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Santa Giuliana Falconieri Vergine

19 giugno

† 19 giugno 1341

Nipote di uno dei Sette santi fondatori dei Servi di Maria, sant’Alessio, Giuliana Falconieri (1270-1341) ne seguì le orme diventando fondatrice e prima superiora delle Sorelle dell’ordine dei Servi della beata Vergine Maria, dette Mantellate. Con lei avevano preso il velo alcune sue amiche che la seguirono in uno stile di vita improntato al carisma dei Serviti e a una regola molto rigida. Nata a Firenze da una famiglia nobile, visse la vocazione sin da ragazza in casa, divenendo a 14 anni Terziaria. Vestito l’abito, anzi l’ampio mantello scuro che caratterizzò le religiose, resse il convento per 40 anni. Non potendo comunicarsi, nei suoi ultimi giorni la santa chiese che un’ostia consacrata le fosse posata sul petto. La particola – mentre lei moriva dicendo «Mio dolce Gesù, Maria!» – scomparve e ne rimase impresso il segno. Venne beatificata nel 1678 e canonizzata nel 1737.

Etimologia: Giuliana = appartenente alla 'gens Julia', illustre famiglia romana, dal latino

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: A Firenze, santa Giuliana Falconieri, vergine, che istitú le Suore dell’Ordine dei Servi di Maria, chiamate per il loro abito religioso ‘Mantellate’.


Aveva una dote indiscutibile, Giuliana. Era bella. Una di quelle donne che possono far perdere la testa agli uomini, non importa l’epoca. Quella in cui Giuliana vive è il Medioevo e la sua città è la Firenze di Dante Alighieri, di cui è contemporanea. Una città in cui mentre si consuma l’aspra lotta tra Guelfi e Ghibellini – scontro di vertice tra tiara e corona – si fa sempre più largo una forza che ribolle dal basso, che ha voglia trafficare il proprio genio imprenditoriale. Giuliana ne fa parte perché di cognome fa Falconieri e i Falconieri nella Firenze del tardo Duecento sono una ricca famiglia di mercanti.

La ragazza col mantello

Ma non solo il denaro abita palazzo Falconieri. Vi aleggia una ricchezza immateriale e potente, la fede cristiana, che ha già portato un rampollo della casata a spogliarsi di tutto e a consacrarsi a Dio. Alessio Falconieri, uno dei sette fondatori dei Servi di Maria, è fratello del papà di Giuliana e lei resta affascinata dalla scelta di vita dello zio così fuori dagli schemi di una famiglia impegnata a far soldi. La ragazza cresce incurante della sua avvenenza, che le conquista proposte di matrimonio respinte con puntuale garbo. Giuliana è attratta dalla vita religiosa e al look modaiolo delle donne fiorentine predilige l’ampio mantello scuro del tipo che indossa suo zio. Lo stesso indumento che presto mettono sulle spalle altre ragazze della ricca borghesia che seguono Giuliana, più inclini come lei a servire i poveri che a essere da loro riverite.

Amore nella Firenze che odia
Le “Mantellate”, le ribattezzano: per la Chiesa diventano il ramo femminile dei Servi di Maria. Donne di contemplazione in ginocchio, di carità continua per le strade. Che il mercoledì e venerdì di ogni settimana non toccano cibo e il sabato si accontentano di pane ed acqua. Firenze impara a conoscerle, seminatrici di concordia nella rete di vendette incrociate che insanguina la città del Giglio. I sacrifici delle Mantellate sono come un’unica offerta per la fine di questa età dell’odio. Giuliana, rispetto alle compagne, ha anche qualcosa in più da offrire. Da tempo ha cominciato a patire con lo stomaco. Dolori lancinanti, di quelli che logorano la tempra più solida. Pian piano la ragazza col mantello, ormai donna e guida da decenni del suo convento, non riesce a inghiottire neppure quel po’ di cibo che serve a sostentarla.

