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San Giovanni (Scalcione) da Matera Abate

20 giugno

Matera, 1070 (1080) - Foggia, 20 giugno 1139

Nacque nel 1070 a Matera da una famiglia di nobili. Da giovane si trasferì a Taranto dove chiese ospitalità e lavoro ai monaci basiliani dell'Isola di San Pietro. Ispirato da una visione si recò in Calabria e poi in Sicilia continuando a condurre un'esistenza nel segno della penitenza e della rinuncia. Ritornato in Puglia, a Ginosa, si fece conoscere come predicatore nella zona e attirando l'ammirazione di molti. Imprigionato a causa di false calunnie fu liberato miracolosamente. Allontanatosi dalla terra natia, vi fece ritorno in seguito a una visione. Dopo un incontro e un periodo di permanenza con l'eremita san Guglielmo da Vercelli decise di andare in Palestina. Tuttavia passando per Bari comprese che la sua missione doveva svolgersi in quella città. Dopo un periodo di predicazione si fermò vicino a Pulsano, dove fondò una comunità che in sei mesi vide l'adesione di 50 monaci. La Congregazione monastica fu detta degli «Scalzi». Morì nel monastero di Foggia nel 1139. (Avvenire)

Patronato: Matera

Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico

Martirologio Romano: Nel monastero di San Giacomo di Foggia in Puglia, san Giovanni da Matera, abate, che, insigne per austerità di vita e per la predicazione al popolo, fondò sul Gargano la Congregazione di Pulsano di osservanza benedettina.

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E’ detto anche da Pulsano, dal luogo ove fondò la sua ultima opera monastica. Nacque verso il 1070 in Matera da una ricca e nobile famiglia, ma ancora giovanetto, animato da uno straordinario spirito di pietà, abbandonò la casa paterna e si diresse a Taranto dove chiese ospitalità e lavoro ai monaci basiliani dell’Isola di S. Pietro, qui gli fu affidata la custodia delle pecore.
Quando aveva lasciato i fasti della sua casa, aveva scambiato i suoi lussuosi abiti con quelli di un povero, certo il gesto di s. Francesco che si spoglia dei suoi abiti per indossare un saio, era già stato fatto tante volte nei secoli precedenti da questi iniziali eremiti e monaci.
Giovanni fu molto provato da questo lavoro e quando stava per cedere, sentì una voce interna “Dio è con te” che lo rianimò; alla vista di una barca credette di vedere un volere di Dio e quindi si fece trasportare in Calabria, dove fece una vita di solitudine e mortificazione, da lì passò in Sicilia standoci due anni e proseguendo la sua vita di penitente.
Ritornò in Puglia a Ginosa che era vicino Taranto e Matera e lì continuò la sua consueta vita, ospitato dai parenti che nel frattempo si erano trasferiti per motivi politici, ma ridotto quasi ad un scheletro, riuscì a non farsi riconoscere.
Prese a girare fra il popolo di vari paesi predicando ed esortando ad una vita di preghiera, attirando la benevolenza di molti ed anche l’accodarsi di alcuni discepoli, subì anche delle calunnie per cui finì in prigione per ordine del conte Roberto di Chiaromonte. Fu liberato miracolosamente e dovette allontanarsi da tutti, continuando a predicare in altre zone, giunto a Capua, sentì di nuovo la sua voce guida che gli disse di ritornare in Puglia; sui monti dell’Irpinia a Bagnoli incontrò s. Guglielmo da Vercelli che con alcuni discepoli conduceva vita eremitica, si fermò con loro finché ebbe una visione che indicava per entrambi le loro strade, opposte ma sempre nell’Italia Meridionale, infatti Giovanni operò in Puglia mentre Guglielmo avrebbe poi fondato il monastero e santuario di Montevergine.
Decise di andare in Palestina passando per Bari, la città in quel periodo godeva di importante vivacità, da poco erano arrivate le reliquie di s. Nicola (1087) e celebrato un Concilio presieduto dal papa Urbano II con eminenti vescovi cattolici, ma tutto ciò non impediva il proliferare di disordini morali e politici, allora Giovanni comprese che la sua Palestina era lì, in Puglia.
Riprese le sue peregrinazioni, attirando tanta ammirazione dal popolo ma anche tanti nemici al punto che corse il pericolo di essere bruciato vivo. Visitò i suoi discepoli a Ginosa e proseguì per il Gargano, già celebre per il santuario dell’Arcangelo Michele e lì vicino a Pulsano si fermò in una valle solitaria insieme a sei discepoli.
Iniziò così una nuova comunità che in capo a sei mesi raggiunse l’aggregazione di 50 monaci e acquistando gran fama. La Congregazione monastica detta degli “Scalzi” si ingrandì ricevendo lasciti e terreni per cui fu aperta un’altra casa presso la chiesa di s. Giacomo a Foggia e poi un monastero a Meleda in Dalmazia di fronte alle coste del Gargano, lì fu inviato a reggerlo il monaco Giovanni Bono, morto in concetto di santità.
Dopo dieci anni di conduzione e dopo aver guadagnato la stima del re Ruggero II e del papa Innocenzo II morì nel monastero di Foggia il 20 giugno 1139 e lì sepolto.
E’ stato il precursore, insieme ad altri movimenti religiosi sorti fra il X e l’XI secolo, della vita penitenziale, povera ed associata che porterà al sorgere degli Ordini mendicanti più organizzati e vasti.
La Congregazione di Pulsano, nel sec. XV era quasi estinta, ma restano i molti frutti di santità prodotti dai suoi monasteri. Il corpo di s. Giovanni, da Foggia fu poi trasportato a Pulsano e nel 1830 traslato nella cattedrale di Matera di cui è compatrono e la cui festa si commemora il 23 giugno.
Le sacre reliquie del Santo Abate fondatore di S. Maria di Pulsano sono custodite nella Cattedrale di Matera in una artistica urna dal 1830.

