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San Gregorio Illuminatore Vescovo, Apostolo degli Armeni

30 settembre

257 - 332

Gregorio l'Illuminatore è l'apostolo degli Armeni, nazione che si convertì al cristianesimo nel 301. Nato nel 260 circa scampò a una strage della sua famiglia e venne educato alla fede dalla nutrice. Vicino al re Tiridate, si rifiutò però di sacrificare agli dèi pagani, come egli voleva. Fu imprigionato. Poi Tiridate, malato, lo liberò e ne venne guarito. Così la nazione divenne cristiana. Morì nel 328. Alcune reliquie sono nella chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli, nell'omonima via, celebre per i presepi. Altre a Nardò e Costantinopoli. La più importante è il braccio destro, con cui in Armenia si benedice il nuovo Katholikos. (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: In Armenia, san Gregorio, detto l’Illuminatore, vescovo, che dopo grandi fatiche si ritirò in una grotta alla confluenza dei rami del fiume Eufrate e qui riposò in pace, dopo essersi guadagnato la fama di apostolo degli Armeni.


A Napoli, nel centro storico vi è una strada ormai celebre in tutti gli itinerari turistici, specie in periodo natalizio, per la produzione, esposizione e vendita dei “pastori” e minuterie per il presepe, firmate anche da famosi artigiani; questa strada è via S. Gregorio Armeno, il titolo proviene dalla chiesa intitolata allo stesso santo che si trova a metà percorso, antichissima testimonianza della presenza di monaci orientali dal 930, rifatta nel 1580 con grandi applicazioni barocco-orientali.
Nella stessa chiesa oltre che una parte delle reliquie del santo è conservato anche il corpo di s. Patrizia, veneratissima dal popolo napoletano, la chiesa e l’attiguo convento con artistico chiostro è tenuto dai primi anni del millenovecento dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia.
S. Gregorio nacque in Armenia nel 260 circa, scampò alla strage della sua famiglia ordinata dal re armeno Kosrov e allevato da una nutrice cristiana che lo portò a Cesarea di Cappadocia, educato cristianamente sposò un’altra cristiana Giulitta da cui ebbe due figli Aristakes e Verdanes, divenuti poi tutti e due santi.
Ordinato sacerdote a Cesarea entrò nel seguito del principe ereditario dell’Armenia Tiridate, in esilio dopo la morte violenta del padre Kosrov.
Dopo la vittoriosa campagna di Galerio contro i persiani (297) cui aveva partecipato anche Tiridate, l’imperatore Diocleziano poté reintegrare sul trono armeno con l’aiuto delle sue legioni il principe Tiridate, Gregorio lo seguì con tutto il seguito, ma quando questi volendo festeggiare il suo ritorno in una solenne cerimonia volle offrire l’incenso alla dea Anahita, il cui famoso santuario era ad Eriza (Erzincan) sul loro percorso, Gregorio rifiutò di farlo e pertanto fu imprigionato e torturato.
Ebbe ben quattordici specie di torture, una più crudele dell’altra, infine Tiridate lo fece rinchiudere in un celebre carcere della capitale chiamato Khor Virap (pozzo profondo) dove rimase per ben quindici anni dal 298 al 313 mentre infuriava la persecuzione contro i cristiani. La conversione dell’Armenia al cristianesimo ebbe luogo in seguito ad una miracolosa guarigione dello stesso re Tiridate; avendo fatto uccidere la vergine Hripsime insieme ad altre compagne cristiane, egli si ammalò di tristezza perché se ne era innamorato, ma lei non aveva acconsentito, la sua malattia viene descritta come una trasformazione in cinghiale come capitò al re Nabucodonosor, si può dedurre che si trattasse di licantropia.
Nell’afflizione generale della corte, la sorella del re sognò che l’incarcerato Gregorio avrebbe potuto guarirlo, liberato e condotto a corte egli risanò il re ed esortò lui ed i principi ad accettare la religione cristiana catechizzandoli per sei mesi e ottenendone la conversione, al punto che il re fece distruggere gli idoli e abolì il paganesimo.
Nel contempo Gregorio trasformò i templi in chiese erigendo altari e croci, rimandando però la loro consacrazione come pure il battesimo del re, perché lui non era un vescovo. Per questo motivo Tiridate e i principi lo elessero come pastore supremo dell’Armenia e lo accompagnarono con una foltissima schiera di cavalieri fino a Cesarea di Cappadocia per ricevere la consacrazione dalle mani del vescovo della metropoli Leonzio, il quale convocato il Sinodo di Cesarea (314) cui parteciparono venti vescovi, lo consacrò con grande gioia e festa di tutti i convenuti e del popolo, per lui e per la conversione dell’Armenia.
Nel viaggio di ritorno vi fu uno scontro armato con la città ancora pagana di Astisat dove Gregorio prese possesso dell’antica sede vescovile vacante a causa delle persecuzioni; sulle sponde dell’Eufrate egli battezzò molti principi e soldati e lo stesso re, sua moglie e sua sorella, che gli erano venuti incontro.
Gregorio organizzò la rinascita della Chiesa armena consacrando e mandando nuovi vescovi e sacerdoti nelle rinate diocesi, i suoi due figli Aristakes e Vertanes, rimasti a Cesarea furono chiamati presso il padre ad aiutarlo, sebbene riluttanti perché dediti alla via d’anacoreta, Aristakes fu nominato suo ausiliare e quando Gregorio alternando il suo ufficio di vescovo con periodi di ritiro in eremitaggio, lo sostituiva nel governo della diocesi, ma egli morì prima del padre, mentre il fratello Vertanes successe nell’incarico dopo la morte di Gregorio.
La ‘Vita’ racconta anche di un viaggio di Gregorio fatto insieme a Tiridate a Roma per far visita all’imperatore Costantino e nell’occasione si incontrò anche con papa Silvestro da cui si racconta ebbe il privilegio del titolo di patriarca d’Oriente. La Chiesa armena pur tra tante vicissitudini e persecuzioni, l’ultima quella del regime sovietico, è sempre stata fedele a Roma donando alla Chiesa figure di santi e martiri e una fede genuina in un contesto molto influenzato ed osteggiato dalle Chiese ortodosse.
Gregorio morì all’incirca nell’anno 328 mentre era in un eremo e fu sepolto in un suo podere a Thordan, villaggio della regione di Daranalik’
Il suo nome viene spesso ricordato nelle preghiere liturgiche e durante la santa Messa, la Chiesa armena dedica al suo santo “Illuminatore” tre feste liturgiche. Nel calendario marmoreo di Napoli scolpito nel IX sec. il suo nome compare al 2 e 3 dicembre, le sue reliquie sono sparse un po’ in tutti i luoghi che maggiormente lo venerano, il cranio è a Napoli, altre a Nardò, alcune stavano a Costantinopoli ma la più celebre “il braccio destro di Gregorio” è in Armenia e con essa viene benedetto ogni ‘Katholicos’ eletto.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-01-14

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