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San Teodosio il Cenobiarca

11 gennaio

423 – 529

Nato in Cappadocia nel 423, visse una vita dedicata alla fede cristiana e alla carità. Dopo aver visitato i luoghi santi di Gerusalemme, si pose sotto la guida di un sant’uomo di nome Longino, che lo invitò a prendersi cura di una comunità sulla strada per Betlemme. In seguito, fondò un grande monastero, il Cathismus, che divenne un modello per altri monasteri in tutta la Palestina. Teodosio fu nominato archimandrita di tutti i cenobi palestinesi e, insieme a San Saba, svolse un ruolo importante nella lotta contro l’eresia monofisita. Fu esiliato per la sua fede, ma alla morte dell’imperatore Anastasio, che lo perseguitava, fu riammesso in patria. Morì nel 539, all’età di 95 anni, e fu sepolto nella prima grotta in cui aveva abitato.

Martirologio Romano: In un eremo della Giudea, san Teodosio, cenobiarca: amico di san Saba, dopo lunga vita solitaria associò a sé molti discepoli e praticò la vita comunitaria in monasteri da lui stesso costruiti, finché, dopo aver molto patito per la fede cattolica, riposò centenario nella pace di Cristo.


Teodosio nacque in Cappadocia, in Asia Minore, nel 423. Entrò al servizio della Chiesa come lettore o salmista e sin da giovane, secondo la tradizione, ispirò la sua vita all’esempio di Abramo: anch’egli infatti lasciò la sua terra per partire pellegrino verso Gerusalemme. Durante il viaggio visitò San Simeone lo Stilita, che dall’alto della sua colonna non mancò di dargli consigli sul suo futuro.
Avvertendo la necessità di affidarsi alla preziosa guida di un padre spirituale, terminata la visita ai luoghi santi a Gerusalemme si pose sotto la direzione di un sant’uomo di nome Longino, che lo invitò a prendersi cura di una comunità sulla strada per Betlemme. Non resistette però a lungo e passò poi in una grotta di una montagna nei paraggi, ove fu seguitò da alcuni suoi discepoli. Invano tentò di limitarne il numero, ma in definitiva non se la sentiva mai di cacciare nessuno, finchè la grotta divenne sovrappopolata e dovettero necessariamente trasferirsi.
Essendo originario della Cappadocia ed avendo dunque una certa familiarità con gli insegnamenti di San Basilio, Teodosio parve essere maggiormente incline alla vita comunitaria che a quella solitaria, seppur in contrasto con la tendenza dell’epoca. Si fece allora promotore dell’edificazione di un nuovo grande monastero Cathismus, che in breve tempo si riempì di monaci. Nel monastero si rese necessaria l’opera di tre infermiere: una per la cura dei malati comuni, una per gli anziani ed infina una per gli affetti da malattie mentali, infermità alla quale taluni monaci potevano giungere per l’eccessivo ascetismo.
Delle quattro chiese costituenti la città monastica, tre erano riservate alla celebrazione della Liturgia della Parola da parte dei tre gruppi etnici presenti (greci, armeni e slavi), mentre l’ultima era riservata agli ammalati. Poi tutti si riunivano per la celebrazione eucaristica in lingua greca. La giornata dei monaci, esclusi i momenti di preghiera e di riposo, era dedicata al lavoro manuale, proprio secondo uno schema assai simile a quello che si ritroverà poi nella Regola benedettina.
Questo monastero divenne ben presto famoso e fu imitato in tutta la Palestina. Il patriarca Sallusto nominò Teodosio archimandrita di tutti i cenobi palestinesi, mentre San Saba divenne superiore generale di tutti gli eremiti. Nonostante i due santi rapresentassero tradizioni alquanto differenti tra loro, vissero sempre in grande armonia ed entrambi caddero vittime di manipolazioni politiche connesse all’emergente eresia monofisita, il cui artefice era proprio l’imperatore monofisita Anastasio. Ciò può apparire oggi cosa strana, ma non lo era in un tempo in cui politica e religione erano strettametne legate.
Teodosio e Saba seppero condizionare verso l’ortodossia il nuovo patriarca di Gerusalemme, nominato dal sovrano, ma questi conoscendo la fama che circondava Teodosio gli inviò delle sovvenzioni per le opere di carità da lui gestite, nella speranza di corromperlo e di ottenere la sua firma ad un documento che sosteneva tesi monofisite. Il santo distribuì la somma ricevuta ai poveri, ma poi rispose all’imperatore con un netto rifiuto. Ciò calmò il clima per qualche tempo, ma alla ripresa delle persecuzioni verso gli ortodossi Teodosio iniziò a percorrere in lungo e in largo la Palestina per convincere tutti ad abbracciare fedelmente le dottrine espresse dai quattro concili ecumenici sino a Calcedonia.
Il timore impresso nel popolo da un editto imperiale fece però sì che Teodosio venne esiliato e solo nel 518, alla morte di Anastasio, il nuovo imperatore Giustino revocò la condanna all’esilio. Ormai Teodosio aveva raggiunto la veneranda età di 95 anni, ma non era ancora giunta la sua ora. Morì undici anni dopo a causa di una dolorosa malattia, affrontata con una sopportazione che raggiunse livelli eroici. Il patriarca di Gerusalemme ed un’immensa folla parteciparono alle esequie. San Teodosio ricevette sepoltura nella prima grotta in cui aveva abitato, intitolata ai Santi Magi, che secondo la tradizione vi avevano alloggiato mentre erano diretti ad adorare Gesù Bambino. La sua fama si diffuse molto e parecchi miracoli furono attribuiti alla sua potente intercessione, addirittura una vittoria militare sui persiani.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2007-01-09

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