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Santa Maria Teresa Chiramel Mankidiyan Vergine, fondatrice

8 giugno

Puthenchira, India, 26 aprile 1876 – Kuzhikkattussery, India, 8 giugno 1926

Thresia Chiramel Mankidiyan, nata a Putenchira, nello Stato del Kerala, il 26 aprile 1876, fu educata dalla madre secondo i principi cristiani. Desiderosa di consacrarsi a Dio, cominciò a visitare gli ammalati della parrocchia del suo villaggio, andando contro la morale degli anziani del villaggio. A causa dei fenomeni eccezionali che le accadevano, come visioni e l’impressione delle stimmate, cominciò a essere diretta spiritualmente dal suo parroco, don Joseph Vithayathil (Venerabile dal 2015). Dal 1904 aggiunse al nome di Battesimo quello di Mariam, per devozione alla Vergine Maria. Con l’approvazione di Mar John Menachery, Vicario Apostolico di Thrissur, prima ebbe un’esperienza nella congregazione delle Francescane Clarisse, poi tra le Carmelitane Scalze. Sempre grazie a quel vescovo, poté ritirarsi alla fine nella “Casa della Solitudine” fatta costruire apposta per lei. Dopo qualche tempo, le tre amiche con cui visitava i poveri e i malati la raggiunsero per fare vita comune. Mar Menachery eresse canonicamente, il 14 maggio 1914, la Congregazione della Sacra Famiglia, il cui scopo doveva essere l’Apostolato della Famiglia, l’educazione delle ragazze e la cura dei malati, anche dei più gravi. Madre Mariam Thresia, nominata superiora, continuò la propria opera educativa fino a quando non ebbe un incidente, in seguito al quale le andò quasi in cancrena una gamba. Morì l’8 giugno 1926, a cinquant’anni compiuti. È stata beatificata da san Giovanni Paolo II il 9 aprile 2000 e canonizzata da papa Francesco il 13 ottobre 2019. I resti mortali della fondatrice sono venerati nel convento della Congregazione della Sacra Famiglia a Kuzhikkattussery.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Kuzhikkattussery nello Stato del Kerala in India, beata Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, vergine, che, insigne per la vita eremitica e l’austerità delle sue penitenze, cercò Cristo nei più poveri e nei più emarginati e fondò la Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia.


Nascita e famiglia
Thresia Chiramel Mandikiyan nacque a Putenchira, oggi nello Stato indiano del Kerala, il 26 aprile 1876. La sua famiglia, un tempo benestante, aveva perso tutti i propri averi per procurare la dote a sette sue zie.
Suo padre, Thoma Chiramel Mankidiyan, aveva sposato in seconde nozze Thanda Mangali: da lei ebbe cinque figli. Thresia, che era la terzogenita, fu battezzata il 3 maggio 1876 nella chiesa parrocchiale di Putenchira: fu chiamata così in onore di santa Teresa d’Avila.

Un’infanzia improntata alla preghiera e alla mortificazione
Imparò ad amare il Signore grazie a sua madre, che le raccontava le storie della Bibbia e vari episodi delle vite dei Santi. Frequentò anche la scuola del villaggio, imparando a leggere e scrivere: era dotata di un ingegno vivace e di buona memoria.
A tre anni, sentendo suonare la campana per l’Angelus, chiese alla madre perché bisognava farsi il segno della Croce e dire le Ave Maria. L’interrogava spesso anche sui misteri della Santissima Trinità, dell’Annunciazione e della Passione di Cristo, meditandoli a lungo dentro di sé.
Cominciò anche a digiunare quattro volte a settimana e a pregare il Rosario varie volte al giorno. Se prima amava giocare con gli altri bambini e i fratelli, si distaccò da quei divertimenti per non dispiacere il Signore perdendo tempo.
Al vederla dimagrire in modo impressionante per una bambina di otto anni, Thanda provò a scoraggiarla da quei digiuni e dalle veglie notturne. Thresia, però, voleva assomigliare sempre di più a Cristo sofferente e di nascosto regalava il proprio cibo. Circa due anni più tardi, fece voto privato di verginità.

