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San Leucio di Brindisi Vescovo

11 gennaio

II sec.

Visse nel II secolo e fu il primo vescovo di Brindisi. Era forse orientale, originario di Alessandria d'Egitto, e si trasferì in Italia meridionale in uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Si narra che predicò il Vangelo in Puglia durante una siccità e, dopo che la pioggia cadde, molti pagani si convertirono. Edificò la chiesa di Santa Maria e San Giovanni Battista. Dopo le invasioni longobarde, nel 768 le sue spoglie furono portate dapprima a Trani e poi nella capitale del ducato, Benevento. Il suo culto è diffuso in tutta la Puglia (molte località rurali portano il suo nome) ed è molto venerato a Trani, Lecce, Benevento, Caserta e Capua. A Caserta porta il suo nome un borgo dove nel Settecento Ferdinando IV di Borbone installò la manifattura della seta, tentando un avanguardistico esperimento di città modello. (Avvenire)

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Brindisi, san Léucio, venerato come primo vescovo di questa città.


Leucio, è, si direbbe, alle origini dell'esperienza cristiana nel Salento. Buona parte delle sedi episcopali di Terra d'Otranto lo esige, pur con palesi anacronismi, quale protagonista delle rispettive leggende di fondazione quasi a significare l'originario rapporto di filiazione con la cattedra di Brindisi, nei primi secoli primaziale nella regione.
Le vicende del santo sono trasmesse dalla Vita Leucii che, quale testo agiografico, è letteratura di edificazione spirituale utilizzabile solo con molta cautela quale fonte storica. Come altre vite di santi, eliminati i topoi comuni a questo tipo di documento, può utilizzarsi, in particolare, per i riferimenti alla topografia della città, Brindisi in questo caso, e dei suoi edifici di culto.
La diffusione del culto di san Leucio in Italia meridionale si ebbe in coincidenza con la conversione ufficiale dei longobardi del ducato di Benevento, in cui Brindisi fu compresa dal tardo VII secolo alla prima metà del IX, al cristianesimo ad opera di san Barbato (+680) e della duchessa Teoderada (+706). È in questo periodo che il corpo di Leucio, il cui martyrium come informa Gregorio Magno già nel VI secolo è meta d'intensi pellegrinaggi, è traslato da Brindisi a Trani, per essere riposto nel sacello che è sotto la Cattedrale, da dove, in seguito, sarebbe stato trasferito a Benevento centro del culto dei santi appartenenti all'Italia meridionale o in essa venerati.
Leucio sarebbe nato in Alessandria d'Egitto da Eudecius ed Euphrodisia che gli avrebbero imposto il nome di Eupressius. La prima formazione di Leucio, seguita la morte della madre, avvenne in una comunità monacale egiziana nel cui titolo è espresso collegamento alla presenza o alla memoria di sant'Ermete che si sa martirizzato con Efrem dagli ariani in un periodo di poco posteriore all'esilio atanasiano del 356 e vissuto in un monastero dell'alto Egitto.
È evidente dunque come il titolo stesso del monastero, seriore ovviamente rispetto alla morte del santo dedicatario, offra un primo importante referente cronologico. Unico, possibile riferimento diretto a Leucio potrebbe, in questo periodo, intendersi la partecipazione di un diacono omonimo, e con cui potrebbe identificarsi, partecipante al sinodo di Mariut e difensore anche lui dell'ortodossia nicena che poté pienamente trionfare solo, potrebbe dirsi, con l'editto di Tessalonica del 380.
Una visione celeste, ricorrendo la festa dell'Assunzione della Vergine, avrebbe fatto mutare nome ad Eudecius, ora Eudechius, e ad Eupressius, ora Leucius. Sempre una visione, già ordinato vescovo, lo muove verso Brindisi per il suo apostolato missionario; vuole restituire la città all'ortodossia liberandola da errate interpretazioni cristologiche e riscattarla pienamente dal paganesimo; qui non vi era, verosimilmente la stessa tensione presente in Alessandria ove, ancora in età teodosiana, erano molto forti i contrasti tra cristiani e pagani. Salpato da Alessandria, si ferma ad Adrianopoli, forse da intendersi come Andria, quindi ad Otranto per giungere infine, grazie ad una nave dalmata, a Brindisi.
Atanasio era morto nel 373 ed è difficile pensare a una possibilità di trasferimento di Leucio da Alessandria in connessione a iniziative appunto di Atanasio per assenza di riferimenti nella letteratura coeva e appena posteriore. Leucio, monaco, probabilmente vicino alle esperienze di Ermete ed Efrem, difensore dell'ortodossia a Mariut, potrebbe essere giunto nel Salento più tardi, forse ai primi del V secolo, profugo o visitatore dei confratelli.
Questo è comune negli scritti che narrano le vicende del santo: Egitto e Alessandria appaiono in preda al caos. Le forze del bene e del male si fronteggiano ovunque e Leucio deve offrire continue conferme a un popolo che segue facilmente le vie dell'errore. Conferme è costretto ad offrire anche alla popolazione di Brindisi; sbarca nel seno di ponente, "non longe ab urbe". Si rende presto conto dell'esistenza di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco, che ha come essenziali riferimenti cultuali il sole e la luna; è Antioco a chiedere e ottenere, per la conversione, un segno ossia la pioggia che non cadeva da due anni. Si tratta di un topos ricorrente; la conversione è, in molte vite di santi, legata al prodigio. Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori la porta occidentale della città, presso l'anfiteatro, può promuovere l'edificazione "in media civitate" di una chiesa dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista. Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere Cappuccini, "ubi sanctus primo appedavit, et de navi descendit". Sarebbe morto l'11 gennaio o sotto l'imperatore Teodosio I (379-385) o, molto più verosimilmente, Teodosio II (408-50).
Leucio avrebbe operato in una Brindisi in cui, se il cristianesimo doveva pur essere conosciuto, è possibile non fosse largamente condiviso. Diffusi, viceversa, appaiono ancora culti astrali, riferibili al Sole e alla Luna; più precisamente, si può pensare al culto del dio Mitra, il sole invincibile, i cui misteri, celebrati in ipogei, prevedevano una complessa iniziazione che, al pari di quella gnostica, si articolava in sette gradi. Commistioni, somiglianze e analogie fra cristianesimo e mitraismo, anche sul piano cultuale, furono per tempo rilevate da Giustino ciò che, di fatto, potrebbe aver reso maggior efficacia all'azione evangelizzatrice di Leucio dalla cattedra brindisina. Alla chiesa locale dovette il santo conferire una strutturazione forse prima sconosciuta e che i documenti del V secolo lasciano intravedere; da qui la seriore convinzione che Leucio avesse fondato la sede episcopale di Brindisi sposata all'altra, questa non errata, che a lui si dovesse la prima massiva evangelizzazione del Salento.
Il culto del santo si diffuse molto per tempo in tutta la regione, raggiungendo anche Roma ove era un monastero sotto il suo titolo già nel VI secolo. Ha avuto e ha venerazione a Benevento, Caserta, Capua e negli Abruzzi. In Atessa gli è dedicata la chiesa episcopale. Vi si conserva un fossile cui è legata una leggenda leuciana. Il vescovo di Brindisi avrebbe ucciso un drago che da tempo terrorizzava la popolazione e a testimonianza della sua opera ne avrebbe donato loro la costola. Ne sarebbe seguita la sua proclamazione a protettore della città e l'erezione in suo onore della Cattedrale tra i due colli di Ate e Tixa, i primitivi rioni di San Michele e Santa Croce, là dove dimorava il drago.
Nella basilica Cattedrale di Brindisi gli fu dedicato nel 1771 l'altare che chiude la navata sinistra, ove è rappresentato in una tela dipinta da Oronzo Tiso (1726-1800). Vi si conserva la reliquia del braccio, ottenuta dal vescovo Teodosio, nel sec. IX, perché fosse riposta nella grande basilica eretta allora, dove era stato il martyrium, ad onore del santo.

