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Cristian Maffei Giovane laico

Testimoni

Reggio Emilia, 28 febbraio 1991 - 28 marzo 2015


Cristian Maffei nasce il 28 febbraio 1991 a Reggio Emilia.
Chiamato da tutti Chicco, è un ragazzo come tutti gli altri: ama suonare la chitarra, andare a mangiare al McDonald, giocare alla playstation e a calcio.
Fin dall’infanzia la vita di Cristian è segnata da malattie e lutti: sua madre è affetta da una grave malattia psichica e suo padre muore per un tumore, quando Cristian ha 9 anni.
Divenuto adolescente, Cristian si rende conto che non c’è tempo da perdere: si impegna con tutto se stesso nella vita scolastica e in quella parrocchiale, partecipando attivamente e sempre volentieri alle iniziative pensate per i giovani delle superiori fino a diventare lui stesso educatore dei più piccoli.
In parrocchia Cristian conosce Mariachiara: “Siamo sempre stati amici perché eravamo in gruppo insieme in parrocchia, poi ci abbiamo messo un anno per metterci insieme… un anno un po’ travagliato ma ce l’abbiamo fatta. Ci siamo messi insieme nel giugno del 2009, stavamo finendo la quarta superiore”, ricorda Mariachiara.
Cristian riesce a cogliere il bene in ogni cosa, è felice. La tempesta però è in arrivo.
Nei mesi tra il 2009 e il 2010, un’altra malattia e altre due morti colpiscono la famiglia di Cristian, ma lui sa di non essere solo in tutto questo dolore, e invece di provare rabbia e disperazione, inizia a pregare tutti i giorni. Cristian chiede a Dio il dono di una vita serena.
Nell’agosto 2011, Cristian inizia ad accusare alcuni fastidi alle gambe e alla schiena: gli viene diagnosticata la sclerosi multipla (successivamente, però, i medici diranno che si trattava solo di un’infiammazione al midollo). Cristian si sente smarrito, ferito, abbandonato, solo. È la notte della fede.
Scriverà tre anni più tardi: “Ho assaggiato per tutta la vita la morte e la sofferenza nella mia famiglia. Una certa solitudine in questo. E dopo sofferenze inimmaginabili, quasi come un disegno di Dio, sono stato chiamato io a soffrire nel fisico, partendo da tre anni fa quando, oltretutto, rimasi profondamente ferito da Dio”. Cristian arriva a mettere in discussione Dio: cosa vuole da lui, dopo le tante prove vissute negli anni precedenti? Cristian desidera solo una vita normale: vuole laurearsi, creare una famiglia con Mariachiara…
Dice don Pietro, parroco di Cristian: “Cristian non ha mai mistificato la sofferenza, né l’ha accolta subito con eroismo superficiale. Ha visto arrivare la sofferenza nella sua vita come un macigno ingiusto e immeritato. Si è ribellato, ha lottato mesi contro questa dura realtà della vita. Ha sopportato bene la morte del papà e la malattia della mamma, ma così era troppo!”.
Cristian però non si arrende. Terminato il ricovero in neurologia, raggiunge i suoi amici a Madrid, alla Giornata Mondiale della Gioventù e, una volta tornato a casa, insieme a Mariachiara si dà da fare in parrocchia come educatore dei ragazzi più giovani e nelle attività del Movimento Giovani, del Movimento Familiaris Consortio. Cristian si mette alla ricerca del bene più grande.
Tra studio e vita di coppia, Cristian prosegue la sua ricerca spirituale. La sua preghiera si fa sempre più intima: “Con il Signore posso protestare, posso dirgli quali sono i miei limiti, posso dirgli tutto. Dov’è che possiamo trovare una relazione così?”.
Nel marzo 2013, la mamma di Cristian si ammala di tumore. Cristian scrive: “…la mia testa, la mia mente e il mio corpo sono ora pieni di confusione, domande, dubbi, paure, morte, paura della vita, paura della morte, paura di dover nuovamente affrontare una perdita in famiglia e non poter fare niente per evitarla. È quasi come se qualcosa o qualcuno aspettasse la mia ripresa per colpirmi, giusto per farmi riassaporare fin dall’inizio o quasi i dolori, la solitudine, l’amarezza, la tristezza del quotidiano. Prego il Signore affinché possa portare a compimento la mia vita, che sento simile se non uguale a quella di Giobbe, non perdendo la speranza. C’è sempre speranza, Dio non mi abbandonerà mai, Lui è con me fino alla fine. Se è vero che la santità la viviamo in vita, credo di avere intrapreso un cammino su quella strada. Aiutami Signore a non corrompermi”.
