Newsletter
|
Per ricevere i Santi di oggi inserisci la tua mail:
|
|
E-Mail: info@santiebeati.it
|
|
> Home
> Sezione N
> Santi Nemesiano, Felice, Lucio, Litteo, Poliano, Vittore, Iader e Dativo
| Condividi su
|
Santi Nemesiano, Felice, Lucio, Litteo, Poliano, Vittore, Iader e Dativo Martiri in Africa
Festa:
10 settembre
|
† 258
Martirologio Romano: Commemorazione dei santi Nemesiano e compagni, Felice, Lucio, un altro Felice, Littéo, Poliano, Vittore, Iader e Dativo, che, vescovi, sacerdoti e diaconi, allo scoppio della feroce persecuzione perpetrata in Africa sotto gli imperatori Valeriano e Gallieno, furono per la loro fede in Cristo dapprima crudelmente percossi e poi legati in ceppi e destinati alle miniere, dove san Cipriano con le sue lettere li esortava a sopportare con fermezza la prigionia e a custodire i precetti del Signore.
|
Santi NEMESIANO, FELICE, LUCIO, LITTEO, POLIANO, VITTORE, JADER, DATIVO e FELICE, vescovi e compagni, martiri in Africa.
L'unica fonte che tratta di questo cospicuo gruppo di santi è l'epistolario di san Cipriano, in cui si trova una lettera a loro diretta dal vescovo cartaginese e le risposte dei confessori. Dai brevi cenni contenuti in queste lettere si può così ricostruire la storia dei martiri.
In seguito all’editto di Valeriano del 257, che comminava l’esilio agli appartenenti al clero e la proibizione di tenere assemblee liturgiche, e dopo l’arresto dello stesso san Cipriano, anche i nove vescovi predetti, con presbiteri, diaconi e molti fedeli, tra cui c’erano anche donne e bambini, furono condannati a lavorare nelle miniere della Numidia. Ad essi san Cipriano, dall’esilio di Curubi, inviò una bellissima lettera consolatoria, esaltando la loro fermezza nella fede (« conservantes firmi ter dominica mandata»), incoraggiandoli a sopportare con gioia le catene, le privazioni e gli stenti della prigionia, a non rattristarsi troppo se non potevano celebrare o assistere al santo Sacrificio poiché essi stessi erano diventati sacrificio accetto a Dio, avendo già sofferto la pena della flagellazione per la quale «initiastis confessionis vestrae religiosa primordia».
La lettera fu portata dal suddiacono Erenniano e dagli accoliti Lucano, Massimo e Amanzio, i quali recarono ai confessori, per disposizione dello stesso vescovo, anche doni ed oggetti necessari alla loro vita.
Dalle risposte dei condannati si deduce chiaramente che essi erano stati smistati in tre luoghi diversi; infatti una lettera è firmata dai vescovi Nemesiano, Dativo, Felice e Vittore; un’altra dal solo Lucio, e la terza da Felice, Jader e Poliano. Tra le firme manca il nome del vescovo Litteo, dal che si deve dedurre che egli fosse già morto; del resto lo stesso Cipriano nella sua lettera, dice espressamente che anche altri condannati, tra gli stessi destinatari, avevano già ricevuto la corona del martirio.
Le tre risposte contengono più o meno le stesse notizie: elogi per il loro metropolita, per l’esempio ad essi dato, ringraziamenti per le premure verso di loro e richiesta di preghiere per sopportare fino in fondo il duro esilio.
Quanti dei destinatari della lettera di san Cipriano siano morti martiri è impossibile precisare; la condanna alle miniere di per sé equivaleva alla morte civile ed il nuovo editto di Valeriano del 258 stabiliva la pena di morte per tutti gli ecclesiastici: è lecito quindi dedurre che tutti quei condannati debbano essere annoverati tra i martiri. È però doveroso aggiungere che il loro ricordo non si trova nel Calendario cartaginese e se i loro nomi sono inseriti nel Martirologio Romano ciò è dovuto al fatto che Floro per primo li inserì nel suo Martirologio al 10 settembre, ingannato da un latercolo del Geronimiano che in quel giorno ricorda un martire Nemesio di Alessandria; e da Floro li trascrissero Adone ed Usuardo.
Autore: Agostino Amore
Fonte:
|
|
|
|
|
|
|
|