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Beato Giuseppe Outhay Phongphumi Catechista e martire

27 aprile

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Kham Koem, Thailandia, 1933 - Phalane, Laos, 27 aprile 1961

Joseph Outhay Phongphumi nacque nel Siam (l’attuale Thailandia) in una famiglia numerosa e già cattolica e fu inviato al Seminario minore di Ratchaburi, da cui uscì, terminato il corso di studi, per prendersi cura della sua famiglia. Si sposò a diciannove anni, ma sua moglie morì di parto l’anno seguente, insieme alla loro unica figlia. Per lui fu il segno che doveva mettersi a disposizione come catechista diocesano, seguendo padre Noël Tenaud, delle Missioni Estere di Parigi. Nell’aprile 1961 cadde in un’imboscata insieme a lui e a un ragazzo sordomuto, poi liberato. Quando il missionario chiese di essere riportato alla missione con Joseph Outhay, entrambi vennero portati via e uccisi il 27 aprile 1961. Inseriti nel gruppo di quindici martiri capeggiato dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên, sono stati beatificati l’11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos. La loro memoria liturgica cade il 16 dicembre, unitamente a quella degli altri quindici martiri del Laos.



Primi anni
Joseph Outhay Phongphumi nacque a Kham Koem, un villaggio agricolo nel nord-est dell’attuale Thailandia, a ridosso del Natale 1933, data nella quale fu battezzato. Il suo villaggio era uno dei primi ad essere stato evangelizzato dai sacerdoti della Società delle Missioni Estere di Parigi, che si occupavano di un vasto territorio tra Laos e Siam.
Outhay era il decimo di ventidue figli, quasi tutti morti giovanissimi o comunque in tenera età. Suo padre, Paul Khrua, era catechista e non si lasciò impaurire dalla persecuzione avviata in Siam nel dicembre 1940, anzi: ospitò in casa propria suor Veronica, delle Religiose Amanti della Croce, alla quale era stato proibito di portare l’abito religioso e di vivere in comunità. Le sorelle di Outhay notarono subito che la sua presenza, accanto a quella della madre, era molto importante per lui.

Allievo del Seminario minore, poi catechista
Al termine della persecuzione, Joseph Outhay aveva dodici anni ed era intelligente, dotato e religioso. Per questo motivo venne inviato al sud, nel Seminario minore retto dai Salesiani a Bang Nok Khuek (Ratchaburi), all’epoca l’unico del Paese.
Terminato il periodo di sei anni per gli studi secondari, tornò al villaggio. Non si sa per quale motivo: forse era perché, nel frattempo, la madre era morta, come anche i suoi fratelli più anziani. Ritrovatosi a essere il figlio maggiore, dovette quindi prendersi cura del padre e dei quattro fratelli minori rimasti.
Le sorelle ricordarono che era dotato di un carattere onesto, che non lasciava indifferente chiunque lo incontrasse. Appassionatissimo alla sua fede cristiana, come gli era stato insegnato dal padre, dirigeva la preghiera e i canti in chiesa; proclamava le letture e a volte insegnava il catechismo.

Sposato e subito vedovo
Dato che era ormai in età per prendere moglie, gli fu presentata una cugina, Maria Khamtan. Si sposarono il 17 febbraio 1953: lo sposo aveva poco più di diciannove anni, mentre la sposa ne aveva venticinque. Tuttavia, rimase presto vedovo: la moglie, infatti, morì di parto e, tre mesi dopo, fu seguita dalla loro unica figlia.

Al seguito di padre Noël Tenaud
Provato da quei lutti, Joseph Outhay accettò la proposta di padre Noël Tenaud, della Società delle Missioni Estere di Parigi, che tempo addietro era stato parroco della comunità cristiana di Kham Koem e all’epoca era missionario nella provincia di Khammouan nel Laos, nonché pro-prefetto della Prefettura apostolica di Thakhek, di recente fondazione.
Stava appunto cercando nuove leve per organizzare al meglio l’evangelizzazione in quel territorio tanto esteso: invitò quindi il giovane vedovo a seguirlo, dopo il necessario periodo di formazione nella scuola di Sriracha, nel sud della Thailandia.
Outhay accettò con gioia, pur soffrendo il distacco dalla famiglia, che comprese il suo desiderio di nuove sfide. In seguito, in spirito di fedeltà e riconoscenza, tornò a trovare i familiari almeno una volta l’anno.
Fu al fianco di padre Tenaud durante i suoi ultimi tre anni nella parrocchia di Pongkiou, vicino a Thakhek, centro importante per il servizio alla minoranza etnica dei Sô. In particolare, si occupò d’insegnare agli apprendisti catechisti, ai quali mostrava la parte seria del suo carattere. Per il resto, era capace di far sorridere le Suore Amanti della Croce, che conservarono di lui un buon ricordo. Tutte le sue migliori risorse erano impiegate per trasmettere il Vangelo agli altri.

Al servizio del vicario apostolico
Nel giugno 1958, padre Tenaud tornò in Francia per un anno di riposo. Questo fatto, unito a un periodo in cui mancò perfino da mangiare, spinse Outhay a tornare nel suo villaggio natale. Mentre era sul punto di cedere alla disperazione, pur confidando nella Provvidenza, entrò in contatto con don Michel Kien Samophithak, il sacerdote thailandese che celebrava la Messa domenicale nella parrocchia di Kham Koem.
Nominato vicario apostolico di Tharè nel febbraio 1959, conobbe più profondamente Outhay, restando favorevolmente colpito da lui. La sua intenzione era fondare una congregazione di fratelli insegnanti e pensava che lui potesse esserne uno dei pilastri; così, l’invitò a venire a vivere in episcopio. Il giovane, che non aveva altro pensiero se non servire Dio e la Chiesa, acconsentì.