Carità controcorrente
Thanda morì il 2 marzo 1888. Thresia, che aveva dodici anni, dovette interrompere le scuole elementari. Da allora scelse di avere come propria madre la Vergine Maria, disponendosi ad accettare dolori, sofferenze e prove con animo costantemente lieto.
Nel 1891 pianificò di scappare di casa per condurre una vita di preghiera e penitenza sulle colline, ma non ci riuscì. Continuò a frequentare la sua parrocchia con tre amiche, Mariam Karumalikkal, Kochumariam Koonan e Thresia Koonan, dedicandosi tra l’altro alle pulizie e all’ornamento dell’altare.
Le tre ragazze cominciarono anche a prestare cure ai malati e ai moribondi del villaggio, anche a quelli affetti da morbillo e lebbra, senza distinzione di casta. Si accostavano anche alle famiglie segnate dalla violenza, dall’alcol e dall’immoralità e si prendevano cura degli orfani.
Questo fatto contribuiva alle incomprensioni nei loro confronti, perché andavano contro la morale corrente: per gli anziani del villaggio non era conveniente che delle ragazze uscissero di casa senza essere accompagnate da uomini.

Prove e consolazioni
Thresia aveva posto il proprio apostolato sotto la protezione della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, della quale affermava di avere visioni. Digiunava di frequente per la conversione dei peccatori, ma andava anche a trovarli, per esortarli alla conversione.
Ebbe anche l’esperienza dei dolori della crocifissione e le stimmate, che teneva accuratamente nascoste. Allo stesso tempo, cominciò ad avere tentazioni contro la fede e la castità. Il parroco di Puthenchira, don Joseph Vithayathil, la prese sotto la propria guida spirituale dal 30 aprile 1902.
Su ordine di Mar (il titolo per i vescovi di rito siro-malabarese, corrispondente al nostro “monsignore”) John Menachery, Vicario apostolico di Thrissur, la sottopose ripetutamente a esorcismi, dal 1902 al 1905; Thresia obbedì umilmente.
Il padre spirituale le concesse di aggiungere, dall’8 dicembre 1904, il nome di Mariam, ovvero Maria, a quello che portava dalla nascita, in segno d’amore per la Madonna al comando della Beata Vergine Maria. La ragazza diceva che la stessa Vergine gliel’aveva comandato durante una visione.

In cerca della propria vocazione
Il suo vescovo, preoccupato per i fenomeni singolari di cui continuava a essere oggetto, le comandò di entrare nella congregazione delle Francescane Clarisse, appena fondata, ma lei non pensava di essere chiamata a questo.
Nel 1912 l’indirizzò al convento delle Carmelitane di Ollur. Le monache erano liete di accoglierla, ma lei sentiva che il suo stile di vita era diverso da quello delle monache e ne informò don Vithayathil. Anche gli abitanti di Putenchira, che apprezzava i suoi servizi, chiesero al vescovo di riaverla accanto a loro.
Mar Menachery tenne conto di tutti questi fattori e le concesse, come sperava, di poter avere una casa dove condurre una vita ritirata in unione con Dio; a patto, però, che don Vithayathil contribuisse alla costruzione.

La “Casa della Solitudine”
Il 26 gennaio 1913, dunque, Mariam Thresia tornò a Putenchira. Come richiesto dal vescovo, don Vithayathil cominciò a far costruire la “Ekanthabhavan” (“Casa della Solitudine”) per lei. Il terreno fu donato da Maliekal Koonan Kunjuvaried Ittoop, ma il sacerdote avviò la costruzione a proprie spese.
Quando l’edificio arrivò a livello dei plinti di fondazione, i fondi cominciarono a scarseggiare. Don Vithayathil fu consolato da Thresia, che gli assicurò che li avrebbe procurati mendicando. Così, anche se riluttante, accettò. La ragazza, insieme a una compagna, visitò alcuni villaggi vicini in cerca d’aiuto: così, nel giro di poco tempo, la Casa della Solitudine fu completata.
Dato che il padre spirituale era malato, andò Thresia stessa, sempre con una compagna, a chiedere al vescovo di Thrissur la benedizione per l’edificio, ma non ricevette risposta positiva. Tornò delusa, ma gli rispose di essere pronta ad accettare la volontà di Dio. L’indomani, il 23 settembre 1913, il vescovo incaricò padre John Ukkan, il suo segretario, di portare la benedizione al posto suo.

L’inizio della Congregazione della Sacra Famiglia
Mariam Thresia si trasferì nella Casa della Solitudine il 7 ottobre 1913. Durante il giorno, però, era affiancata dalle sue tre amiche Mariam, Kochumariam e Thresia. La seguivano sia nella preghiera, sia nelle attività apostoliche, che non avevano confini né di casta, né di religione. Durante la notte si alternavano per farle compagnia, ma dal gennaio 1914 cominciarono a fare vita comune in modo permanente.
Il 13 maggio 1914, durante un colloquio con don Vithayathil, Mar Menachery l’informò che il giorno seguente sarebbe venuto di persona a benedire il convento. Il 14 maggio 1914, quindi, segnò la nascita della Congregazione della Sacra Famiglia.
Le tre compagne vennero ammesse come postulanti, mentre Mariam Thresia professò i voti religiosi e fu nominata superiora; don Vithayathil divenne invece il loro cappellano. Il vescovo diede loro le Costituzioni adattandole da quelle delle Suore della Sacra Famiglia di Bordeaux, che avevano una casa a Ceylon (l’odierno Sri Lanka).
Madre Mariam Thresia, in dodici anni e durante la prima guerra mondiale, fondò tre nuovi conventi, due scuole, due convitti, una casa di studio e un orfanotrofio. Formò con grande cura le novizie, delle quali fu anche maestra.

