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Santi Sadoth e centoventotto compagni Martiri

18 febbraio

† Bait-Lapat, Persia, 342

Nel 341, il re persiano Sapore II, acerrimo nemico dei cristiani, intraprese nei loro confronti una feroce persecuzione che nel 342 colpì il vescovo Sadoth di Seleucia-Ctesifonte, successore del martire Simeone Bar Sabba'. Il religioso, insieme a centoventotto cristiani, fu arrestato e torturato per oltre cinque mesi, ma rifiutò di abiurare la sua fede. Il 23 ottobre 342, Sadoth e altri sessantaquattro cristiani furono decapitati, mentre gli altri sessantaquattro furono incatenati a coppie e assassinati.

Martirologio Romano: In località Bēth Lapāt nel regno di Persia, passione dei santi Sadoth, vescovo di Seleucia, e centoventotto compagni, martiri: sacerdoti, chierici e vergini consacrate, rifiutatisi di adorare il sole, furono messi in prigione, sottoposti per lunghissimo tempo a crudeli torture e infine trucidati per ordine del re.


Nel 341 il re persiano Sapore II, acerrimo nemico dei cristiani, intraprese nei loro confronti una feroce persecuzione. Il Martyrologium Romanum cita al 17 aprile San Simeone Bar Sabba’, vescovo di Seleucia-Ctesifonte, e numerosi suoi compagni quali principali vittime di tale ondata di persecuzione nel 341, ma l’anno seguente fu la volta di Sadoth e di altri centoventotto cristiani.
Sadoth, ordianato diacono proprio dal vescovo San Simeone, lo aveva rappresentato al concilio di Nicea del 326 e, qaundo questi morì martire, gli succedette nella sede di Seleucia-Ctesifonte. Il suo episcopato fu però assai breve e per esercitare il ministero affidatogli si ritrovò costretto a rifugiarsi in luogo appartato. Un giorno a Sadoth apparve in sogno il suo santo predecessore posto alla sommità di una scala luminosa che conduceva al Paradiso, il quale gli disse: “Io sono salito ieri, e oggi è il tuo turno”. Sadoth prese dunque coscienza dell’imminenza del suo martirio, ad un solo anno di distanza da quello del suo maestro.
Il re Sapore non tardò infatti ad arrivare a Seleucia, ove fece arrestare il vescovo insieme a vari sacerdoti, chierici minori e suore, per un totale di ben centoventotto crisitani. Condotti dunque in prigione, furono terribilmente torturati per oltre cinque mesi, con la minaccia di proseguire a soffrire finché non avessero obbedito al sovrano e non avessero accettato di adorare il sole quale divinità.
Sadoth allora replicò che il sole non era che una delle tante creature create dall’unico vero Dio per il bene dell’umanità e dunque il solo Creatore è degno di culto nei suoi confronti. L’insieme dei prigionieri poi affermò: “Noi non moriremo, ma vivremo e regneremo in eterno con Dio e con suo figlio Gesù Cristo”. Vennero allora condotti tutti fuori della città, incatenati a coppie e quindi assassinati. Sadoth, invece, fu separato dal suo gregge, trasferito a Bait-Lapat e qui infine dacapitato.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2007-02-11

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