1031 - 30 luglio 1096
Figlio di Bela, re d'Ungheria, nacque nel 1031, ma essendo il trono elettivo non aveva alcun diritto alla successione. Ben presto però le sua qualità e la sua vita gli meritarono l'elezione a re e guidò un governo secondo il volere di Dio. Appena ebbe nelle sue mani le redini del potere si diede a riformare i costumi, rinnovare i tribunali e rialzare la pubblica moralità. Lottò, combattè e soffrì, ma alla fine riuscì a rendere il suo popolo profondamente cristiano e degno di essere additato a esempio di ogni altro. Era casto, detestava l'avarizia e aveva una spiccata sobrietà che usava nei cibi e nelle bevande tanto da far stupire i suoi cortigiani. Inoltre dedicava molte ore alla preghiera e alle buone letture. La giustizia e l'imparzialità unite all'amore evangelico resero Ladislao un modello di re. Riparò nel suo regno i guasti causati dalle innumerevoli ribellioni e da molte eresie, formando una nazione unita nella fede.
Etimologia: Ladislao = signore, che governa glorioso, dal polacco)
Martirologio Romano: A Nitra sull’omonimo fiume presso i monti Carpazi, nell’odierna Slovacchia, transito di san Ladislao, che, re di Ungheria, durante il suo regno ristabilì le leggi cristiane introdotte da santo Stefano, riformando i costumi e dando lui stesso esempio di virtù; si adoperò con zelo nel propagare la fede cristiana nella Croazia, unita al regno di Ungheria, istituendo la sede episcopale a Zagabria. Morì mentre muoveva guerra ai Boemi e il suo corpo fu poi deposto a Oradea in Transilvania.
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Ladislao, figlio di Bela, re d’Ungheria, nacque l’anno 1031, ma essendo il trono elettivo non aveva alcun diritto alla successione. Ben presto però le bellissime qualità e la integerrima sua vita gli meritarono l’elezione a re e un governo secondo il cuore e il volere di Dio.
Appena ebbe nelle sue mani le redini del potere si diede con meravigliosa alacrità a ripurgare tutta la legislazione, riformare i costumi, rinnovare tribunali, rialzare la pubblica moralità, calpestata da ogni classe di cittadini. L’intento che guidava il santo monarca era quello di fare che la religione divenisse cardine della legislazione e base di tutto il benessere sociale. Per questo lottò, combattè, soffrì, ma alla fine trionfò, rendendo il suo popolo profondamente cristiano e degno di essere additato a modello di ogni altro.
Era casto, pietoso, informato ai precetti evangelici; detestava l’avarizia, l’ambizione e stimava perduto quel giorno nel quale non avesse fatto del bene, o impedito del male. La sobrietà che usava nei cibi e nelle bevande facevano stupire i suoi cortigiani che si domandavano come mai il loro re, benchè gli venissero preparati prelibatissimi pranzi, rinunziasse a tutto cibandosi spesso di legumi e bevendo acqua pura.
Sempre occupato a disimpegnare le cose dello stato, trovava tuttavia le ore per le preghiere e per le buone letture; nella sua grande carità non cessava di abbellire chiese, sollevare le miserie della sua nazione, proscrivendo i trasgressori delle leggi senza accettazione di persone.
La giustizia, l’imparzialità, l’intransigenza e una titanica volontà unite all’amore evangelico, resero Ladislao modello di re. Riparò nel suo regno i guasti causati dalle innumerevoli ribellioni e da molte eresie, formando un popolo unito nella fede, sottomesso in tutto alla Sede Apostolica, popolo che assieme al suo re, rimase d’indelebile memoria ai posteri.
Intanto i Turchi, orgogliosi della conquista dei luoghi santi, minacciavano l’Europa e opprimevano crudelmente i fedeli caduti nelle loro mani. Dall’Europa fu lanciato il grido della liberazione dei fratelli, e i principi che pronti risposero all’eco non tardarono ad allestire eserciti a questo nobile fine.
Anche il re Ladislao preparò le sue milizie, e già tutto era pronto quando cadde repentinamente ammalato. Subito gli furono prodigate le cure da parte dei medici del caso, ma egli sapendo ehe la divina misericordia ormai lo voleva al cielo, si munì dei conforti spirituali della Chiesa. Contento di avere combattuto e sofferto per la causa di Dio, con l’anima tranquilla, con gli occhi fissi al cielo placidamente spirava il 30 luglio dell’anno 1096.
Autore: Antonio Galuzzi
Un re giusto, saggio, generoso, che detesta l’avarizia, che prega e vive in modo semplice, pensando al bene del suo popolo. Questo è Ladislao, nato in Polonia nel 1031. Il suo nome in polacco significa “signore che governa glorioso”. Cresce e diventa un ragazzo bellissimo, la sua statura è così elevata da superare tutti i suoi sudditi. I suoi modi sono gentili, il suo animo è buono e caritatevole. È anche forte, robusto e coraggioso in battaglia. Ladislao, diventato re d’Ungheria nel 1077, viene soprannominato “Lancillotto”, proprio come il valoroso cavaliere della Tavola Rotonda del leggendario re Artù. Ma nel privato il re ha una condotta improntata alla sobrietà e al buon cuore che diventa un esempio di virtù per i suoi sudditi. Egli prega e legge libri religiosi. Lascia costernati i suoi cuochi che gli preparano ogni prelibatezza, perché preferisce cibarsi di legumi e beve solo acqua.
Ladislao pensa soprattutto al benessere del suo popolo. Egli ritiene che ogni giorno trascorso senza aver fatto del bene o impedito del male sia sprecato. Profondamente credente, fa costruire chiese e introduce il Cattolicesimo nel suo regno, diffondendolo anche in Croazia, annessa all’Ungheria. Il monarca intende governare avvalendosi dei dettami della religione cattolica, ritenendola fondamentale per il benessere della società. Difende il suo regno con successo, con la spada e l’esercito ai suoi ordini, dalle invasioni dei Tartari. Amato dal popolo, promulga leggi per migliorare la vita dei cittadini e interviene in soccorso degli orfani e dei poveri. Così il re comincia ad essere chiamato “Ladislao il Pio”.
In seguito all’invasione dei Turchi in Terra Santa, il monarca si organizza per unirsi agli altri eserciti europei e partecipare alla prima crociata. Purtroppo il re si ammala gravemente e muore a Nitra, in Slovacchia, nel 1096. Oggi riposa nella Cattedrale di Oradea (Romania). L’Ungheria lo ricorda come un eroe nazionale e ancora oggi la sua statua campeggia nella Piazza degli Eroi a Budapest.
Autore: Mariella Lentini
Fonte:
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