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> Home > Sezione (Sezione Papi) > Leone XII (Annibale Sermattei della Genga) Condividi su Facebook Twitter

Leone XII (Annibale Sermattei della Genga) Papa

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Castello di Genga (Ancona), 20 agosto 1760 – Roma, 10 febbraio 1829

(Papa dal 05/10/1823 al 10/02/1829)
Nato a Genga, presso Fabriano, dovette impegnarsi nella repressione del brigantaggio negli Stati Pontifici e i disordini a Roma. Durante il suo pontificato furono conclusi concordati con gli Stati Uniti, i Paesi Bassi e le antiche colonie spagnole dell'America del Sud.


L’elezione di Leone XII, scaturì da un lungo conclave, iniziato il 2 settembre 1823 nel Palazzo del Quirinale e concluso dopo circa un mese. I conclavi dell’epoca potevano essere soggetti alla cosiddetta “esclusiva”, cioè il non gradimento di qualche Potenza europea, nei confronti di un cardinale probabile eletto.
Anche nel conclave che seguì alla morte di Pio VII (1800-1823) c’era un candidato forte, il cardinale Gabriele Severoli e quando fu chiaro che nel successivo scrutinio egli sarebbe stato eletto, il cardinale Giuseppe Albani per incarico della Corte Imperiale di Vienna, pose “l’esclusiva” contro di lui.
Dopo l’indignazione che ne seguì nel Sacro Collegio riunito in conclave, fu avanzata la candidatura del card. Annibale Della Genga, vicario di Roma dal 1820, il quale venne eletto il 28 settembre 1823, prendendo il nome di Leone XII.
Annibale Sermattei era nato il 20 agosto 1760 nel castello della nobile famiglia di Genga, presso Ancona; ordinato sacerdote nel 1783, studiò a Roma nell’Accademia dei Nobili.
La sua carriera ecclesiastica sotto il pontificato di papa Pio VI (1775-1799) fu rapida; il papa lo aveva nominato arcivescovo titolare di Tiro e poi di Senigallia e Nunzio a Lucerna e a Colonia; nel 1805 fu inviato presso la Dieta germanica e nel 1808 Nunzio a Monaco e a Parigi.
Papa Pio VII lo richiamò a Roma come arciprete di S. Maria Maggiore elevandolo alla dignità cardinalizia nel 1816 e come suo vicario per Roma nel 1820; Annibale Della Genga fu sempre ostile al potente e illuminato cardinale Ercole Con salvi, Segretario di Stato, che operava una politica cautamente riformatrice, mentre lui faceva parte sia pur come indipendente, dei conservatori detti “zelanti”.
Eletto papa, uno dei primi atti fu quello di sostituire il card. Consalvi con il card. ottantenne Giulio Maria della Somaglia, persona sprovvista di talento politico.
Dopo tre mesi si rese conto della situazione in cui la Chiesa si trovava, in quel periodo post-napoleonico e pre-risorgimentale, con la Carboneria e la Massoneria che fomentavano e con le turbolenze che agitavano gli Stati Europei; allora papa Leone XII richiamò il cardinale Consalvi per chiedere la sua opinione sul da farsi.
Subito dopo il grande sconfitto fu ufficialmente reinserito alla Corte pontificia e nominato Prefetto dell’importantissima Congregazione di Propaganda Fide.
Con la collaborazione del card. Consalvi, la politica di Leone XII evitò l’appiattimento estremista degli “zelanti” conservatori, per aderire al realismo moderato dell’ex Segretario di Stato e per superare di fatto le caratteristiche proprie della cristianità medievale.
Per accattivarsi il popolo, dopo la sua consacrazione in S. Pietro il 5 ottobre 1823, fece distribuire un denaro detto ‘paolo’ a tutti i poveri che si presentarono nel cortile del Belvedere, sorteggiò cento doti di trenta scudi per ‘zitelle da marito’, distribuì buoni per pane e pasta ai disoccupati, liberò tutti i pegni fatti presso il Monte di Pietà, promulgò amnistie e concessioni.
