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Beato Raffaele Lobato Pérez Laico e martire

21 agosto

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Algodonales, Spagna, 28 febbraio 1905 - El Saucejo, Spagna, 21 agosto 1936

Rafael Lobato Pérez nacque ad Algodonales, presso Cadice, il 28 febbraio 1905. Lavorava come carpentiere e aiutava nel ministero suo fratello maggiore Salvador, amministratore parrocchiale della parrocchia di San Marco Evangelista a El Saucejo. Il 23 luglio 1936, cinque giorni dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, don Salvador dovette cedere le chiavi della chiesa ai rivoltosi, che si diedero al saccheggio. Obbligato a lasciare la casa dove viveva con Rafael e la loro anziana madre, venne però catturato il 21 agosto; il fratello non volle abbandonarlo. Vennero quindi fucilati insieme, alle 16.30 dello stesso giorno. Don Salvador aveva trentaquattro anni, Rafael trentuno. Inclusi nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, furono beatificati con loro il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.



Rafael Lobato Pérez nacque ad Algodonales, presso Cadice, il 28 febbraio 1905. Lavorava come carpentiere e aiutava nel ministero suo fratello maggiore Salvador, amministratore parrocchiale della parrocchia di San Marco Evangelista a El Saucejo.
I primi giorni dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, ovvero dal 18 luglio 1936, trascorsero tranquilli. La situazione volse al peggio allo spuntar del giorno del 23 luglio: una folla arrivò a casa di don Salvador, lo catturò e pretese da lui la consegna della chiave della chiesa. Subito dopo, iniziò il saccheggio e la distruzione di immagini, pale d’altare, arredi e paramenti sacri; rimasero in piedi solo le mura e il tetto.
Nella casa rettorale s’installò il Comitato Rivoluzionario, l’organismo di governo dei rivoltosi. Don Salvador, Rafael e la loro madre dovettero separarsi in due case contigue; nel mese seguente, tenuti per certi versi sotto controllo, subirono minacce e insulti.
All’alba del 21 agosto, armati venuti da fuori assaltarono la caserma della Guardia Civile (la polizia) locale; quand’ebbero finito, decisero di andare in cerca del sacerdote. Lo trovarono e lo portarono via, insieme a Rafael, che non volle abbandonarlo; prima di andarsene, però, disse addio alla loro madre, che era in agonia.
«Coraggio, Rafael», gli disse don Salvador, «ricordati di Dio, che vedremo presto». I due fratelli, spintonati e insultati, ma abbracciati l’uno all’altro, furono condotti fuori dal paese e assassinati insieme, nella località detta Alberquilla. Don Salvador aveva trentaquattro anni, mentre Rafael trentuno.
Il mattino seguente, i loro cadaveri furono portati al cimitero. Per affrettare le operazioni, si tentò di darvi fuoco, ma si riuscì a bruciare solo i vestiti. I corpi vennero quindi ammucchiati all’ingresso insieme ad altri e sepolti con qualche manciata di terreno.
Il 4 settembre 1936, all’arrivo dell’esercito regolare, alcuni di quei corpi risultavano ancora in stato di conservazione. Il 15 ottobre, i resti del sacerdote e di suo fratello vennero riconosciuti e seppelliti. Col passare del tempo, il loro ricordo rimase vivo tra quanti li conobbero.
Don Salvador, incluso con suo fratello nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, fu beatificato con loro il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica di tutto il gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2023-11-19

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