Di nuovo con padre Tenaud
Monsignor Michel Kien venne ordinato vescovo nel luglio 1959 e prese possesso del vicariato, ma nello stesso periodo tornò padre Noel Tenaud con un nuovo incarico: accettò una parrocchia pressoché inesistente, in una provincia del tutto priva di cristiani, dove quindi l’evangelizzazione non era ancora cominciata. Facendo base a Savannakhet, visitava i villaggi verso la frontiera del Vietnam, con la speranza di creare una nuova comunità cristiana. Per questo motivo, supplicò il vescovo – fino alle lacrime, faceva notare la sorella di Outhay – di cederglielo e di riprendere il lavoro di squadra con lui.
Quanto al diretto interessato, non esitò un momento a seguirlo nei suoi viaggi di evangelizzazione. Era consapevole dei rischi cui poteva andare incontro, nella situazione politica del Laos che era sempre più complicata; perciò, i suoi familiari non cercarono di dissuaderlo.
Il missionario e il catechista s’installarono a Xepone, ma avevano anche una piccola residenza nella città di Savannakhet, per trascorrervi qualche giorno di riposo e per i momenti di ritiro. Se con i sacerdoti la gente del luogo si teneva a distanza, con Outhay si apriva più facilmente.

L’ultimo viaggio
Nell’aprile 1961, padre Tenaud partì con lui e con un giovanissimo cristiano sordomuto, per girare i villaggi che gli erano stati affidati. Giunto al passaggio del campo di Seno (Xenô), i militari francesi l’avvertirono che un attacco dei nord-vietnamiti si stava preparando sulla zona che doveva raggiungere e lo sconsigliarono formalmente di proseguire. Più avanti, un pastore protestante gli confermò la brutta notizia, ma lui tirò dritto.
Dopo aver raggiunto il cuore dell’offensiva, tornò indietro, ma la strada era stata interrotta oltre Phalane, a circa cinquanta chilometri da Savannakhet. I tre viaggiatori, allora, si rifugiarono in un villaggio lungo la strada, ma furono traditi dai loro stessi ospiti e arrestati dai soldati nord-vietnamiti, che imposero loro di tornare a Phalane.
Sulla strada tra Muang Phine e Phalane, tuttavia, caddero in un’imboscata: i soldati furono uccisi, padre Tenaud ferito a una gamba, mentre Outhay fu colpito al collo. Ricondotti a Phalane, vennero curati, mentre il ragazzo sordomuto venne rimesso in libertà.

Il martirio
Dopo otto giorni, il missionario domandò all’amministrazione provvisoria stabilita nella zona di poter rientrare a Savannakhet con Outhay. Alcuni testimoni li videro uscire dall’ufficio dell’amministrazione e, da allora, non ebbero più loro notizie né arrivarono a destinazione.
Nel 1963 varie testimonianze condussero a pensare che entrambi fossero dispersi. La Società delle Missioni Estere registrò quindi la morte di padre Tenaud alla data presunta del 15 dicembre 1962. Un avviso ufficiale dell’ambasciata di Francia in Laos, datato 19 aprile 1967, retrodatò la sua uccisione al 27 aprile 1961. La ragione ultima dell’accaduto rientrava probabilmente nei tentativi da parte dei guerriglieri di sradicare il cristianesimo dal Laos: era visto come un pericolo e i missionari apparivano, di conseguenza, come “nemici del popolo”.

La causa di beatificazione
Padre Noël Tenaud e Joseph Outhay Phongphumi sono stati inseriti in un elenco di quindici tra sacerdoti, diocesani e missionari, e laici, uccisi tra Laos e Vietnam negli anni 1954-1970 e capeggiati dal sacerdote laotiano Joseph Thao Tiên. La fase diocesana del loro processo di beatificazione, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 18 gennaio 2008, si è svolta a Nantes (di cui era originario il già citato padre Jean-Baptiste Malo) dal 10 giugno 2008 al 27 febbraio 2010, supportata da una commissione storica.
A partire dalla fase romana, ovvero dal 13 ottobre 2012, la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso che la loro “Positio super martyrio”, consegnata nel 2014, venisse coordinata, poi studiata, congiuntamente a quella di padre Mario Borzaga, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, e del catechista Paul Thoj Xyooj (la cui fase diocesana si era svolta a Trento).

Il decreto sul martirio e la beatificazione
Il 27 novembre 2014 la riunione dei consultori teologi si è quindi pronunciata favorevolmente circa il martirio di tutti e diciassette. Questo parere positivo è stato confermato il 2 giugno 2015 dal congresso dei cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, ma solo per Joseph Thao Tiên e i suoi quattordici compagni: padre Borzaga e il catechista, infatti, avevano già ottenuto la promulgazione del decreto sul martirio il 5 maggio 2015. Esattamente un mese dopo, il 5 giugno, papa Francesco autorizzava anche quello per gli altri quindici.
La beatificazione congiunta dei diciassette martiri, dopo accaniti dibattiti, è stata infine fissata a domenica 11 dicembre 2016 a Vientiane, nel Laos. A presiederla, come inviato del Santo Padre, il cardinal Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato nelle Filippine e Missionario Oblato di Maria Immacolata. La loro memoria liturgica cade il 16 dicembre, anniversario del martirio di padre Jean Wauthier, Missionario Oblato di Maria Immacolata.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2016-12-22

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