Proseguì rigorosamente il programma di moralizzare la Curia, incalzò il clero ad avere uno stile di vita più austero e a darsi una formazione teologica più diligente; convinto che per combattere l’indifferentismo liberale, l’antidoto era sviluppare nelle massi popolari il senso religioso, incoraggiò e promosse tutte le iniziative adatte a svilupparlo
Riconobbe di fatto l’indipendenza delle colonie spagnole d’America, negoziò dei concordati con gli Stati Renani, la Svizzera e con quelli dell’America del Sud; nel 1824 creò la Congregazione degli Studi per la scuola dello Stato Pontificio, che poi dal 1870 diresse le Università Pontificie; ampliò notevolmente il Ghetto di Roma.
Per quanto riguarda il governo dello Stato Pontificio, si affidò ai metodi reazionari del Segretario di Stato Giulio della Somaglia, tesi a ristabilire fra la Chiesa e le monarchie, un fronte compatto da opporre al liberalismo.
Malgrado l’opposizione delle Cancellerie europee, indisse l’Anno Santo 1825, cosa che papa Pio VII aveva evitato nell’anno 1800, tenendo conto del clima giacobino dei tempi.
In quell’Anno Santo affluirono a Roma non meno di mezzo milione di pellegrini, con la città esclusa da balli, feste e teatri e piena di prediche, processioni, funzioni; il Segretario di Stato con la sua polizia, stava continuamente in allarme, temendo l’introduzione a Roma e provincia, confusi tra i pellegrini, di cospiratori politici e membri di Società segrete.
E in questo clima, nel giugno 1825 si inserì la condanna a morte del bresciano Angelo Targhini e del romagnolo Leonida Montanari, medico condotto a Rocca di Papa, “rei di lesa maestà e ferite con pericolo”; furono ghigliottinati nel mese di novembre in Piazza del Popolo, la stessa piazza in cui eseguiva le sentenze capitali il famoso boia Mastro Titta; certo essendo in corso l’Anno Santo, si poteva usare un perdono e una indulgenza propria del clima giubilare, cosa che non ci fu.
Il pugno duro contro i Carbonari, vide come Legato straordinario in Romagna il card. Agostino Rivarola che ebbe poteri illimitati; procedette ad arresti in massa e il 31 agosto 1825 pronunciò personalmente una sentenza contro 508 imputati dei quali 26 ai lavori forzati a vita; le sette condanne a morte furono tramutate in prigionia perpetua.
Nel 1826 il card. Rivarola scampò ad un attentato e papa Leone XII lo richiamò a Roma sostituendolo con mons. Filippo Invernizzi, il quale istituì un processo per l’attentato, conclusasi nel 1828 con cinque condanne a morte, quattro furono eseguite e una commutata nel carcere a vita.
Probabilmente per la loro inesperienza, tutti questi Carbonari furono i primi martiri del Risorgimento Italiano. Nel 1828 il card. Segretario di Stato si dimise e fu sostituito dal cardinale Tommaso Bernetti che mise in atto una linea più morbida, ormai ci si rendeva conto che le condanne servivano poco, perché le vittime diventavano martiri guadagnando nuovi affiliati alla causa liberale; una successiva amnistia non portò gran frutto, perché i veri Carbonari continuarono a tramare.
Questo aspetto politico del governo dello Stato Pontificio, portò ad allargare il fossato tra il papa-re e il popolo desideroso di libertà e di visibilità; contro Leone XII i poeti dialettali romani dell’epoca, fra cui Gioacchino Belli (1791-1863) e gli anonimi con i versi attaccati alla statua di Marforio, ma soprattutto le famose “pasquinate” affisse alla statua di ‘Pasquino’, si lanciarono contro la sua persona e la sua politica con le loro pungenti satire.
Leone XII morì a Roma il 10 febbraio 1929 a 69 anni e fu sepolto in San Pietro, gli storici dicono con gran sollievo dei romani e l’impopolarità raggiunta da questo papa si legge nell’epitaffio dettato da ‘Pasquino’:
“Qui Della Genga giace – per sua e nostra pace”.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-07-19

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