Autore: Antonio Borrelli
 


 

Come farà San Francesco d’Assisi un secolo dopo, in Basilicata, a Matera, un ragazzo ricco e di nobile famiglia si spoglia di tutto, anche dell’elegante vestito che indossa, e va via da casa, alla ricerca di Dio. Giovanni Scalcione, nato a Matera nel 1070 circa, riceve un’educazione cristiana e, fin da ragazzino, ama stare da solo e pregare. Diventato un giovanotto, lascia tutte le sue ricchezze perché non lo rendono felice e, dopo aver scambiato i suoi vestiti con quelli di un mendicante, in groppa a un asino si dirige a Taranto e si ferma nell’isola di San Pietro, presso un monastero. Per sua scelta Giovanni svolge lavori umili e pascola le pecore. Non parla mai e per questo motivo viene considerato scontroso e deriso dai compagni.
Desideroso di maggiore solitudine, Giovanni si mette in viaggio verso la Calabria e la Sicilia. Si rifugia nelle grotte, vive da eremita cibandosi di erbe e frutti selvatici, fa voto del silenzio per due anni. Confortato da Visioni Celesti che lo esortano a diventare un evangelizzatore, il monaco torna in Puglia e si ferma a Ginosa (Taranto), attirato dal paesaggio rupestre. Mentre prega in una piccola chiesa diroccata dedicata a San Pietro, l’apostolo si manifesta a Giovanni e gli chiede di restaurare il rudere. Proprio come San Francesco che, dopo aver pregato davanti a un crocifisso nella “Porziuncola”, sente Gesù che lo esorta a restaurare la sua dimora, anche Giovanni si mette all’opera e, grazie alle donazioni di persone generose, ricostruisce la piccola Chiesa di San Pietro.
Giovanni vorrebbe andare in Palestina a visitare la Terra Santa, ma arrivato in Puglia, a Bari, il monaco capisce che la sua missione è in Italia. Predica, parla di Gesù e il suo incessante camminare lo porta fino al Monte Gargano (Puglia), dove sorge il santuario dedicato all’arcangelo San Michele. Qui compie il famoso “miracolo dell’acqua”. Nel Tavoliere della Puglia non piove da tanto tempo e la siccità mette a rischio il raccolto. Giovanni interviene e arriva la tanto attesa pioggia. A Pulsano (Taranto) e a Foggia fonda, poi, due monasteri per accogliere i suoi discepoli. La loro severa Regola detta degli “scalzi” si ispira a quella benedettina. Essi vivono di elemosina e di lavori agricoli, camminano scalzi, non bevono vino. Giovanni muore nel 1139 a Foggia, ma il suo corpo oggi riposa nella Cattedrale di Matera di cui è il santo compatrono.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-06-22

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