Il 18 dicembre 2013, Cristian dà l’ultimo esame della triennale. È felice. Nello stesso giorno, però, avverte un forte mal di testa, che nei giorni successivi peggiora, accompagnato da nausea, vomito, problemi alla vista e stato confusionale.
La Tac rivela un tumore maligno al cervello, Cristian deve essere operato. Tutti, amici, parenti, sacerdoti, iniziano a pregare per lui. L’intervento riesce bene.
Cristian confida a sua sorella: “Perché? Perché a me? Io voglio solo laurearmi, avere una famiglia e fare una vita tranquilla, chiedo troppo?”. Ma non perde tempo e su Facebook invita i suoi amici a pregare.
Segue il trasferimento all’Istituto Nazionale Tumori di Milano e due cicli di chemioterapia. Cristian non perde mai la sua ironia e simpatia, rallegrando tutti coloro che lo vanno a trovare.
Ma la situazione presto peggiora. Il 21 marzo 2014 Cristian ha un arresto cardiorespiratorio: viene rianimato, intubato e ricoverato in terapia intensiva. Le preghiere si intensificano.
Ricorda Mariachiara: “Stare ai piedi di quella croce era davvero difficile, ti sentivi impreparato e inadeguato… ripetevo a don Pietro: se solo potessi prendere io un po’ di questa sofferenza…”.
Dopo una settimana, Cristian si sveglia. Ricorda Mariachiara: “Pasqua del 2014 è stata la Pasqua più bella che ho vissuto, sono arrivata alla messa della notte talmente contenta che era una cosa inspiegabile. Tante volte nei giorni prima avevo visto Chicco in croce: non riusciva a parlare, a respirare, la sua croce era il suo letto e tutti i cavi a cui era attaccato. È stato un calvario nel vero senso della parola, poi davvero in pochissimo è risorto. Mi ricordo che in quella messa dicevo: Grazie Gesù, ora ho capito davvero che cos’è la Pasqua”.
Dopo questo evento, la fede di Cristian e di chi gli sta intorno si fa più profonda. Se fino a quel momento lui e sua sorella, di fronte alle esperienze di malattia vissute negli anni precedenti, si dicevano: “Fino a quando? Capitano tutte a noi!” ora si affidano a quel Dio in cui, nonostante tutto, hanno sempre creduto e scelgono di stare nel presente, felici. Scrive Cristian: “Uno si fa un sacco di progetti su quello che è Dio, su quello che Dio ha pensato per lui, che in realtà è quello che uno ha pensato per se stesso. In un certo senso è una falsa vita che una persona immagina per sé e quindi immaginandosi questa falsa felicità è come se si cancellasse Dio”.
Cristian e Mariachiara iniziano a offrire la loro sofferenza. Ricorda Mariachiara: “Spesso io e Chicco ci siamo chiesti il motivo, il perché delle tante prove che abbiamo dovuto affrontare: perché una vita così provata, perché accadono le disgrazie, perché piove sempre sul bagnato, ecc… Ci chiediamo dov’è Dio in certe situazioni… La domanda è sempre: perché? Il perché di tutte queste prove credo non lo sapremo dire mai… Abbiamo però imparato che è molto più bello e fecondo domandarsi “per chi” vivere ogni situazione, anche la più faticosa e dolorosa”.
L’8 aprile 2014 Cristian viene dimesso. Due mesi dopo sua madre muore. Scrive Cristian: “Se è vero che crediamo nella Resurrezione è giusto essere tristi per la perdita di una madre che sempre ha sofferto in terra fisicamente e che ora è nella Tua beatitudine?”.
Cristian riprende la sua quotidianità fatta di studio, preghiera e cure.