Gli ultimi giorni
Il giorno della benedizione del convento e della cappella a Thumbur, sei postulanti presero il velo e sette novizie ricevettero l’abito religioso. La folla che accorse fu tale che parte dell’edificio crollò: una ringhiera cadde addosso a madre Mariam Thresia, che stava pregando, ferendola a una gamba.
Noncurante di quanto le era accaduto, continuò il proprio compito di maestra delle novizie, passando il tempo con loro e organizzando la partenza di alcune per la casa di Thrissur, fissata per il giorno seguente.
Quando però il dolore e il rigonfiamento sulla gamba si fecero più intensi, venne portata all’Ospedale Governativo di Chalakudy. Il medico suggerì di ricoverarla, ma lei inizialmente si oppose: alla fine accettò e venne condotta lì su un carretto.
Poiché la piaga non guariva, anche perché lei era malata di diabete, venne operata e tenuta in osservazione in un edificio adiacente all’ospedale, di proprietà diocesana. Le sue condizioni, tuttavia, si aggravavano sempre di più, fino a essere dichiarate fatali.

La morte
A quel punto, il 7 giugno 1926, madre Mariam Thresia venne portata a Kuzhikkattussery, dove don Vithayathil le impartì l’Unzione degli Infermi e le diede la Comunione in forma di Viatico. Il giorno dopo si sentì molto meglio, seppur debole. Il padre spirituale, le suore e gli abitanti dei villaggi vicini circondarono il suo letto, commossi e in preghiera.
Madre Mariam Thresia li ringraziò e chiese loro perdono di tutto. Poi, alle suore, disse: «Mie amate figlie, perché i vostri cuori sono turbati come quelli di gente di poca fede? Sapete proprio come me che io non guarirò da questa malattia. Se è volontà dello Sposo divino che io vi lasci presto in risposta al Suo invito, sia adempiuto. La nostra congregazione è ancora bambina. Non dovreste dimenticare che nutrirla e allevarla è vostra responsabilità come membri di questa congregazione. Trattate i superiori sinceramente e amorevolmente. Amatevi le une le altre, aiutatevi le une le altre». Dopo questi consigli, chiamò don Vithayathil e gli affidò la completa responsabilità della congregazione e dei suoi membri.
Col passare delle ore, le sue condizioni divennero sempre più critiche. Dietro sua richiesta, venne stesa a terra su una stuoia, mentre le suore le si inginocchiavano attorno e il padre spirituale le suggeriva delle giaculatorie, che lei ripeteva restando lucida e calma. Spirò alle 20 dell’8 giugno, ripetendo la giaculatoria «Gesù, Giuseppe e Maria, vi affido il corpo e l’anima mia».
Durante la notte, nel giardino della casa, fiorirono improvvisamente dei gelsomini, benché non fosse stagione. Con gli stessi fiori furono adornate la bara e la salma, a cui molti accostarono i propri rosari o altri oggetti di devozione, persuasi com’erano che fosse appena morta una santa.

Le fasi preliminari della causa di beatificazione
La fama di santità che l’aveva circondata sia in vita sia in morte fece pensare all’avvio della sua causa di beatificazione. Tuttavia, don Vithayathil ordinò d’iniziarla solo dopo la propria morte. Il 20 novembre 1957 trasmise a Mar George Alappat, vescovo di Thrissur, tutte le lettere ricevute da lei e la biografia che lui stesso aveva scritto. Morì l’8 giugno 1964. Anche per lui è stata aperta la causa di beatificazione: il 14 dicembre 2015 è stato promulgato il decreto con cui veniva dichiarato Venerabile.
Le indagini preliminari stabilirono che la fama di santità e di segni di madre Mariam Thresia era sufficientemente fondata. La causa fu però iniziata nella diocesi di Irinjalakuda, non in quella di Thrissur, perché i suoi resti mortali erano stati sepolti lì. Il 3 gennaio 1981 furono sottoposti a ricognizione canonica.

