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San Giacomo di Nisibi Vescovo

15 luglio

† 338

Martirologio Romano: A Nisibi in Mesopotamia, nel territorio dell’odierna Turchia, san Giacomo, primo vescovo di questa città, che partecipò al Concilio di Nicea e governò in pace il suo gregge, nutrendolo e difendendolo dall’assalto dei nemici della fede.


Nel suo magistrale studio su Giacomo, P. Peeters ha esaminato le fonti che forniscono informazioni su questo personaggio, tentando di isolare, tra gli sviluppi leggendari, gli elementi storici certi.
Da tale ricerca risulta che i particolari biografici a noi pervenuti sono assai scarsi. Come aveva già fatto notare G. Cuypers negli Acta SS., occorre leggere con una certa prudenza sia il capitolo della Historia Religiosa che Teodoreto dedica al vescovo di Nisibi, sia ciò che a riguardo narra Elias bar Sinaya nella Cronaca dei Metropolitani di Nisibi.
Il luogo e la data di nascita di Giacomo sono sconosciuti, anche se Teodoreto afferma che nacque nella stessa Nisibi. Verosimilmente intorno al 308 Giacomo fonda la sede di Nisibi e ne diviene primo vescovo. Nel 325 partecipa al concilio di Nicea in cui, secondo san Atanasio, si distingue tra gli ardenti difensori della fede ortodossa. Si sa, d’altra parte, che, secondo una certa tradizione, sant'Efrem avrebbe accompagnato il suo maestro ed amico al concilio.
Secondo quanto afferma BarhadbSabba Arbaya ne "La Causa della Fondazione delle Scuole", Giacomo, al suo ritorno da Nicea, avrebbe fondato la prima scuola di Nisibi; ciò è possibile, pur tenendo presente che la celebre scuola di questo nome fu fondata solo un secolo più tardi, nel 457, da Narsete il Lebbroso.
Allorché Sapore attaccò Nisibi, nel 338, Giacomo era ancora vescovo. Morì nello stesso anno durante l’assedio della città, come afferma il Chronicon Edessenum; e ciò spiega, sembra, perché il vescovo fu inumato entro le mura della città di cui rimase, per sua intercessione celeste, insigne difensore.
Un’altra tradizione vuole che, nel 363, quando Gioviano cedette Nisibi ai Persiani, i suoi abitanti trasportassero le reliquie del santo ad Amida; in tal caso occorrerebbe spiegare come mai, alla fine del X secolo, l’imperatore bizantino Giovanni Tzimisces, abbia ritrovato tali reliquie a Nisibi trasportandole poi a Costantinopoli.
Poiché questo particolare è riportato da alcuni martirologi, conviene aggiungere che, secondo Gennadio, Giacomo sarebbe stato confessore durante la persecuzione di Massimino. Con ancora maggiore circospezione conviene leggere l’episodio narrato nel V secolo da Fausto di Bisanzio nella sua Storia d'Armenia, secondo cui Giacomo avrebbe scoperto l’arca di Noè sul Monte Ararat!
E. Tisserant ha chiaramente fatto il punto sulla pretesa attività letteraria di Giacomo ed, in particolare, sulla attribuzione a lui delle Demonstrationes di Afraate.
Il culto di Giacomo si affermò rapidamente; il Martirologio Siriaco del IV secolo, seguito dal Geronimiano, lo menziona al 15 luglio, data conservata dai martirologi occidentali fino al Romano. Nei sinassari bizantini, invece, lo si incontra al 13 gennaio come, d’altra parte, nel Sinassario Alessandrino di Michele, vescovo di Atrib e Malìg (=18 tubali). Nella Chiesa siriaca, secondo le fonti pubblicate da F. Nau, è commemorato in più di sei date diverse. Nella Chiesa armena, in cui il culto di Giacomo è molto diffuso, soprattutto in base alla tradizione che lo pone in relazione con Gregorio l’Illuminatore, è ricordato il 7 khalots (= 15 dicembre).


Autore:
Joseph-Marie Sauget


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2018-02-20

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