L’11 ottobre lui e Mariachiara si fidanzano, affidando il loro futuro a Dio. Cristian prega così: “Chiedo al Signore che il fidanzamento con Mery possa essere per noi segno tangibile del nostro amore: per noi prima e per gli altri. Abbiamo affrontato molte sfide insieme, probabilmente più di quanto tante coppie affrontino nell’arco della loro intera vita. Io non so ancora se il Signore mi concederà di formare una famiglia, ma so che il mio amore per Lui in Mery non avrà fine”.
Il 26 novembre Cristian sta di nuovo male: il tumore è ritornato. Stavolta però le speranze di guarigione sono nulle, ma Cristian è sereno; non vuole essere compatito, desidera portare frutto e si fa prossimo agli altri, affinché anch’essi portino frutto a loro volta. Vive la malattia come un’occasione di annuncio.
L’11 dicembre 2014 Cristian si laurea e il 23 dicembre viene operato per rimuovere la recidiva.
Senza perdere tempo, Cristian si iscrive alle lezioni della laurea magistrale, ma il 26 gennaio 2015 la Tac rileva una seconda recidiva. Cristian sa che ormai è prossimo alla morte, ma il suo amore per la vita e il suo desiderio di viverla fino in fondo non lo mollano.
Dopo aver festeggiato il suo 24° compleanno, a fine febbraio, le sue condizioni peggiorano rapidamente. Mariachiara veglia al suo fianco, pregando senza sosta. Da ogni parte si eleva una preghiera continua e tanti si riuniscono attorno al letto di Cristian. Racconta Don Pietro: “Si è respirato l’amore fraterno perché nessuno diceva sua proprietà quel momento. Ognuno viveva la pienezza nel dono, e tutti vivevano la pienezza perché c’era qualcuno che si occupava di te. La presenza di Chicco era una luce che non accecava o attirava a sé, ma apriva gli sguardi ai fratelli. E così vedevi chi era intorno a Chicco, vedevi gli altri. E ognuno era visto da tutti gli altri. Tutti erano guardati ed amati, nessuno era invisibile”. Un’amica di Cristian ricorda: “Potevamo vedere un amico che se ne andava ma in realtà il nostro sguardo, quando lo guardavamo, non era uno sguardo verso Chicco ma era uno sguardo insieme verso quello che era il significato di Chicco, il messaggio che Dio ha potuto portare a tutti noi tramite lui. Una sofferenza felice, credo sia questo, in breve, ciò che io ho imparato”.
Dell’ultima settimana di vita di Cristian, Mariachiara ricorda: “In quella settimana il nostro corpo era fisicamente al suo fianco ma stavamo vivendo qualcosa di non umano. Se mi devo immaginare il Paradiso me lo immagino così: una comunione di anime come in quella settimana. Chicco non parlava più, i suoi occhi erano chiusi, ma è come se per mano sua il Signore riponesse continuamente letizia in noi. Davvero per noi è stata una fatica bellissima accompagnarlo sul Calvario, accettando di non capire niente. È stato come se quell’ultima settimana avesse tolto tutte le fatiche e le cose che non ci tornavano perché davvero abbiamo sperimentato la presenza di Gesù vivo in mezzo a noi, su quel letto agonizzante. Spero che Maria sia arrivata sotto alla croce piena di domande poco chiare a cui non riusciva a dare risposta. Questo stare a contemplare la croce del figlio, non le avrà chiarito nessun dubbio, ma le avrà dato la certezza che siamo fatti per l’eternità e questa salvezza esiste davvero”.
Cristian muore il mattino di sabato 28 marzo 2015. Ricorda una sua amica: “Attraverso il Calvario di Chicco il Signore ha tessuto rapporti, rafforzato amicizie e convertito cuori. A me piace pensare che fin dal primo giorno sia stato strumento del Signore: la sua storia, il suo dolore non potevano essere vissuti nella solitudine e nel silenzio poiché la malattia è stata testimonianza della sua fede e ha lasciato il segno in persone che altrimenti non avrebbero mai avuto motivo di porsi domande e mettersi in discussione”.


Autore:
Chicco. Quando il seme muore. La vita di Cristian Maffei


Fonte:
www.giovaniamc.it

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Aggiunto/modificato il 2023-10-28

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