico che rigava di lacrime il suo volto ogni volta che, celebrando la S. Messa, teneva tra le mani la Vittima divina e in S. Tommaso il cantore innamorato che aveva messo sulle labbra del popolo cristiano le parole più sublimi per celebrare la festa del Corpus Domini: tutto ciò fu trasmesso dalle suore di Valdipietra alla novizia assetata di conoscere ed amare il Signore. Pochi decenni dopo,  Santa Caterina da Siena vivrà lungo tempo cibandosi solo di Eucaristia; anch’essa sarà spesso ostacolata nel suo desiderio di ricevere quotidianamente il Corpo del Signore e l’Ostia santa “volerà” alcune volte da lei in modo miracoloso.
Per la sua piccola Imelda il Signore preparava un dono singolare: passare dalla gioia dell’amplesso eucaristico al gaudio delle nozze eterne. Fu questo il sigillo che “svelò” a tutti la preziosità di quella giovane vita, nascosta al mondo.


Fonte:
www.domenicani.net

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Aggiunto/modificato il 2023-11-16

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