Il “marchio” viola
Così il 19 giugno 1341 sembra lo snodo di una storia assurda. A quella donna di Dio sul punto di spegnersi è negata la possibilità di accostarsi all’Eucaristia per paura che non riesca a deglutire l’ostia consacrata. Giuliana chiede che le venga appoggiata sul petto, come usava all’epoca fare con i malati mentre il prete accompagnava il gesto con la preghiera. Ma, si narra, con Giuliana accade qualcosa di incredibile. L’ostia scompare. Giuliana spira e nel ricomporre la salma le monache scoprono all’altezza del cuore una macchia viola grande quando l’ostia, come se questa si fosse impressa nel suo corpo. Ancora oggi le Mantellate portano sull’abito religioso questo marchio in ricordo dell’ultima, prodigiosa comunione della loro fondatrice. Clemente XII la canonizza nel 1737.

(Vatican News)

 


 

Giuliana dalla vita ha ricevuto tanto: nobiltà di casato, ricchezza di famiglia, amore sviscerato dei genitori, che avevano atteso talmente tanto la sua nascita da considerarla dono del Cielo e, pertanto, meritevole di ogni premurosa attenzione. Dalla vita ha ricevuto anche bellezza fisica, vantaggiose proposte di matrimonio, un’ottima educazione. Ed anche uno zio santo, quel tal Sant’ Alessio Falconieri, che figura tra i Sette Fondatori dei Servi di Maria. Nonostante questo insieme di doni naturali c’è chi da subito pensa che quella ragazza bella, forse allevata nella bambagia come tutti i figli nati quando i genitori sono avanti negli anni, sia fatta più per il cielo che per la terra. E non si sbaglia. Non sa cosa sia uno specchio, non si cura del proprio abbigliamento, non dimostra alcun interesse per gioielli e piaceri mondani, che pure non le mancherebbero se soltanto volesse. Rimanda al mittente le proposte di matrimonio, anche quelle serie e motivate e serie, che riceve; dimostra una straordinaria inclinazione per le pratiche di pietà e per la vocazione religiosa: insomma, una ragazza da convento. Ed infatti in convento ci va, non appena mamma, morendo, la lascia completamente sola; anzi, fonda un monastero proprio, scegliendo, com’è naturale, la linea spirituale tracciata dal santo zio Alessio, la spiritualità dei Servi di Maria, appunto, che ha già respirato in famiglia e nella quale si è addestrata con la guida di un altro santo, Filippo Benizi, vivendo in casa come una consacrata. L’esempio di Giuliana è contagioso viene e seguito da molte compagne della ricca borghesia fiorentina; dai Servi di Maria ereditano l’ampio mantello nero a causa del quale vengono subito battezzate dal popolo come “le Mantellate”. Vivono in contemplazione ed esercitano la carità, digiunano completamente il mercoledì e il venerdì di ogni settimana, il sabato si accontentano di pane ed acqua, tutti i giorni trascorrono la maggior parte del loro tempo nella preghiera e nella meditazione dei sette dolori di Maria. Il clima fiorentino in cui si trovano a vivere è pervaso da nuova vita e da antichi rancori, la città è divisa da inimicizie e discordie che ogni giorno si traducono in sanguinose vendette. Le Mantellate si assumono spontaneamente il compito di pregare e digiunare, per rasserenare gli animi, per ottenere la pace dei loro concittadini. Giuliana, in particolare, alle opere di digiuno e di preghiera, aggiunge anche il dono prezioso dei suoi dolori fisici, soprattutto quelli di stomaco, che la perseguitano per diversi anni, giungendo al punto da consumarla completamente e da non permetterle di assumere il benchè più leggero alimento. E’ per questo che quel 19 giugno 1341, a lei, morente, viene negato anche il conforto del viatico, perché si ha paura che neppure riesca a deglutire l’ostia consacrata. Gliela depongono solo su un corporale, che è stato steso sul suo petto, ma tra lo stupore di tutti l’ostia svanisce. Le sue monache credono di sciogliere l’enigma quando, appena spirata e mentre ne stanno ricomponendo il cadavere, notano in corrispondenza del cuore un marchio viola, grande appunto come l’ostia consacrata, come se questa si fosse impressa nel suo corpo: il marchio che le Mantellate ancora oggi portano impresso sul loro abito religioso, a ricordo della miracolosa ultima “comunione” della loro fondatrice. Proclamata santa da Clemente XII nel 1737, Giuliana Falconieri è festeggiata il 19 giugno ed invocata particolarmente contro i dolori di stomaco.


Autore:
Gianpiero Pettiti

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Aggiunto/modificato il 2007-05-08

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