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Beata Eugenia Picco Vergine

7 settembre

Crescenzago, Milano, 8 novembre 1867 - Parma, 7 settembre 1921

Eugenia Picco nasce a Crescenzago (Milano) l'8 novembre 1867. Cresce in un ambiente disordinato e irreligioso, e spesso subisce le molestie del nuovo convivente della madre. Eppure ogni giorno, come per una «istintiva» forza, la giovane va a pregare nella basilica di Sant'Ambrogio a Milano. E a vent'anni, il 31 agosto del 1887, Eugenia scappa da casa ed entra nella famiglia religiosa delle Piccole figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Nel giugno del 1911 viene eletta Superiora generale e nonostante la tisi ossea che le provocherà l'amputazione della gamba destra, Suor Eugenia si mostrerà sempre disponibile e serena. Durante il suo governo, e particolarmente durante la grande guerra, l'impegno della famiglia religiosa viene rilanciato all'insegna della carità e della educazione delle giovani che risiedono nel convitto. La sua fama di santità si conserva, anzi andrà aumentando dopo la morte. Alla sua morte, avvenuta il 7 settembre 1921, suor Eugenia, vista da tutti come modello di pietà, di zelo, di prudenza, di spirito di sacrificio e di saggezza.

Martirologio Romano: A Parma, beata Eugenia Picco, vergine della Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesł e Maria, che, tutta votata alla volontą di Dio, promosse la dignitą delle donne e provvide alla formazione spirituale e culturale delle religiose.


Difficile trovare un ambiente familiare più disastrato di quello toccato ad Eugenia. E se ne parliamo è soltanto per dire, partendo da lei e dall’inaspettato lavoro della Grazia compiuto nella sua persona, che nessuno è autorizzato a disperare, perché Dio lavora anche là dove meno te lo aspetti. Il papà di Eugenia è un valente musicista non vedente, che collabora con “La Scala” di Milano. Mamma è una cantante, la cui bravura è almeno pari alla sua frivolezza. Artisticamente parlando, forma con il marito una coppia perfetta, spesso in tournée, in Italia e all’estero; peccato che, molto più del marito, lei ami la fama, i soldi e il successo, per cui da una di queste tournées in Russia torna da sola, facendo credere a tutti che il marito è morto durante il viaggio. Nessuno della famiglia avrà più notizie di lui e solo molto più tardi si scoprirà che, abbandonato dalla moglie, il celebre musicista non aveva più avuto il coraggio di tornare ed era salpato per l’America insieme ad un’altra donna.
Eugenia è perennemente parcheggiata dai nonni e un bel giorno viene “rapita” da mamma e costretta ad andare a vivere a Milano, in casa del suo convivente, lo stesso per il quale aveva lasciato il marito. Cresce bella, intelligente, artisticamente dotata, con mamma che le riversa addosso tutte le frustrazioni per la propria carriera interrotta e sogna per lei un futuro da cantante lirica. Ed intanto ha il suo bel daffare per difendersi dalle continue avances del convivente della madre. Le liti in casa sono all’ordine del giorno ed Eugenia esce esasperata dal clima teso che si respira in famiglia e con il resto della parentela. Neppure nella relazione sentimentale, che intrattiene dall’età di quattordici anni, trova la necessaria serenità ed a volte, al limite della sopportazione, cerca rifugio in chiesa.
Un inaspettato momento di luce le arriva sui 19 anni, al culmine dell’ennesima lite familiare, in un momento di preghiera, che è quasi un grido di disperazione, davanti al quadro posto al di sopra del suo letto: quasi una lama di luce che la trapassa e le fa ardentemente desiderare la santità. La sua vita cambia radicalmente e si orienta verso la vocazione religiosa, che la madre ovviamente contrasta con tutte le sue forze: per la ragazza sono mesi di passione, nei quali, oltre alla preghiera, suoi unici appoggi sono le Suore Orsoline dell’oratorio che frequenta, e un sacerdote che queste le fanno conoscere.  Se sull’autenticità della sua vocazione nessuno nutre dubbi, più incerta è la scelta della congregazione in cui attuarla. Prudentemente, le Orsoline, troppo vicine alla sua abitazione dove si continua ad avversare il suo ingresso in convento, la dirottano sull’ancor giovane congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria di Parma. È lo stesso fondatore, don Agostino Chieppi (oggi dichiarato Venerabile), ad accoglierla il 31 agosto 1887, quando lei arriva a Parma dopo essere fuggita di casa con l’aiuto dei parenti di papà.
Semplice, umile, fedele e generosa serve la congregazione: prima come insegnante nel Convitto, poi come maestra delle novizie, successivamente in qualità di archivista, di Segretaria generale e di Consigliera. Nel giugno 1911 viene eletta Superiora generale e rimane in carica fino alla morte. Fa voto di compiere con perfezione serena e tranquilla i suoi doveri di Superiora, e i risultati si vedono. Mentre, forse ricordando l’esperienza della sua adolescenza, si preoccupa molto per la formazione della donna e per l’inserimento delle ragazze nel mondo lavorativo, durante la Prima Guerra spalanca le porte della Congregazione per soccorrere i militari e gli orfani dei Caduti. Dalla contemplazione dell’Eucaristia nasce il programma della sua vita di religiosa: “Come Gesù ha scelto il pane, cosa tanto comune, così deve essere la mia vita, comune… accessibile a tutti e, in pari tempo, umile e nascosta, come è il pane”; tre soli i suoi propositi: “purezza per piacere a Gesù, umiltà per me, carità per gli altri”. Il suo fisico è minato dalla tisi ossea, con dolori lancinanti in mezzo ai quali continua a sorridere, spiegando che “se Eucarestia significa rendimento di grazie si può ringraziare solo con il sorriso”.  Subisce l’amputazione di una gamba, ma continua dalla sedie a rotelle il suo generoso servizio di Superiora generale, fino alla morte, che sopraggiunge il 7 settembre 1921, ad appena 54 anni.  Il 7 ottobre 2001 Giovanni Paolo II ha beatificato Madre Eugenia Picco, la ragazza che era riuscita a far della sua vita un capolavoro di santità, malgrado la sua famiglia.

