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Venerabile Claudia Russo Fondatrice

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Napoli, 18 novembre 1889 – 11 marzo 1964

Claudina Russo (meglio nota come Claudia) trascorse la sua giovinezza assistendo gli anziani poveri di Barra, suo paese d’origine (oggi quartiere di Napoli). Seguendo i suggerimenti dei suoi consiglieri spirituali, organizzò le giovani che avevano preso a seguirla in un efficace e capillare servizio di carità. Il 20 giugno 1926 fu inaugurata la “Pia Casa” per le anziane e, non molto tempo dopo, Claudina fu invitata a dare una regola alle sue compagne. Sorsero quindi lesuore Povere Figlie della Visitazione di Maria, che ebbero come fine specifico l’assistenza agli anziani soli, la preparazione dei bambini alla Prima Comunione e la cura degli Esercizi spirituali per le giovani. Madre Claudina morì per un’emorragia cerebrale l’11 marzo 1964, a 74 anni. È stata dichiarata Venerabile il 20 dicembre 2012. I suoi resti mortali riposano dal 1971 nella chiesa della Casa madre delle Povere Figlie della Visitazione di Maria, in corso Bruno Buozzi 174 a Napoli.



I primi anni
Claudia Russo nacque a Barra, all’epoca Comune autonomo e ora popoloso quartiere di Napoli, il 18 novembre 1889. Era laterza dei dieci figli di Ernesto Russo, capotecnico d’artiglieria dell’Arsenale di Napoli e consigliere comunale, e Rosa Nicoletti. Prese il nome della nonna paterna, Claudine Besson, francese, motivo per cui anche all’anagrafe risultava Claudina.
A sei anni iniziò le elementari, che continuò fino alla quinta classe. Diligente a scuola e obbediente a casa, cercava sempre di rendersi utile nelle faccende necessarie alla sua numerosa famiglia. Nel maggio 1898 si accostò alla Prima Comunione nella parrocchia “Ave GratiaPlena” di Barra.
Continuò la sua formazione specializzandosi nel ricamo e nel cucito, prima da un’amica della madre poi, dal 1902, nel laboratorio tenuto dalle suore Stimmatine, ma solo per pochi mesi, sempre per esigenze familiari.
Divenne anche un’accanita lettrice di libri spirituali: a tredici anni le capitò di trovare un opuscolo intitolato «Regolamento per una giovane che vuol essere tutta di Gesù» e lo assunse come guida per la sua vita, tanto che decise di formulare il voto di verginità perpetua, ovviamente dopo aver ottenuto il permesso del suo confessore.

Alla ricerca dello stato di vita
Cresciuta, Claudina fu oggetto di diverse proposte di matrimonio, che rifiutò tutte con gentilezza sia per tenersi fedele al voto, sia perché effettivamente non si sentiva orientata a sposarsi, quanto piuttosto a vivere nel silenzio e nel nascondimento.
Per assecondarla, sebbene non volesse separarsi da lei, il padre Ernesto le assegnò una camera tutta per lei, così che potesse vivere come “monaca di casa” come tante altre donne di Napoli e zone limitrofe. Ma lei non voleva nemmeno quel genere di vita: «Gesù, tu devi far venire fuori un quarto stato apposta per me», lo supplicava.

Contatti con le Ancelle del Sacro Cuore di Caterina Volpicelli
In previsione della sua Cresima, scelse come madrina scelse Maria de Micco, una signorina che aveva conosciuto in parrocchia. La donna faceva parte della Pia Unione delle Ancelle del Sacro Cuore, fondate a Napoli da Caterina Volpicelli (canonizzata nel 2009) e che comprendevano un ramo di aggregate esterne, le Piccole Ancelle.
Claudina fu quindi invitata a frequentare la casa delle Ancelle a Ponticelli e la Casa madre, situata nel palazzo di famiglia della fondatrice. Le due non si conobbero, tuttavia, in quanto Caterina Volpicelli era morta nel 1894. Iniziò il noviziato come Ancella esterna il 9 giugno 1910 e visse il periodo della formazione accettando con docilità i consigli della sua superiora. L’anno dopo, ventiduenne, ricevette la Cresima nel Duomo di Napoli.

