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Beato Antonio Arribas Hortigüela Sacerdote e martire

29 settembre

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Cardeñadijo, Spagna, 29 aprile 1908 - Seriñá, Spagna, 29 settembre 1936

Antonio Arribas Hortigüela nacque a Cardenadijo presso Burgos il 29 aprile 1908. Dopo la scuola media frequentata nel Seminario Minore dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù a Canet de Mar, entrò nel noviziato della stessa congregazione. Professore alla prima esperienza di insegnamento ed economo della Scuola Apostolica dei Missionari, si scontrò energicamente con i miliziani che, il 21 luglio 1936, ordinarono l’espulsione degli allievi, ottenendo per loro gli alimenti necessari. Con sei compagni fuggì dal campo di prigionia improvvisato dov’erano stati costretti, ma dopo quasi un mese di peregrinazioni caddero nelle mani dei miliziani. Quando fu sul punto di essere fucilato, alzò un’ultima volta la voce contro i persecutori, ma una scarica di mitragliatrice interruppe la sua professione di fede. Aveva 28 anni; era religioso da dieci e sacerdote da poco più di un anno. È stato beatificato a Girona il 6 maggio 2017, insieme ai suoi compagni di martirio.



Antonio Arribas Hortigüela, nato a Cardenadijo presso Burgos il 29 aprile 1908, frequentò le scuole medie nel Seminario Minore dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù a Canet de Mar. Successivamente entrò in noviziato, professando i primi voti il 30 settembre 1928. Proseguì gli studi teologici a Barcellona e Logroño e venne ordinato sacerdote il 6 aprile 1935.
La sua unica destinazione fu la Piccola Opera, com’era stata definita dalle origini la comunità dei Missionari, che comprendeva la Scuola Apostolica, il Seminario minore e la sede del noviziato per la Spagna.
Padre Antonio era l’economo, ma faceva anche il professore di Latino. I suoi allievi gli diedero il soprannome di “sollevatore di pesi”, per la sua notevole forza fisica, e lo ammiravano per il suo atteggiamento paterno nei loro riguardi.
Il 21 luglio 1936, nel pomeriggio, arrivò alla porta della Piccola Opera un drappello di miliziani comunisti, i quali iniziarono a sparare per aria allo scopo di segnalare la propria presenza. Un rappresentante del Comitato rivoluzionario locale si presentò con l’ordine di far sgombrare il convento.
Padre Antonio protestò contro i soldati, perché ai ragazzi della scuola venissero concessi almeno gli alimenti necessari al loro sostentamento. In quanto economo, aveva già provvisto ciascun confratello di una piccola somma di denaro, per far fronte alle prime necessità.
In seguito, divise con i confratelli la prigionia forzata nel parco che circondava il santuario della Madonna della Misericordia, che era vicino alla Scuola Apostolica, fino al tentativo di fuga nella notte del 3 agosto 1936.
Insieme a sei compagni, vagò per le montagne e per i boschi, domandando rifugio e indicazioni per riuscire a raggiungere la frontiera con la Francia. Il 28 settembre, dopo quasi un mese di peregrinazioni, capitarono nella casa di uno dei capi dei Comitati. Furono quindi indirizzati in un luogo chiamato La Ginella, ma là erano attesi da un gruppo di miliziani, che li catturarono all’istante.
Furono quindi condotti alla sede centrale del Comitato, a Sant Joan de les Fonts. Lungo il tragitto, le guardie domandarono loro se portassero armi e se fossero frati o sacerdoti. Replicarono che di armi non ne avevano, ma erano dei religiosi; tanto bastò per segnare la loro fine terrena.
La sera del 29 settembre 1936, i sette Missionari furono caricati su di un autobus requisito dai miliziani, legati a due a due, mentre l’ultimo aveva le mani legate dietro le spalle. Il veicolo, preceduto da un’automobile, si fermò in un punto della strada verso Seriñá, sul ponte del fiume Ser, dove sorgeva una piccola casa in rovina.
Furono spinti fuori dall’autobus i primi quattro condannati, mentre uno dei Missionari supplicava: «Non uccideteci, che male abbiamo fatto?». Vennero quindi allineati contro il muro in rovina e fu loro ordinato di voltare le spalle.
A quel punto, si udì, forte e chiara, la voce di padre Antonio: «I codardi muoiono di spalle, e noi non siamo né codardi né ladri. Voi ci uccidete perché siamo religiosi. Viva...!». Plausibilmente  stava per gridare: «Viva Cristo Re!», ma la sua professione di fede fu troncata da una scarica di mitragliatrice. Uccisi i primi quattro, furono fatti scendere dal mezzo gli altri tre, che ebbero la stessa sorte.
I corpi dei Missionari, verso sera, furono raccolti e portati all’obitorio. L’indomani, 30 settembre, furono seppelliti in due fosse vicine, quattro in una e tre nell’altra. Rimasero in quel punto fino al 30 marzo 1940, quando la sepoltura venne debitamente identificata e le ossa vennero traslate in una nicchia del cimitero di Canet de Mar.
Padre Antonio Arribas Hortigüela, insieme ai suoi sei compagni Abundio Martín Rodríguez, José Vergara Echevarría, José Oriol Isern Massó (sacerdoti), Gumersindo Gómez Rodrigo, Jesús Moreno Ruiz e José del Amo y del Amo (fratelli coadiutori), è stato beatificato il 6 maggio 2017 a Girona.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-05-05

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