 


 

Inizialmente considerato un martire, è stato poi classificato come ‘confessore’, non essendoci nessuna testimonianza di un martirio e ciò è confermato sia dal ‘Martirologio Geronimiano’ che lo riporta all’11 gennaio, sia nella tradizione brindisina, che lo classificano come vescovo di Brindisi e che morì in pace.
Leucio sarebbe nato ad Alessandria, quindi un orientale, che poi venne in Italia Meridionale, nella zona di Brindisi, che allora era un importante centro marittimo del mondo romano, porto per l’Oriente e sede di colonie e gruppi di orientali, i quali diffondevano il Vangelo, professato nelle loro terre di origine.
Si ritiene che Leucio fosse uno di questi, predicò il Vangelo e durante una siccità tipica della Puglia, con le sue preghiere, ottenne una pioggia abbondante e provvidenziale, molti pagani si convertirono.
Fondò la diocesi di Brindisi di cui divenne il primo vescovo, edificando una chiesa dedicata a S. Maria e S. Giovanni Battista. Dopo le invasioni longobarde (768), gli abitanti di Trani, s’impadronirono del corpo del santo portandolo nella loro città e da lì fu poi traslato a Benevento, sede del ducato longobardo, dove ancora si conserva, tranne un braccio che nel sec. IX fu riportato a Brindisi.
Il culto per s. Leucio si diffuse già anticamente in tutta la Puglia e varie zone rurali portano il suo nome. Oltre che a Brindisi, di cui è protettore della Diocesi, è molto venerato anche a Trani, Lecce, Benevento, Caserta, Capua; a Canosa recenti scavi hanno portato alla luce una basilica del V secolo a lui dedicata.
Al suo nome è intestato l’interessantissimo Borgo in provincia di Caserta, dove Ferdinando IV di Borbone nel ‘700 creò una manifattura della seta, con intorno appunto un borgo, sorto dove era una chiesetta longobarda dedicata a s. Leucio vescovo di Brindisi.
L’iniziativa ebbe una grande risonanza e le stoffe, chiamate sete di S. Leucio, richieste in tutta Europa. Il borgo e la manifattura facevano parte di un disegno di una città modello, con leggi e ordinamenti sociali ideali, ispirate alle dottrine del Filangieri e di Bernardo Tanucci. L’educazione era fondamentale per la tranquillità sociale, la buona fede la prima delle virtù, il merito la sola distinzione fra le persone. Era d’obbligo l’eguaglianza nel vestire, il matrimonio consentito solo ai bravi nel lavoro, aboliti testamenti e doti, gli sposi avevano libera scelta del coniuge.
Istituita una cassa di previdenza e un fondo comune per gli orfani. Istruzione obbligatoria dai sei anni, uguaglianza fra uomini e donne. Nella società del ‘700 era veramente una grande innovazione sociale, anticipatrice dei grandi movimenti ideologici e sociali che sarebbero venuti di lì a poco in Italia e in Europa
Purtroppo con la caduta dei Borboni e l’incameramento dei loro beni da parte dello Stato unitario Italiano, la celebre manifattura decadde e con essa l’ideale sociale del Borgo di S. Leucio, durato un secolo..
Oggi è solo meta di turisti che dalla vicina Reggia di Caserta, si allungano a visitare ciò che è rimasto di un sogno, ancora tutto intestato al santo vescovo brindisino Leucio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-06-29

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