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Tania Valeria Intriago Sánchez Vergine

Testimoni

Portoviejo, Ecuador, 14 maggio 2000 - Playa Prieta, Ecuador, 16 aprile 2016

Il 16 aprile 2016 c’è stato un forte terremoto nella regione del Manabí (Ecuador), dove le Serve del Focolare della Madre avevano una comunità. La casa è crollata completamente, portando alla morte tra le macerie di una suora professa, Sr. Clare Crockett, e cinque ragazze che si trovavano nelle prime tappe della loro formazione come Serve: Jazmina, Mayra, Maria Augusta, Valeria e Catalina. Valeria era paragonata a San Domenico Savio, il giovane discepolo di San Giovanni Bosco, perché come lui Valeria era persuasa – e così lo manifestava ogni tanto – che doveva essere santa rapidamente, perché non aveva molto tempo a disposizione. Vedendo come si sono svolti gli eventi, vedendola morire all’età di quindici anni, dà la sensazione che veramente era una persuasione che il Signore le aveva messo nel cuore.


“Valeria trasmetteva la voglia di essere buona. Nel guardarla io pensavo solo: come può qualcuno donarsi tanto e dimenticarsi tanto di sé?". Così si esprime Carolina Aveiga nella sua testimonianza su Valeria. In molte altre testimonianze che abbiamo ricevuto su di lei, i suoi amici affermano "il suo sguardo trasmetteva molto Dio", "aveva un'anima molto grande", "era sempre gioiosa", "era come un angelo", “era come se vedessi la Vergine”, “era un’anima innamorata del Signore”... Quando ti dicono cose del genere su una bambina di quindici anni, si sarebbe tentati di pensare che quella ragazza è il frutto di una famiglia felice, di genitori virtuosi e uniti che hanno saputo trasmettere la fede alla loro figlia e di proteggerla dal male. Ma, nel caso di Valeria, questa supposizione sarebbe qualcosa di molto lontano dalla realtà.
La realtà è che l'infanzia di Valeria fu molto dura. Nacque il 14 maggio 2000 a Portoviejo, capoluogo della Provincia del Manabí (Ecuador). Il 9 dicembre 2001, a poco più di un anno e mezzo, Valeria fu testimone dell'assassinio di sua madre. Suo padre la uccise con un colpo di pistola, dandosi poi alla fuga e abbandonando Valeria e la sua sorella minore, Jennifer, di appena alcuni mesi di età.
Dopo il terribile avvenimento, i nonni materni, Teresita e Antonio, si occuparono delle piccole. Valeria li chiamò sempre "papi" e "mami", perché realmente furono tali per le loro nipotine. Coloro che la conobbero dicono che, dopo la tragedia, Valeria divenne una bambina seria: "una bambina che si arrabbiava per qualunque cosa e che spaventava i suoi compagni di classe con i suoi incredibili occhi verdi".
A Pueblo Nuevo - molto vicino a Playa Prieta - nella nuova casa in cui dovette trasferirsi, studiò dapprima nella "Escuela Ambato". All'età di undici anni appena compiuti, chiese di poter studiare nella nostra Scuola, nell' "Unità Sacra Famiglia", di Playa Prieta. L'anno scolastico era già iniziato, ma la storia di Valeria e di sua sorella commosse le suore. Più ancora, quando poterono verificare la situazione economica precaria nella quale viveva la famiglia. Grazie ai Gruppi Missionari del Focolare della Madre (GMHM) potemmo dare il "sostegno alla famiglia" (uno dei nostri progetti) e dare una borsa di studio a Valeria. Sr. Virginia Jiménez, che le conobbe a quel tempo, ricorda: "Non sapevano come ringraziarci per quello che facevamo per loro. Ogni volta che portavamo il cibo a casa loro, sua nonna piangeva di gratitudine. Valeria ce lo diceva tutto con il suo sguardo trasparente e il suo sorriso enorme".
