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Santa Clotilde Regina dei Franchi

3 giugno

Lione, Francia, 473/4 ca. - Tours, Francia, 3 giugno 545

Nasce intorno al 474 da Chilperico re dei Burgundi. Orfana, andrà sposa a Clodoveo re dei Franchi, popolo di origine germanica che si sta espandendo in Gallia. Accetta il figlio di Clodoveo, Teodorico, avuto da una concubina, ma si preoccupa per la loro diversa fede: lei è cristiana, il re è pagano. Nato il primo figlio, Ingomero, Clotilde ottiene che sia battezzato, ma il piccolo muore subito. La serenità torna con la nascita del secondo, battezzato col nome di Clodomiro. Seguono Childeberto, Clotario e una bambina, Clotilde. La regina riesce poi a convincere Clodoveo a farsi cristiano: lo battezzerà Remigio di Laon, vescovo di Reims. La sua però suona come una mossa politica: a Clodoveo serve l'aiuto della Chiesa. Ma le lotte tra i figli di Clotilde e del re scoppiano alla morte di Clodoveo. Per sanare la guerra fratricida la regina si affida con la preghiera a san Martino di Tours. E morirà nel 545 proprio nella città del vescovo santo.

 

Etimologia: Clotilde = illustre in battaglia, dall'antico franco

Martirologio Romano: A Tours nella Gallia lugdunense, ora in Francia, santa Clotilde, regina, le cui preghiere indussero suo marito Clodoveo, re dei Franchi, ad accogliere la fede di Cristo; dopo la morte del coniuge, si ritirò presso la basilica di san Martino, per non essere più ritenuta una regina, ma una vera serva del Signore.

Ascolta da RadioVaticana:   
  

Nata a Lione intorno al 473, mentre si andava dissolvendo l’Impero Romano d’Occidente, Clotilde era figlia del re dei Burgundi, che dominava un vasto territorio della Gallia sud-occidentale. Un periodo di grandi lotte fra regni e tribù franco-germaniche, nel vuoto lasciato dalla disgregazione imperiale. La violenza non risparmiava nessuno, anche all’interno di una stessa famiglia: padri contro figli, fratelli contro fratelli. Clotilde subì l’uccisione dei suoi genitori per opera dello zio paterno, che esiliò la ragazza a Ginevra. Fu qui che si convertì al cristianesimo e mise in luce equilibrio interiore e saggezza.
La fama arrivò al re dei Franchi, Clodoveo, che la volle in sposa. Clotilde dovette convivere con un uomo rude e irruento, ma pian piano l’esempio e la pazienza ebbero la meglio. Il re accettò che i figli venissero battezzati e poi egli stesso si convertì, secondo alcuni dopo la vittoriosa battaglia contro gli Alemanni del 496, durante la quale nel momento più difficile aveva invocato il Dio della moglie. Con Clodoveo passarono dal paganesimo al cristianesimo quasi tutti i suoi sudditi e la Francia divenne “la figlia primogenita della Chiesa”. Fino al termine della propria vita, che concluse nell’eremo di Tour, vicino alla tomba del venerato vescovo Martino, Clotilde cercò di smorzare le furibonde liti che contrapposero i suoi figli dopo la morte di Clodoveo. Non riuscì sempre nell’intento, ma quando morì – il 3 giugno del 545 – fu subito proclamata santa per acclamazione e la salma portata a Parigi, dove riposa tra i grandi del Pantheon.

Autore: Enzo Romeo

 


 

Clotilde nacque a Lione intorno al 475, quasi in coincidenza con la scomparsa dell’impero romano in Occidente (476). Anche la Gallia romana si era andata disgregando mediante la costituzione di vari regni indipendenti da parte di popoli cosiddetti barbari, non di rado rivali tra loro. Con la nascita ella era già principessa, in quanto figlia del re Childerico I, capo dei burgundi, un gruppo germanico orientale arrivato prima sulla sinistra del Reno e poi sul medio Rodano. Nella sua vita ci sarà tuttavia l’avversa sorte di una dolorosa serie di tragedie e di assassini regali, tra i quali trovò salvezza con una grande fede in Cristo Gesù.

  Nel 481 le venne ucciso il padre e allora lei, con la madre e la sorella maggiore Croma, si ritirò a Ginevra. Insieme si diedero ad una vita di preghiera e poi di assistenza ai bisognosi. Secondo alcuni racconti la giovane andò soggetta anche a persecuzioni ed alla perdita della madre per assassinio, finché, tramite gli ambasciatori, venne chiesta in sposa da Clodoveo, il giovane re dei Franchi, altro popolo germanico che si era stanziato in territori a nord della Senna.

  Clodoveo, che diventerà il capostipite dei Merovingi, era un uomo pagano, piuttosto rude ed irreligioso. Diede tuttavia il permesso alla moglie di battezzare ognuno dei cinque figli, alcuni dei quali si sarebbero però macchiati di delitti o di disastrosi contrasti per ragioni di potere, specialmente dopo la morte del padre. Con l’aiuto e la protezione del vescovo di Reims, il futuro San Remigio, Clotilde andava anche iniziando una lenta ma profonda opera di seduzione morale nei riguardi del marito.

  Un vero prodigio avvenne nel 496, quando Clodoveo si trovò costretto ad attaccare battaglia contro i suoi nemici Alamanni nei pressi di Colonia. Temendo il peggio, egli invocò il Dio della moglie e ne uscì vittorioso. Allora promise la conversione alla fede cattolica e la notte di Natale di quell’anno si fece battezzare a Reims dal vescovo stesso. Quasi tutti i sudditi lo imitarono. Fu tale atto un successo della regina Clotilde, cosi importante da fare della Francia la “primogenita della Chiesa”. Dopo quella conversione Clodoveo si fece amico di molti vescovi, estendendo il proprio potere su buona parte della Francia, che poco dopo avrà per capitale Parigi.

  A Clotilde si deve pure la sostituzione dei tre rospi con tre gigli nello scudo della monarchia francese, dopo che ella ne ricevette uno coi gigli in dono da parte di un misterioso eremita della foresta di Saint-Germain-en-Laye.

  Rimasta vedova dopo vent’anni di matrimonio, la regina di Francia andò incontro a molte altre struggenti prove dinastiche, finché si ritirò a Tours, presso la tomba di San Martino (315 ca.-397), di cui era particolarmente devota. In quella regione fondò chiese e monasteri, dandosi a penitenza e ad opere di carità.

  A Tours Clotilde morì il 3 giugno 545. In tempi successivi da quella città sarà portata come una santa virtuosa e coraggiosa al sepolcro di Parigi, accanto al corpi di Clodoveo e di Santa Genoveffa (422 ca.-502 ca.), patrona della capitale. I suoi resti mortali furono poi cremati nel 1793 per evitarne la profanazione rivoluzionaria. Ora riposano in una basilica a lei dedicata e costruita tra il 1846 e il 1856, dove il 3 giugno di ogni anno la santa viene solennemente commemorata.


Autore:
Mario Benatti

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Aggiunto/modificato il 2011-07-19

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