Autore: Gianpiero Pettiti
 


 

Non sempre la casa è un rifugio caldo e sicuro. A volte in famiglia si annida una realtà lontana da Dio dove Dio viene sostituito con il denaro, il successo ad ogni costo, la ricerca di un amore malato vissuto senza sentimenti. Laddove una ragazza dovrebbe sentirsi protetta, si vede costretta a subire, invece, vessazioni e maltrattamenti. L’esempio coraggioso di Eugenia Picco rappresenta per l’infanzia e la gioventù di ogni epoca una speranza. Indica una via d’uscita fondata sulla fede. Eugenia è una ragazza che non si lascia condizionare dal clima amorale in cui vive, non seguendone il cattivo esempio.
Nasce nel 1867 a Crescenzago (Milano). Suo padre è un famoso musicista non vedente. La piccola Eugenia viene affidata ai nonni perché i genitori girano il mondo impegnati con le loro tournée. Un giorno la madre rientra sola dagli Stati Uniti ed Eugenia non rivedrà mai più il padre. La madre, donna che insegue il successo nel mondo dello spettacolo e che desidera la ricchezza e vivere nel lusso, vorrebbe che la figlia diventasse una famosa cantante. Nel mentre obbliga Eugenia a vivere con lei assieme a un altro uomo con il quale mette al mondo due figli. Eugenia cresce, diventa una bella ragazza e il convivente della madre comincia ad infastidirla con richieste di baci e carezze che l’adolescente non vuole assecondare. La ragazza sente che tutto questo non è bello, non è giusto. Per Eugenia il Bene è un’altra cosa.
La ragazza non aspira a diventare ricca e famosa. Soffre e sogna una vita “umile e nascosta, come è il pane, scelto da Gesù per l’Eucaristia”. Tutti i giorni si reca nella Chiesa di Sant’Ambrogio a Milano e qui, nella preghiera, trova un grande conforto. All’età di diciotto anni, mentre nella sua camera da letto invoca Dio di liberarla dalla disperazione, vede una striscia di luce entrare dentro il suo cuore. Il Signore l’ha ascoltata. Eugenia sente che la sua strada è quella religiosa. Il Cielo la chiama e questa si chiama vocazione.
La ragazza scappa via da casa e si rifugia presso le Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Parma. Diventa suora e si dedica all’insegnamento della musica e del canto alle bambine. Viene nominata madre superiora. Durante la Prima guerra mondiale assiste i feriti e accoglie i figli dei soldati e i poveri anziani rimasti soli. Muore a Parma nel 1921. Nel 2001 San Giovanni Paolo II, papa Karol Wojtyla, la proclama beata. Come desiderava la madre, quindi, Eugenia diventa famosa, non come cantante, ma in quanto beata.
 

 


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-08-20

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