La vita di Valeria cambiò radicalmente a partire dal momento in cui mise piede nella nostra scuola. Sr. Virginia ricorda ancora: “Era impressionante vedere i suoi sforzi per mettersi alla pari negli studi e per poter raggiungere il livello dei suoi compagni. Osservatrice, silenziosa, responsabile, con un sorriso costante, attenta a tutti... Era per tutti i professori un incanto. Eravamo veramente orgogliose di lei. Come lo era sua nonna, che sempre ci diceva quanto era buona Valeria, quanto si sforzava negli studi e come aiutava con il suo esempio sua sorella, alla quale non piaceva molto studiare e si lasciava trascinare dalla pigrizia”.
Le costarono sempre gli studi. Si trascinava il ritardo dalla sua avventurosa infanzia. Ma si sforzava in tutto quanto poteva. La sua amica, Erika Tuárez, ci racconta: "Ricordo una sera che venne a studiare a casa mia e mi disse: Per favore, insegnami, insegnami molto, perché le Serve sono molto intelligenti e io voglio essere come loro".
Valeria con sus compañerosSe a livello umano la vita di Valeria fece un capitombolo, a livello spirituale la trasformazione fu totale. Quando arrivò alla scuola non aveva ancora fatto la Prima Comunione. Si preparò molto bene e poté ricevere il Signore per la prima volta l'8 dicembre 2012. Da lì in poi conobbe il Signore, conobbe il Suo amore e l'amore del Signore guarì le ferite della sua anima. Realmente, il Signore riversò una misericordia enorme in lei, ma è anche vero che ella seppe rispondere alla grazia con prontezza e con fedeltà. In un'occasione, la nostra superiora generale, Madre Ana Campo, le chiese se ricordava l'assassinio di sua madre. La risposta di Valeria fu che lo aveva messo già tutto in Dio, e che cercava di non portare quei ricordi amari alla sua mente. Sua nonna, alcuni giorni dopo la morte di Valeria, diceva a una suora che Valeria aveva insistito spesso con lei: "Mami, devi perdonare mio padre, perché io l'ho già fatto". Un'amica, Karolina Vera, conferma questa dato: "Diceva che lei l'aveva già perdonato, perché nel suo cuore non poteva esserci odio né vendetta".
Malgrado fosse stata messa alla prova così duramente, il male non mise mai radici nel suo cuore. Al contrario, la sua bontà era così notoria che faceva sì che tutti i suoi compagni volessero stare sempre con lei. Spesso i suoi compagni dicevano, come stupefatti, alle suore: "Il fatto è che Valeria è molto buona, molto buona”, mettendo l’enfasi sulla parola “molto”.
Le suore si resero subito conto della sensibilità così speciale che Valeria aveva per le cose di Dio e che le permise di scoprire ben presto la chiamata del Signore. Una giovane volontaria degli Stati Uniti, Michaela Decker, fu testimone di quel momento: “Un pomeriggio vidi Valeria nella scuola. Venne verso di me e mi disse che aveva una cosa da dirmi. Sembrava molto entusiasta. All’inizio, siccome non potevo capire quello che mi diceva, le chiesi se potevo cercare una suora affinché mi traducesse. Mi chiese di non chiamare nessuno e rese più semplice ciò che diceva affinché io potessi capirlo. Mi disse che aveva deciso di voler essere suora. Sempre ricorderò questo momento prezioso”.
Comunicò la sua decisione alla sua famiglia in un modo molto simpatico. Sua zia ricorda che un giorno arrivò a casa sua e disse ai suoi nonni con un po’ di mistero che era innamorata, che aveva già un fidanzato. La nonna la osservava incuriosita, cercando di indagare chi era quel fidanzato. Valeria mostrò loro una foto del suo “fidanzato”: era il Signore. Il nonno reagì a puntino e, rivolgendosi verso la foto, disse al Signore: “Senti, ragazzo, prenditi cura della mia gattina (di Valeria)“.
