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San Pelagio di Laodicea Vescovo

25 marzo

IV sec.

Era originario della Siria, si sposò molto giovane, ma, nello stesso giorno delle nozze, ottenne dalla sposa il consenso ad una vita di perfetta castità. Di fronte all'esempio di virtú che essi offrìvano ai cristiani di Laodícea (oggi Lataquieli), in Siria, costoro lo scelsero, nel 360, quale vescovo della città ed egli ricevette dalle mani di Acacio di Cesarea di Palestina la consacrazione episcopale.
Nel 363 assistette al concilio di Antiochia, dove fu ardente difensore della fede nicena contro gli Ariani e firmò la professione di fede in cui era incluso il termine "consustanziale". Partecipò anche al sinodi Tiana (367). L'imperatore Valente, avendo aderito all'eresia ariana, privò i vescovi ortodossi delle loro sedi e Pelagio, compreso nel loro numero, venne esiliato in Arabia.
Nel 378, dopo la morte di Valente, salí al trono imperiale Graziano e Pelagio poté rientrare in possesso della sua carica aderendo al partito di Melezio di Antiochia; successivamente si schierò tra i vescovi favorevoli all'elezione in Costantinopoli di s. Gregorio di Nazianzo.
Nel 381, infine, lo ritroviamo al secondo concílio ecumenico di Costantinopoli. Si ignora la data della sua morte.

Etimologia: Pelagio = del mare, marino, dal latino

Emblema: Bastone pastorale


Le vicende di San Pelagio di Laodicea, vescovo esemplare e strenuo difensore della fede nicena, emergono dalle pagine della Storia Ecclesiastica di Teodoreto di Ciro, offrendoci uno spaccato affascinante sulla vita ecclesiale del IV secolo.
Originario della Siria, Pelagio sposò giovanissimo una donna con la quale, il giorno stesso delle nozze, convenne di vivere in perfetta castità. La loro esemplare condotta ispirò i cristiani di Laodicea (oggi Latakia) che, nel 360, lo elessero vescovo. Consacrato da Acacio di Cesarea di Palestina, Pelagio si distinse subito per il suo fervore religioso e la sua incrollabile fede nicena. Al Concilio di Antiochia del 363, egli si oppose con ardore agli Ariani, sottoscrivendo la professione di fede che includeva il termine "consustanziale". La sua strenua difesa della dottrina ortodossa gli costò l'esilio in Arabia per mano dell'imperatore ariano Valente.
Con la morte di Valente nel 378 e l'ascesa al trono di Graziano, Pelagio poté finalmente rientrare a Laodicea e riprendere il suo episcopato. Aderì al partito di Melezio di Antiochia e si schierò a favore dell'elezione di San Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli. Nel 381 partecipò al Secondo Concilio Ecumenico di Costantinopoli, dove la sua voce autorevole contribuì a consolidare la fede nicena.
La data della sua morte rimane incerta. Nonostante l'assenza di un culto ufficiale nella Chiesa bizantina e occidentale, la memoria di questo vescovo esemplare venne infine inserita nel Martirologio Romano da Cesare Baronio, fissando la sua commemorazione al 25 marzo.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-02-20

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