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Beato Gandolfo da Binasco Sacchi Sacerdote francescano

3 aprile

Binasco, Milano, 1200 circa - Polizzi Generosa, Palermo, 3 aprile 1260

Nato alla fine del sec XII o all'inizio del XIII dalla famiglia Sacchi ed entrato nell'Ordine Francescano, passò come concionator devotus dall'Italia settentrionale alla Sicilia, dove, sembra, predicò a Palermo, a Termini Imerese, a Castelvetrano e in altri luoghi. Morí a Polizzi Generosa il 3 aprile 1260. Il vescovo Giacomo di Narni nel 1320 trovò una festa in onore del beato al 17 settembre ex antiqissima traditione. Dal processo di beatificazione del 1632 si ricava che per la Pentecoste si celebrava la festa dell'invenzione ed elevazione delle reliquie: l'una e l'altra con Ufficio proprio, processione col corpo del beato e, in occasione della seconda, con fiera. Il mercoledí di ogni settimana si canta una Messa votiva nel suo sacello; immagini ed ex voto vicino alla tomba attestano la diffusione in Sicilia del suo culto che è stato confermato nel 1881.

 

Martirologio Romano: A Polizzi in Sicilia, beato Gandolfo da Binasco Sacchi, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che condusse un’austera vita di solitudine e percorse le regioni limitrofe per predicarvi la parola di Dio.


Gandolfo Sacchi nasce nel 1200 circa a Binasco (Milano), in una nobile e ricca famiglia. Segue la vocazione religiosa e diventa discepolo di San Francesco d’Assisi, indossando il saio dei frati francescani. Fra Gandolfo è uno dei primi francescani inviati in Sicilia a predicare il Vangelo. Dopo un lungo cammino, arriva a Termini Imerese (Palermo) dove apre un convento. Dopo qualche tempo si reca nei pressi di Polizzi Generosa, vicino a Palermo, in cerca di vita contemplativa ed eremitica. Nel frattempo la sua fama di guaritore del corpo e dell’anima arriva fino a Palermo. La folla che lo segue e che lo cerca diventa sempre più insistente. Fra Gandolfo cura le malattie, dà consigli, dona serenità.
Si narra anche di tanti miracoli. Il più famoso è quello delle rondini. Un giorno sta predicando nella piazza di Polizzi Generosa. Le sue parole vengono disturbate dall’acuto e tumultuoso stridio di uno stormo di rondini che volano concitate sopra le teste della folla, intenta ad ascoltare il messaggio evangelico del francescano. Gandolfo, con decisione, intima alle rondini di tacere fino alla fine della predica. Gli uccellini capiscono le parole del frate e tacciono. Il francescano ricomincia a parlare della vita di Gesù e degli insegnamenti del Vangelo attraverso le parabole. Alla fine del suo discorso, le rondini, rimaste mute e immobili fino a quel momento, con le loro lunghe ali nere, distese e appuntite, riprendono a volare festose e a garrire allegramente. Un altro fatto prodigioso avviene vicino a un pozzo: un ragazzo muto assieme al padre cerca disperatamente il suo cavallo. Con le preghiere del frate il ragazzo ritrova la parola e anche l’amato cavallo.
Gandolfo muore nel 1260 a Polizzi Generosa che tuttora, ogni anno, lo festeggia solennemente come suo patrono. Gli abitanti di Polizzi Generosa ricordano ancora oggi il clamoroso miracolo del loro protettore durante il violento terremoto del 1693, causa di morti e devastazioni in tutta la Sicilia: lo scampato pericolo per il piccolo borgo della provincia di Palermo, grazie all’intercessione del santo francescano arrivato dal Nord Italia.

Autore: Mariella Lentini
 



Gandolfo nacque a Binasco (Milano), intorno al 1200 dalla nobile ed agiata famiglia Sacchi. Riguardo alla sua infanzia e alla sua gioventù si sa ben poco. Entrò nell’ordine francescano, quando ancora era in vita San Francesco d’Assisi, e secondo i suoi biografi, prese i voti a Palermo verso il 1224-25. Abbracciata la regola francescana e ricevuto l’ordine sacerdotale iniziò quindi la missione, e nel 1256 ricevette l’ordine di aprire il Convento di Termini Imerese (PA).
Verso la fine del gennaio 1260 Gandolfo, insieme a Fra Pasquale, si diresse verso Polizzi per andarvi a predicare la Quaresima su invito della Comunità polizzana. Arrivati nei pressi di Polizzi, in Contrada San Leonardo, oggi detta Contrada San Gandolfo, i due frati si fermarono per riprendere le forze prima di arrivare in paese.
Qui avvenne il primo miracolo del santo patrono: nei pressi di una fontana frate Gandolfo scorse un giovane muto, alla ricerca con il padre, di uno giumento. Il santo lo rincuorò, il giumento venne ritrovato ed il giovane riacquistò immediatamente la parola.
Giunto a Polizzi, Gandolfo, venne accolto in una casa alle porte della Città, da una donna detta “Pisana”. Da qui passò a soggiornare all’ospizio annesso all’ospedale di San Nicolò de Franchis. In questo luogo, Gandolfo, visse l’ultimo mese della sua vita, che coincise con la Quaresima che si accingeva a predicare e l’ultima sua predica fu proprio quella del Mercoledì Santo, il 31 marzo 1260.
Morì, confortato dai sacramenti e dalla tenera devozione dei polizzani, il 3 aprile 1260, Sabato Santo, adagiandosi su un giaciglio composto da un fascio di sarmenti e da un tronco d’albero.
Il corpo venne traslato dall’Ospedale di San Nicolò alla Chiesa Madre, dove fu adagiato sulla nuda terra. Alcuni giorni più tardi, in quello stesso luogo, si videro alcuni ceri accesi e tale usanza proseguì sino al 1320, anno in cui i devoti polizzani decisero di dare una degna sepoltura alle reliquie del venerato Frate Gandolfo.
Le ossa furono raccolte in una bianca tovaglia di lino e deposte sui gradini dell’altare maggiore: furono quindi ripulite dal terriccio e lavate prima con l’acqua e poi col vino. Successivamente vennero poste in una cassa di legno e collocate in un sepolcro più degno per la devozione dei polizzani.
Nel vecchio sepolcro, che accolse per un secolo le Sacre Spoglie, spuntarono fiori di gelsomino e tale miracolo avvenne anche nel vino col quale erano state lavate. I cittadini di Polizzi chiesero quindi al Vescovo di Cefalù che il Frate di Binasco venisse proclamato Patrono della Città di Polizzi e che si introducessero due feste liturgiche: una per commemorare la morte del santo e l’altra per il rinvenimento delle reliquie.
Nel 1482, la cassa di legno contenente le spoglie, venne collocata all’interno di un’arca marmorea opera di Domenico Gagini. Nel 1549 la cassa venne rivestita con lamine d’argento dall’argentiere Di Leo.
Nel 1579 circa sopra la cassa venne collocato il busto argenteo del Santo.
Attualmente le reliquie sono custodite nella Cappella detta “di San Gandolfo”, all’interno della Chiesa Madre, nella navata destra e vengono portate solennemente in processione la terza domenica di settembre, sopra una grande vara.


Fonte:
www.sangandolfo.it

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Aggiunto/modificato il 2023-03-06

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