Il 14 maggio 2015 compì quindici anni. In Ecuador è una tradizione molto radicata festeggiare questo compleanno alla grande. La festeggiata si veste con un vestito rosa, c’è festa, la presentazione in società, ballo, brindisi... Ma il cuore di Valeria da tempo apparteneva già a Gesù. Ed ella non voleva avere una festa di quindicenne mondana. Senza che Valeria sospettasse nulla, le suore, assieme alle sue migliori amiche, organizzarono una festa a sorpresa completamente diversa dalle feste delle altre quindicenni. In quella festa ci fu il vestito rosa... ma non un vestito di festa qualunque! Le suore prepararono a Valeria l’unico vestito che a lei potesse piacere: un abito esattamente come il nostro, ma di color rosa. Erika Tuárez ricorda quel giorno felice: “Nel vedere l’abito iniziò a piangere di emozione e, una volta indossato, aveva la faccia più luminosa del solito. Era la quindicenne più bella che io abbia visto nella mia vita!” Al suo fianco, a tavola, le suore misero il suo “innamorato”, come dicono in Ecuador: rappresentando il suo fidanzato, l’immagine del Cuore di Gesù della cappella.
Valeria era troppo giovane per entrare come candidata, visto che le candidate devono avere almeno sedici anni e il permesso dei loro genitori quando sono minorenni. Per questo dovette entrare come aspirante. I suoi nonni le diedero il permesso necessario, e prese il suo impegno il 17 ottobre 2015. Karolina Vera ricorda: “Il giorno in cui i suoi nonni firmarono l’autorizzazione affinché lei potesse entrare come aspirante fu il giorno più felice della sua vita. Era tanta l’emozione che le trasudava dai pori”.
Domenica Salazar spiega come, in un momento chiave del suo discernimento vocazionale, l’esempio di Valeria fu fondamentale per lei: “Io non potevo credere che una ragazza della sua età potesse essere così contenta con la sua vocazione, che avesse detto già il suo sì e che fosse così innamorata del Signore. Mi disse: «Il meglio che io ho fatto è aver detto di sì al Signore». Quella frase mi colpì molto, provenendo da una ragazza di quindici anni così innamorata del Signore. Io, in quel secondo, diedi la mia risposta al Signore dicendoGli: “Aiutami ad innamorarmi così tanto come lei”.
Noi la paragonavamo a San Domenico Savio, il giovane discepolo di San Giovanni Bosco, perché come lui Valeria era persuasa – e così lo manifestava ogni tanto – che doveva essere santa rapidamente, perché non aveva molto tempo a disposizione. Vedendo come si sono svolti gli eventi, vedendola morire all’età di quindici anni, dà la sensazione che veramente era una persuasione che il Signore le aveva messo nel cuore. Dopo aver visto il film su San Filippo Neri, fece suo – come motto della sua vita – il famoso: “Preferisco il Paradiso”.
Carolina Aveiga ricorda una conversazione nella quale Valeria le disse: “Il fatto è che io non posso negare nulla a Dio. Come potrei farlo se è DIO? Non negare mai niente a Dio. Veramente, Carolina, non negarGli mai nulla”. Un’altra amica, Maryerlin Juleisi ci raccontava: “Quando le chiedevamo: Perché sei così felice? Lei ci diceva: Perché faccio ciò che Dio vuole”. Siamo stati testimoni che la disposizione costante di Valeria, da quando conobbe il Signore, fu quella di : “Che cos’altro posso fare per Te, Signore? Che cos’altro posso fare?”. Sr. Estela Morales afferma: “Valeria stava sempre dove doveva stare, facendo quello che doveva fare, e sempre con un sorriso”.
Ricevette la Cresima il 16 gennaio 2016. La sua madrina fu una delle sue sorelle candidate, Maria Augusta Muñoz, abbracciata alla quale morì sotto le macerie della scuola il giorno del terremoto.