L’inizio del suo apostolato
Nel 1912 si accostò per la prima volta al confessionale di padre Michele Abete, nella chiesa del convento di Sant’Antoniodei Frati Minori Conventuali a Barra. Lui si accorse delle potenzialità della giovane e le domandò di aiutarlo a guidare spiritualmente un gruppo di ragazze. Lei non si riteneva adeguata a tale compito, ma obbedì. Le Ancelle del Sacro Cuore cercarono di attirare il gruppetto nella loro orbita, ma senza successo: le giovani erano molto più affezionate a Claudina che a Maria de Micco.
Il gruppetto fu presto orientato a occuparsi direttamente dei poveri: per procurarsi i fondi, le ragazze vendevano i lavori di ricamo realizzati da loro. Claudina, però, sentiva vanificati i suoi sogni di ritirarsi in clausura, al crescere delle sue seguaci: arrivò a perdere 22 chili, tanto che il suo medico credeva che avesse avuto una delusione amorosa.
Nel 1916 conobbe monsignor Gioacchino Brandi, che le fu indirizzato dal fratello Adolfo, entrato in seminario (in seguito divenne parroco di Barra): nel corso della loro fitta corrispondenza, lui riconobbe che lei non era fatta per il chiostro e che il suo desiderio di sacrificio poteva essere la base per un apostolato più diretto.

L’ingresso nel Terz’Ordine francescano
A quei consigli fece seguito l’inserimento di Claudina e compagne nel Terz’Ordine francescano, in obbedienza a padre Michele Abete e per evitare le critiche delle parrocchiane di Sant’Antonio. Le malelingue, tuttavia, arrivarono al punto che i superiori, per metterlo al riparo, decisero di trasferirlo a Zagarolo, ma gli concessero di mantenere i contatti con le giovani di Barra.
Nel 1917 il gruppoebbe la sua prima sede stabile, in una sala offerta dai coniugi Antonietta Iodice e Francesco Busiello in corso Vittorio Emanuele 57 (oggi corso Bruno Buozzi 174). Dal 1919 al 1923 si aprì alla collaborazione con l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, per sanare alcuni problemi causati dalla Grande Guerra.

Il sogno di una casa per i poveri
Il 5 maggio 1923 fu inaugurato un negozio di tessuti, i cui proventi avrebbero contribuito all’assistenza ai poveri, ma intanto andava prendendo corpo l’idea di una casa per garantire un aiuto più stabile e cercando di non forzare la debolissima economia delle famiglie locali. Claudina e le sue compagne, infatti, si erano imposte di lavorare anche di notte per questo scopo: di giorno lei era impegnata in famiglia, mentre impiegava parte della notte nella confezione di ricami, merletti e calze.
La decisione fu accelerata quando Grazia Scognamiglio, una delle ragazze più fervorose, si recò nella povera casa di una delle anziane che seguiva: trovandola assopita, le mise tra le mani una mela, di cui si era privata. L’indomani tornò, ma scoprì che la signora non si era addormentata: era morta. Claudina rimase decisamente impressionata: comprese che i poveri avevano bisogno non solo di cure temporanee ma, ancor prima, di non essere lasciati soli.

La “Pia Casa” di Barra
Dopo i necessari lavori, finanziati anche dai sacrifici delle ragazze e dal sostegno delle loro famiglie, il 20 giugno 1926 venne inaugurata la “Pia Casa” con l’ingresso di dodici vecchiette. Poco tempo dopo, arrivò monsignor Brandi, che si stupì al vedere un’opera tanto organizzata, con quindici ragazze che già vivevano giorno e notte accanto alle ospiti. Si adoperò, quindi, perché venisse concesso di poter tenere il Santissimo Sacramento in un’apposita cappella. Anche il cardinal Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, venne in visita il 20 ottobre 1926 e ne ricavò un’impressione ottima.
Col tempo, sia il primo oratorio provvisorio sia i locali per le ospiti risultarono insufficienti. Per affrontare le spese, Claudina si vide costretta a sospendere gli aiuti ai poveri esterni, ma era ancora peggio. Allora, sul punto di scoraggiarsi, prese il cassetto dello scrittoio che adoperava come cassaforte, lo portò di fronte al Tabernacolo ed esplose: «Gesù, senti, io qui non ci volevo venire. La casa è tua, le vecchiette sono tue: se non ci pensi, io ti lascio e me ne torno a casa mia. Peggio per te che fai brutta figura». Da allora, la cassa non fu più vuota.

Il tempo della Regola
Oltre alla carità verso le anziane signore, le giovani della Pia Casa si dedicavano all’istruzione catechistica delle bambine, alla preparazione alla Prima Comunione e a curare corsi di esercizi spirituali per le ragazze. A quel punto, monsignor Brandi pensò che non fosse più il caso di attendere oltre: invitò quindi Claudina a dare una regola alle sue compagne, ispirandosi a quegli aspetti della vita di Gesù che più l’avevano colpita e senza badare allo stile in cui poteva esprimersi.
Lei non ebbe molta difficoltà a trovarli. Pensò a quando, negli Atti degli Apostoli, san Pietro sintetizza la missione di Gesù con le parole «Passò facendo del bene a tutti» (At 10, 38), ma anche alla considerazione che la gente aveva del Signore: «Ha fatto bene ogni cosa» (Mc 7, 37). Da Lui le future religiose dovevano inoltre imparare ad essere miti e umili di cuore (cfr. Mt 11, 29), con lo stile di premura e sollecitudine che animò la Madonna a prestare aiuto a santa Elisabetta sua parente (Lc 1, 36-54).

