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Santa Fausta Romana Vedova

28 novembre

Sec. I

Di lei c'è solo un accenno nell'agiografia cristiana. Lo si trova nella Passione di sant'Anastasia, dove si legge "Benché mio padre fosse un idolatra, mia madre Fausta è vissuta sempre fedele e casta. Essa mi ha fatto cristiana nella culla".

Etimologia: Fausta = propizia, favorevole, dal latino


Nella Passio di Santa Anastasia si legge una lettera diretta ad un certo Crisogono, nella quale è scritto: " Benché mio padre fosse un idolatra, mia madre Fausta è vissuta sempre fedele e casta. Essa mi ha fatto cristiana dalla culla ".
Questo è l'unico accenno esistente - ed esistente in un testo leggendario - sul conto della Santa che oggi ricordiamo. Nient'altro rimane a ricordarci Santa Fausta, oltre questa breve testimonianza di riconoscenza filiale. Tentiamone il ritratto: una mamma che alleva nel Cristianesimo la propria figlia, fin " dalla culla ". La moglie di un idolatra, che adora il vero Dio. Una sposa fedele, una donna casta. Può sembrare troppo poco a chi, esigente con gli altri più che con se stesso, chiede alla santità manifestazioni spettacolari e fatti inconsueti.
Ma era già un fatto inconsueto che, nei primi tempi del Cristianesimo, sì trovassero anime disposte al sacrificio e alla persecuzione per amore di quel Dio disprezzato daì pagani, rappresentato come un asino in croce e diffamato come un volgare malfattore.
Per gli apologisti, la prima diffusione dei Cristianesimo fu già un miracolo per se stessa. Sarebbe bastato questo miracolo per dimostrare la divinità dei Cristo. Per la stessa ragione, bastava la conversione per dimostrare la santità dei primi cristiani. Non c'era bisogno di altro.
Non per nulla, i Cristiani dei primi secoli si chiamavano tutti, indistintamente, " Santi ". Per illuminare la loro aureola, bastava una confessione, o anche una semplice ammissione: " Sono cristiano ". Spesso, a queste parole dei Santi detti appunto " Confessori ", seguiva il processo, la condanna, il supplizio dei Santi, detti allora Martiri cioè " testimoni ".
Le varie Passioni derivavano dal desiderio di rendere più evidenti e più esemplari questi sacrifici spesso oscuri, questi eroismi nascosti. Accadde così anche per Santa Anastasia, nella cui complessa Passione si trova l'accenno alla madre Fausta, che allevò dalla culla la figlia cristiana.
Ella doveva sapere che cosa significasse ciò. Voleva dire preparare alla propria figlia un corredo di porpora, un avvenire di sacrifici, quasi certamente una morte prematura. L'amore materno doveva essere superato dalla fede, e la speranza umana doveva essere accesa dalla carità divina. Ecco perché le poche parole dedicate alla madre Fausta scoprono e rivelano tutto un profondo panorama storico e religioso, e acquistano un grande valore apologetico nella prospettiva dei primi secoli cristiani. Sono le parole che potrebbero essere estese a tutte le donne cristiane di quei tempi e di sempre: fedeli e caste, modeste e intrepide, amorevoli e coraggiose. Quelle donne esemplari che portarono nelle case ancora pagane il lievito dei Cristianesimo e accesero accanto alla culla dei loro figli la fiamma della fede, alimentata dalla loro passione e propagata dal loro sacrificio.


Fonte:
Archivio Parrocchia

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Aggiunto/modificato il 2001-02-01

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