Alcuni giorni prima del terremoto, la chiamò sua nonna, preoccupata per le inondazioni che avevano inondato la scuola. La nonna le propose di trascorrere quei giorni a casa sua, fino a che le cose fossero tornate alla normalità. La risposta di Valeria sembrò, a prima vista, sproporzionata: rispose a sua nonna che lei voleva morire con le suore. Karolina Vera – che ci ha aiutato molto nel preparare questa biografia – ricorda che non era la prima volta che Valeria diceva qualcosa del genere, ma aggiunge un dato importante: “Valeria diceva già da tempo a sua nonna che lei voleva già morire, perché era già pronta e voleva già incontrarsi con il suo Fidanzato. Ella voleva morire con le sue suore, le Serve, perché le amava”. E soggiunge: “Valeria era unica. A soli quindici anni era un esempio per tutti, persino per alcuni adulti. Aveva un’anima grande. Contagiava con quell’amore che aveva verso Dio e verso nostra Madre. Per lei la cosa più importante erano Loro. A me impressionava il suo modo di essere, perché ella odiava le cose del mondo, il peccato. Solo a guardarla ti aiutava già”.
Lo stesso giorno del terremoto che avrebbe messo fine alla sua vita, il 16 aprile 2016, avvenne un fatto che – guardando indietro – fu veramente premonitore. Le suore e le candidate, assieme a Valeria e a Catalina e qualche altra ragazza di Playa Prieta, da tutta la settimana stavano pulendo le tonnellate di fango che l’inondazione aveva lasciato al suo passaggio nelle installazioni della scuola. Erano giorni di lavoro intenso, al quale si erano donate con ogni generosità. Quella mattina stavano lavorando nella biblioteca. Mayra e Valeria cercavano di togliere tutto il fango che c’era sotto una grande scaffalatura piena di volumi di enciclopedie. All’improvviso la scaffalatura cedette e cadde su di loro in modo rumoroso, mentre i libri cadevano colpendole. Le suore corsero in loro aiuto. Esse, scherzando, dicevano tra loro: “Ti immagini se moriamo assieme in un terremoto?”.
Durante la conversazione alla fine del pranzo, Sr. Estela, superiora della comunità, approfittò di ciò che avevano vissuto quella mattina per fare una domanda: “Immaginate che succeda come avete detto, immaginatevi che moriamo tutte in un terremoto. Siamo pronte?”. La prima a rispondere fu Valeria: “Sono pronta. E lo sto desiderando. Desidero vedere al più presto il Signore”.
Solo alcune ore dopo, alle 18.58, un terremoto di magnitudo 7,8 faceva crollare l’edificio principale della scuola “Unità Educativa Sacra Famiglia”. Amici e vicini corsero in aiuto delle suore e delle ragazze sepolte sotto le macerie. Mettendo a rischio la propria vita, riuscirono a recuperare vive Sr. Estela, Sr. Merly e Sr. Thérèse assieme a Mercedes e Guadalupe. Circa ventiquattro ore dopo ritrovammo i corpi delle sei sorelle decedute. Tra di loro c’era Valeria, la piccola Valeria, che visse in modo tale che il Signore poté realizzare tutti i suoi desideri: morire all’età di quindici anni, morire con le suore, vederLo presto.
C’è un ultimo dettaglio che ci ha emozionate ancora di più. Valeria fu sepolta a Playa Prieta il lunedì 18 aprile 2016. La vestirono con una tunica bianca e con una tela bianca a mo’ di velo, imitando l’abito delle Serve del Focolare della Madre. Tra le macerie trovarono la croce dei voti perpetui di una delle suore. Valeria fu sepolta con quella croce sul suo petto.


Fonte:
https://it.hermanaclare.com/it/

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Aggiunto/modificato il 2023-10-26

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