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Beato Matteo Carreri Sacerdote domenicano

5 ottobre

Mantova, 1420 - Vigevano, 5 ottobre 1470

Gian Francesco Carreri nacque a Mantova tra il 1420 e il 1425. A vent’anni entrò nel convento domenicano di Santa Maria degli Angeli, presso la città natale, prendendo il nome di Matteo. Ordinato sacerdote, per molti anni fu maestro dei novizi. Successivamente fu inviato a Soncino, nel Cremonese, dove guidò sulla via della perfezione evangelica la beata Stefana Quinzani. Fu poi trasferito a Vigevano per una nuova missione evangelizzatrice, e là morì il 5 ottobre 1470.
Il suo corpo è venerato nella chiesa di s. Pietro martire a Vigevano, città che lo invoca come patrono.

Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico

Martirologio Romano: A Vigevano in Lombardia, beato Matteo (Giovanni Francesco) Carreri, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che fu nel suo tempo un incisivo ed eloquente predicatore della parola di Dio.


Gian Francesco Carreri, della nobilissima famiglia Carreri, va annoverato tra i religiosi che più strenuamente nel XV° secolo si affaticarono per la salute delle anime e per la riforma dell’Ordine. Cambiò il suo nome di battesimo in Matteo.
Da fanciullo sembrò un angelo per la bellezza del corpo e per la bontà del cuore. Non gli mancarono insidie e tentazioni, ma egli, con la grazia di Dio le superò tutte, riportando completa vittoria. Desideroso di abbracciare la vita religiosa chiedeva al Signore di fargli conoscere la sua volontà, e un giorno, entrando nella chiesa di S. Domenico di Mantova, rimase così soavemente colpito dalla devota salmodia dei frati, che subito decise di entrare nell’Ordine dei Predicatori. Il suo noviziato fu uno dei più ferventi, e spesso il Padre Maestro doveva moderarne l’eccessivo ardore. La preghiera, lo studio, la penitenza furono i mezzi sicuri con cui si preparò alla sua portentosa predicazione. La Lombardia e la Toscana furono scosse dalla sua ardente parola e dai prodigi che l’accompagnavano. Combatté senza posa la profanazione dei giorni festivi e i divertimenti illeciti. Portò uno spirito nuovo nei vari conventi, specialmente in quello di Soncino, in cui introdusse una riforma completa.
Curò molto il Terz’Ordine e vi fece sbocciare quel mirabile fiore di santità, che fu Luchina da Soncino. Bramò di gustare, prima di morire, qualche goccia della Passione del Salvatore, e l’ottenne. Il Crocifisso gli apparve e, trapassandogli il cuore con un acuto strale, lo assicurò del premio vicino.
Trascorse la sua esperienza di vita religiosa e sacerdotale soprattutto nell'impegno della predicazione itinerante. La sua parola, carica di fascino spirituale, risuonò in molte regioni dell'Italia centro-settentrionale, suscitando consenso ed entusiasmo, e inducendo molti alla conversione. La sua spiritualità e la sua fervente predicazione avevano come fulcro il mistero della passione di Cristo.
La sua morte, avvenuta il 5 ottobre 1470 a Vigevano, fu seguita da moltissimi miracoli. Il suo corpo è venerato nella chiesa di San Pietro Martire. I vigevanesi nel 1482 hanno ottenuto da Papa Sisto IV di celebrare la memoria liturgica e, nel 1518, lo hanno proclamato Compatrono della città. Papa Benedetto XIV il 23 settembre 1742 ha confermato il culto.


Autore:
Franco Mariani

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Aggiunto/modificato il 2002-04-10

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