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Venerabile Stefano Douayhy Vescovo

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Ehden (Libano) il 2 agosto 1630 e morto a Kanoubin (Libano) il 3 maggio 1704

Stefano Douayhy, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, svolse un’intensa attività intellettuale, pubblicando importanti scritti sulla liturgia e storia maronita, sui misteri della fede cattolica, sermoni e altre opere di carattere filosofico e teologico. Papa Benedetto XVI lo dichiarò Venerabile il 3 luglio 2008. Papa Francesco ha riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione il 14 marzo 2024.



Il Venerabile Servo di Dio Stefano Douayhy nacque il 2 agosto 1630 a Ehden (Libano), in una famiglia nobile da cui ricevette una buona educazione e una formazione morale, liturgica e linguistica, imparando anche la lingua araba e siriaca. All’età di 11 anni, fu inviato dai Superiori della Chiesa Maronita al seminario romano dei Maroniti, dove conseguì il dottorato in filosofia e continuò la ricerca di manoscritti che trattassero di storia e liturgia maronita. Tornato in Patria, il 25 marzo 1656 fu ordinato sacerdote. Svolse l’apostolato in diverse parrocchie del Libano e della Siria, dedicandosi all’assistenza dei poveri e contribuendo al dialogo tra le Chiese Orientali e la Chiesa Cattolica. In questo periodo fu nominato missionario di Propaganda Fide. Svolse inoltre un’intensa attività intellettuale, pubblicando importanti scritti sulla liturgia e storia maronita, sui misteri della fede cattolica, sermoni e altre opere di carattere filosofico e teologico.
L’8 maggio 1668 fu ordinato Vescovo della diocesi Maronita con sede a Cipro. Due anni dopo, il 20 maggio 1670, fu eletto alla sede patriarcale di Antiochia come Patriarca dei Maroniti e confermato da Papa Clemente X, l’8 agosto 1672. Intraprese riforme della Chiesa maronita e dei suoi monaci.
Morì a Kanoubin (Libano) il 3 maggio 1704.
Il decreto sull’eroicità delle virtù venne promulgato il 3 luglio 2008.
Per la beatificazione del Venerabile Servo di Dio Stefano Douayhy, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame del Dicastero l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una signora da “poliartrite reumatica, sieronegativa”. Nata nel 1958, sposata e madre di tre figli, nel 2010, la sanata cominciò ad avvertire una sintomatologia dolorosa accompagnata da stanchezza e difficoltà nei movimenti. Accertamenti clinici e strumentali rilevarono un’importante poliartralgia con grave limitazione funzionale. Intanto le sue condizioni peggioravano. Nel 2012 fu visitata dal Direttore del dipartimento di reumatologia dell’ospedale universitario Hôtel Dieu de France che confermò la diagnosi di “poliartrite sieronegativa”. Le fu prescritta una nuova terapia farmacologica ma Rosette, stanca di tante visite mediche che non avevano portato alcun giovamento, decise di sospendere ogni cura. Il 7 settembre 2013, viste le sue condizioni disperate, fu portata dai parenti a Ehden, paese natale del Venerabile Servo di Dio, dove la famiglia aveva una casa. Qui, furono elevate preghiere perché il Patriarca intercedesse per la sua guarigione. Dopo le invocazioni, tra lo stupore dei presenti, riuscì ad alzarsi e a camminare autonomamente, senza avvertire alcun dolore. Da quel momento la signora non ebbe più alcun sintomo riconducibile alla pregressa patologia.
La protagonista principale dell’invocazione al Venerabile Servo di Dio fu la vicina di casa che, con alcuni membri della Fraternità dell’Immacolata Concezione, condusse la malata davanti alla statua del Venerabile Servo di Dio che si trovava nei pressi delle loro abitazioni e iniziarono a pregarlo. Secondo un rito locale, l’amica invitò la sanata a bere un caffè in cui era stata mescolata della terra raccolta ai piedi della statua del Venerabile Servo di Dio, cosa che ella fece con grande fede. Dopo che la sanata ebbe bevuto il caffè, avvertì un forte bruciore, si alzò e iniziò a camminare autonomamente recandosi presso la statua per ringraziare il Patriarca. Poco tempo dopo, percorse circa un chilometro per raggiungere la casa della sorella e comunicarle personalmente la notizia della sua guarigione.
La preghiera fu univoca, rivolta solo al Venerabile Servo di Dio. L’invocazione, sia personale che comunitaria, fu fatta con fede e fu antecedente la presunta guarigione miracolosa. È stato, dunque, ravvisato, il nesso causale tra l’invocazione e la guarigione che fu istantanea, completa e duratura.


Fonte:
www.causesanti.va

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Aggiunto/modificato il 2024-03-16

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