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> Home > Sezione Gruppi di Martiri > Servi di Dio 9 Martiri Gesuiti in Etiopia Condividi su Facebook Twitter

Servi di Dio 9 Martiri Gesuiti in Etiopia

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† Etiopia ed Eritrea, 1577/1640


Che cosa conosceva Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) dell'Africa? Per gli standard della sua epoca, la risposta è: molto! Nell'introduzione all’Autobiografia di Ignazio,conosciuta anche con il nome del Racconto del pellegrino, Luís Gonçalves da Camara (1520-1575) ci fornisce un indizio dell'interesse che il santo nutriva per l'Africa e, più specificamente, per l'Etiopia. Tra le ragioni che costrinsero la sospensione della dettatura dell’Autobiografia per diciassette mesi (settembre 1553-marzo 1555), ci fu "la questione del Prete Gianni". A quel tempo Prete Gianni veniva identificato come l'imperatore dell'Abissinia che, nelle fonti storiche, corrispondeva grosso modo all’Etiopia.
L'interesse di Ignazio per l'Etiopia scaturì da un invito del re portoghese Giovanni III (1502-1557, r.1521-1557) che domandò ai gesuiti di partire come missionari per la regione africana sulla quale rivendicava qualche diritto. Le lettere e le istruzioni di Ignazio relativi alla missione etiope coprono gli anni che vanno dal 1546 al 1555. La loro ricchezza di dettagli manifesta l'importanza che il fondatore dei gesuiti aveva attribuito alla nascente prima missione africana. In una nota a Giovanni III del 1546, Ignazio si offrì di partire egli stesso per l’Etiopia se non ci fosse stato nessun altro disposto a raccogliere la sfida missionaria.
L'urgenza che Ignazio scorgeva nella missione etiope emergeva da qualcosa di più forte dell'invito del re portoghese. Ignazio aveva acquisito una profonda conoscenza dei popoli e delle culture dell'Etiopia attraverso una grande varietà di fonti, tra cui i pellegrini etiopi in Terra Santa e a Roma, i resoconti di viaggio europei e le nuove opere che circolavano in Europa in quel tempo. È molto probabile anche che Ignazio conobbe Abba Tasfa Seyon Meheizo (c.1510-1552), conosciuto anche come Petro l'Abissino, un noto monaco etiope di Debre Libanos che dal 1536 viveva a Roma. Sulla base di questa conoscenza Ignazio arrivò a considerare l'Etiopia come un’ideale frontiera missionaria per la quale i gesuiti erano formati. Non solo egli era disposto ad andarci di persona, ma anche di venire meno alla regola che egli aveva stabilito per evitare che i gesuiti potessero diventare vescovi. I primi tre gesuiti ad essere elevati alla dignità episcopale furono raccomandati da Ignazio alla missione in Etiopia.
Il primo gruppo di missionari destinato al paese del Prete Gianni lasciò Lisbona nell'aprile del 1555 sotto la guida di João Nunes Barreto (c.1510-1562), che era stato consacrato patriarca di Etiopia. Barreto non entrò mai in Etiopia, ma cinque gesuiti guidati dal vescovo aggiunto André de Oviedo (1518-1577) vi giunsero nel marzo 1557, oltre sette mesi dopo la morte di Ignazio.
Le istruzioni dettagliate lasciate da Ignazio sulla missione etiope sono la migliore testimonianza che abbiamo dell'approccio aperto del santo alle missioni interculturali. Egli consigliava ai suoi missionari, tra le altre cose, di "procedere con dolcezza ed evitare di trattare la gente con la costrizione". Il francescano Charles Santis descrive le istruzioni di Ignazio ai primi missionari in Etiopia come "un documento fondamentale, non solo per la sua esatta conoscenza della psicologia orientale, ma perché manifesta la suprema prudenza e discrezione del santo".


Autore:
Festo Mkenda, SJ


Fonte:
www.jesuits.global/it

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Aggiunto/modificato il 2023-07-08

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