La causa fino al decreto sull’eroicità delle virtù
Il nulla osta per l’avvio della causa fu emesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 12 luglio 1982. L’inchiesta diocesana fu aperta il 14 maggio 1983 e conclusa il 24 settembre 1983. Gli atti dell’inchiesta e la relativa documentazione vennero convalidati l’8 novembre 1985.
La “Positio super virtutibus”, consegnata nel 1997, venne esaminata dai Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi il 27 maggio 1997; essendo iniziata più di cinquant’anni dalla morte della Serva di Dio, la causa era di tipo storico. I Consultori Teologi, il 9 ottobre 1998, si pronunciarono a favore dell’eroicità delle sue virtù. Il loro parere positivo fu confermato, il 19 aprile 1999, dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione.
Il Papa san Giovanni Paolo II, il 28 giugno 1999, autorizzò la promulgazione del decreto con cui madre Mariam Thresia veniva dichiarata Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Tra le numerose grazie di guarigione a lei attribuite fu scelta, come possibile miracolo per ottenerle la beatificazione, quella avvenuta a Mathew D. Pellissery. Nacque nel 1956 con una malformazione congenita: aveva la sindrome del piede torto equino varo bilaterale in entrambi gli arti inferiori.
A quattordici anni decise di ricorrere all’intercessione di madre Mariam Thresia, digiunando e pregando, sostenuto anche da tutta la sua famiglia. Dopo trentatré giorni, il 21 agosto 1970, si svegliò trovando il piede destro perfettamente dritto. Anche il piede sinistro, dopo altri trentanove giorni di preghiera e digiuno, si raddrizzò durante il sonno, il 28 agosto 1971. Da allora Mathew poté camminare normalmente.

Il decreto sul miracolo e la beatificazione
L’inchiesta eparchiale (ossia diocesana) sull’asserito miracolo fu aperta a Thrissur il 28 aprile 1992 e conclusa il 26 luglio 1993. La convalida dell’inchiesta venne emessa il 22 gennaio 1999.
La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, il 16 novembre 1999, si espresse circa la mancata spiegazione scientifica dell’accaduto. Il 5 gennaio 2000, invece, i Consultori Teologi dichiararono il nesso tra la presunta guarigione e l’intercessione della Beata Mariam Thresia, confermato dai cardinali e dai vescovi della Congregazione il 18 gennaio 2000.
San Giovanni Paolo II, il 27 gennaio 2000, autorizzò la promulgazione del decreto che riconosceva la guarigione di Mathew D. Pellissery come miracolosa e ottenuta per intercessione di madre Mariam Thresia.
Lo stesso Pontefice la beatificò in piazza San Pietro a Roma il 9 aprile 2000, fissando la sua memoria liturgica all’8 giugno, giorno della sua nascita al Cielo. Madre Mariam Thresia diventava così la seconda religiosa di nazionalità indiana elevata agli onori degli altari, dopo la beata Alfonsa dell’Immacolata Concezione.

Il miracolo per la canonizzazione
Il «Times of India», il 21 ottobre 2018, ha svelato che il miracolo in esame per la canonizzazione riguardava un neonato di Perinchery, Christopher. Appena venuto alla luce, il mattino del 7 aprile 2009, ebbe gravi problemi respiratori. I suoi genitori, Joshi e Shibi, pregarono a lungo chiedendo l’intercessione della Beata Mariam Thresia, ponendo anche una sua reliquia accanto al piccolo. Dopo due giorni, il bambino si riprese e non ebbe postumi. Gli atti dell’inchiesta diocesana relativa sono stati convalidati il 24 giugno 2014.
Il 12 febbraio 2019, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinal Giovanni Angelo Becciu, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui l’accaduto era dichiarato come autentico miracolo, ottenuto per intercessione di madre Mariam Thresia. Lo stesso Pontefice l’ha canonizzata in piazza San Pietro a Roma il 13 ottobre 2019, insieme ad altri quattro Beati.

La Congregazione della Sacra Famiglia oggi
Le suore della Congregazione della Sacra Famiglia, cui è aggiunta la specifica “di Thrissur” per ragioni di omonimia, continuano la missione ricevuta dalla fondatrice tramite varie opere caritative ed educative, in particolare l’Apostolato della Famiglia, per la promozione della donna e al servizio dei malati e degli anziani. Hanno ricevuto il pontificio decreto di lode, ossia l’approvazione definitiva, il 1° agosto 1978.
Sono circa due mille Suore. In Italia hanno case a Roma e a Bazzano (in provincia di Bologna). Sono diffuse anche in Germania, America, Canada, Ecuador e in tre Stati africani: Ghana, Kenya e Sud Sudan.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2019-10-12

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