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San Giovanni di Gorze Abate

27 febbraio

† 976

Nato in Lorena, compì i primi studi a Metz e Saint-Mihiel. Alla morte del padre, dovette occuparsi dei beni di famiglia. Fondò un gruppo di monaci regolari e ricevette l'abbazia di Gorze, che restaurò. Fu inviato in missione dal califfo di Cordova e alla morte di Einoldo divenne abate di Gorze. Morì nel 976.

Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico

Emblema: Bastone pastorale


Giovanni di Gorze, nato in Lorena da agricoltori agiati intorno al 900, compì i primi studi a Metz e a Saint-Mihiel. Alla morte del padre, fu costretto a occuparsi dell'amministrazione dei beni di famiglia. Quando i suoi fratelli furono in grado di assumersi questo incarico, egli fu nominato curato di una chiesa da un signore vicino.
In seguito, Giovanni entrò in contatto con il monastero femminile di San Pietro di Metz, dove fu colpito dalla devozione di una giovane monaca che portava un cilicio. Da quel momento, decise di consacrarsi alla penitenza e allo studio, e con alcuni compagni fondò un gruppo di monaci regolari.
Nel 933, Giovanni ricevette dal vescovo di Metz l'abbazia di Gorze, che era in stato di abbandono. L'arcidiacono di Toul, Einoldo, divenne abate del monastero restaurato, mentre Giovanni ebbe la funzione di cellerario. Giovanni riuscì a ristabilire la prosperità materiale dell'abbazia, dedicandosi a una vita severa, pur trattando con dolcezza i deboli e gli ammalati.
Nel 953, l'imperatore Ottone I inviò Giovanni in missione presso il califfo di Cordova, Abderrahman III. La missione durò tre anni e fu un successo diplomatico.
Alla morte di Einoldo nel 967, Giovanni divenne abate di Gorze. Continuò la sua vita di austerità e morì il 7 marzo 976, all'inizio della Quaresima.

Autore: Franco Dieghi
 


 

Era nato in Lorena da agricoltori agiati e compí i primi studi senza grande ardore a Metz e a Saint-Mihiel. Mortogli il padre, dovette, ancora adolescente, occuparsi dell'amministrazione dei beni della famiglia. Quando i suoi fratelli poterono assumersi questo incarico, egli fu insediato, da un signore vicino, come curato della chiesa di cui questi aveva il diritto di nomina. Entrò in seguito in contatto col monastero femminile di S. Pietro di Metz. Avendo notato che Grisa, una giovane monaca, portava un cilicio, si consacrò lui stesso alla penitenza e allo studio. Con alcuni compagni, decise in mezzo al generale rilassamento di condurre vita monastica regolare. Non avendo potuto stabilirsi nell'Italia meridionale, come avrebbe voluto, ricevette nel 933 da Adalberone, vescovo di Metz, l'abbazia di Gorze, che in quel momento era quasi abbandonata ed Einoldo, arcidiacono di Toul, divenne abate del monastero restaurato, mentre Giovanni ebbe la funzione di cellerario. Nelle carte egli si firma come portarius (945) o propositus (949). Riuscí a ristabilire la prosperità materiale dell'abbazia, dedicandosi a una vita severa, pur trattando con dolcezza i deboli e gli ammalati.
Nel 953 l'imperatore Ottone I lo inviò in missione presso il califfo di Cordova, Abderrahman III, missione che durò tre anni. Alla morte di Einoldo nel 967 (e non nel 959 come dicono D. Dummler e Sackur, perché le carte del 960 e 967 portano ancora il nome di quest'ultimo) Giovanni divenne abate. Continuò la sua vita di austerità e morí il 7 marzo 976 (all'inizio della Quaresima, piú precisamente la domenica di Quinquagesima) e non nel 973, come si è creduto, perché è ancora segnalato il 2 e il 22 giugno 975 (il suo successore Odelberto è citato nel 977).
Giovanni ricevette il titolo di beato e di santo. Dopo il Ménard è iscritto nei martirologi benedettini al 27 febbraio. La Vita è stata redatta dal suo amico Giovanni di S. Arnolfo di Metz, ed è opera che, se pure incompiuta, ha un valore storico sicuro. La morte di Giovanni è descritta nel prologo. 


Autore:
Rombaut Van Doren


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2024-01-20

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