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Giovanni Bonato Adolescente

Testimoni

1948 – 1961


È di nuovo festa nella famiglia Bonato di San Donà di Piave quando il 12 febbraio 1948 nasce Giovanni (Gianni), quarto di sei fratelli educati e seguiti dal paziente amore dei genitori. Breve, ma ricca di episodi ed esperienze significative la vita di Gianni che è sempre in corsa verso qualcosa. Animato da fresco entusiasmo e motivato da ambiziosi propositi, si fa quasi febbrile la sua ricerca di tagliare subito il prossimo traguardo per mettersi poi alla ricerca e alla conquista del successivo, seguendo però una sentiero luminoso. La sua strada è, infatti, rischiarata da Dio a cui egli offre la sua incondizionata devozione fino ad approdare a vera e propria missione. Ma facciamo un passo alla volta. Il 1954 è un anno importante, perché segna l’ingresso di Gianni in un’altra grande famiglia, quella salesiana, diventando chierichetto nella Chiesa dell’Oratorio ed entrando nel gruppo ADS (Amici Domenico Savio), da poco costituitosi.
La naturale inclinazione di Gianni a servire Gesù da adesso in poi crescerà nutrendosi di nuove esperienze, vissute gomito a gomito con persone di comprovata fede, quali il salesiano coadiutore Antonio Nino Dal Santo e il direttore don Giorgio Zancanaro. Piccolo uomo di Dio e nello stesso tempo giovane segnato da uno sviluppato pragmatismo che lo hanno sempre tenuto con i piedi per terra, senza sbavature misticheggianti, ma concreto, positivo, dotato di capacità logiche e organizzative. Era un po’ il leader tra i suoi compagni, e sempre pronto a mettere in piedi incontri e manifestazioni, senza per questo incontrarne alcuna gelosia. Ma con lo stesso zelo, non trascurava le cose di Dio come servire volentieri la messa, un impegno che eseguiva con grande gioia. Aveva 12 anni quando volle fare la stessa promessa che a suo tempo aveva fatto Domenico Savio, di cui era grande ammiratore e devoto: “I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non i peccati”. Queste parole a distanza di anni dalla sua scomparsa suonano ancora come una profezia, ma per Gianni rappresentarono il senso che volle dare alla sua breve ma intensa vita nella direzione della santità.
Camminando la sua giornata con Dio, maturò presto l’idea di entrare in seminario con queste parole annunciò la decisione ai genitori: “Voi siete i miei genitori e siete padroni di fare come volete ed io vi obbedirò, se però volete farmi contento, lasciatemi andare adesso in seminario per diventare sacerdote”. Le iniziali perplessità di mamma e papà Bonato cedettero il passo alla forza della sua determinazione. Così Giovanni poté entrare nel seminario Vescovile di Treviso nel 1959. Continuò con più slancio il suo cammino verso la perfezione. Scriveva nel suo diario: “La morte mi fa paura perché dopo c’è il giudizio di Dio. Per questo devo prepararmi bene. Questo vuol dire che non sono molto preparato, perciò devo migliorare la mia vita… Attualmente non sono tanto sicuro, non mi tirerebbe tanto di morire”. Instancabile atleta di Dio, stava correndo verso la meta attesa del sacerdozio. La morte lo colse prima che potesse arrivare. Era, infatti, in bicicletta sotto casa. Mentre stava pedalando lentamente verso la chiesa, poco distante dall’abitazione fu violentemente urtato da un camion. Morì sul colpo. Era la mattina del 4 ottobre 1961.


Autore:
Serena Manoni


Fonte:
www.sdb.org

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Aggiunto/modificato il 2008-08-27

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