Nascita delle Povere Figlie della Visitazione di Maria
Da quest’ultimo passo fu scelto il titolo da dare all’istituto: “Figlie della Visitazione di Maria”, cui fu aggiunto l’aggettivo “Povere” per evitare confusione con l’Ordine della Visitazione di Santa Maria fondato da san Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca Frémyot de Chantal.
Il 23 gennaio 1933, di nuovo in visita alla Pia Casa, il cardinal Ascalesi annunciò l’imminente firma del decreto di approvazione diocesana delle Povere Figlie della Visitazione di Maria. Il 12 marzo tornò per accogliere la professione pubblica dei voti da parte di Claudina, nominata nello stesso tempo Madre generale.

Lo sviluppo della congregazione
Lo sviluppo fuori di Barra cominciò con la formazione spirituale, compiuta da madre Claudina, ad alcune ragazze di Pomigliano d’Arco. La prima fondazione vera e propria, tuttavia, avvenne il 3 agosto 1935, per iniziativa di monsignor Giuseppe d’Ambrosio, fondatore del santuario di San Giuseppe a San Giuseppe Vesuviano.
Anche durante la seconda guerra mondiale, come già per il primo conflitto, le suore non fecero mancare il loro aiuto agli anziani e ai figli dei richiamati alle armi.Il 25 febbraio 1947 arrivò il riconoscimento pontificio dell’istituto.
Madre Claudina continuò a seguire le nuove fondazioni e la formazione delle novizie, senza dare segni di stanchezza neppure a sua sorella Ester, anche lei entrata tra le Povere Figlie. A tutte ripeteva il suo invito: «Bacia la terra e corri!», per imitare lo zelo della Vergine Maria.

La morte di madre Claudina
Il 10 marzo 1964 aveva in programma una visita alla casa di Messercola, insieme a padre Michele Abete, che era tornato in Campania e, sebbene ammalato, continuava a far da confessore alle suore. Già prima di partire accusò un mal di testa, ma padre Michele pensò che il cambiamento d’aria le avrebbe giovato: ancora una volta, obbedì.
Il malessere aumentò durante la visita, ma lei si mostrò ancora più affettuosa verso le altre religiose. Appena l’automobile su cui viaggiava arrivò in Casa madre, a mezzogiorno dell’11 marzo, madre Claudina reclinò il capo e non rispose nemmeno a suor Ester, accorsa immediatamente. Fu fatta sdraiare su un materasso improvvisato, ma era troppo tardi: aveva avuto un’emorragia cerebrale.
Trasportata in camera, fu vegliata tutto il resto del giorno dai parenti e ricevette l’Unzione degli Infermi. Il fratello don Adolfo, che si trovava in una stanza vicina perché non sopportava di vederla agonizzare, improvvisamente entrò da lei e, cadendo in ginocchio, iniziò la preghiera: «Parti, anima cristiana, da questo mondo…».
Quasi come un ultimo atto di obbedienza, alle 4.50 dell’11 marzo 1964, madre Claudina cessò di vivere: aveva 74 anni.Sette anni dopo, il 24 giugno 1971, le sue spoglie furono traslate dal cimitero di Barra alla cappella della Casa madre delle Povere Figlie della Visitazione di Maria.

La causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
A fronte della sua perdurante fama di santità, che si era manifestata sia il giorno del funerale sia in quello della traslazione, si decise di avviare il suo processo di beatificazione.
Ottenuto il nulla osta per l’avvio del processo cognizionale il 15 marzo 1980, si è proceduto all’apertura, il 30 gennaio 1982, nella diocesi di Napoli; la conclusione è avvenuta nel 1989. Il processo è stato convalidato con il decreto del 26 febbraio 1993. Nel 1996 la “Positio super virtutibus” è stata consegnata alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.
Sia i consultori teologi, il 4 novembre 2011, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione per le Cause dei Santi, il 29 ottobre 2012, hanno dato parere positivo. Il mattino del 20 dicembre 2012, ricevendo il Prefetto della Congregazione, il cardinal Angelo Amato, papa Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche di madre Claudina Russo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2018-07-03

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