E’ uno dei 205 martiri del Giappone, beatificati il 7 luglio 1867 da papa Pio IX. Nella grande persecuzione avvenuta in Giappone contro i cristiani dal 1617 al 1632, fra i tanti sacerdoti e religiosi missionari uccisi, vi furono anche molti fedeli cristiani giapponesi e clero locale, che non vollero rinunciare alla loro fede, facendo di tutto per proteggere e nascondere i missionari. Il beato Xumpo nacque in una famiglia cristiana nel 1589 nel regno di Oari; a nove anni fu affidato ai padri gesuiti di Meaco, i quali viste le disposizioni spirituali del ragazzo, dopo tre anni lo inviarono nel seminario cattolico di Arima; ormai grande si aggregò ad altri tre giovani, anch’essi educati dai gesuiti, che avevano fondato una comunità di tipo monastico presso Nagasaki. La loro vita era basata sulla regola del noviziato dei gesuiti: preghiera, meditazione, lavoro, santa conversazione, integrata da penitenze col cilicio e il dormire sulla nuda terra. Scendevano spesso a Nagasaki per assistere gli ammalati, gli altri cristiani e fare apostolato. Non potevano passare inosservati e alla fine il governatore Gonrocu ne proibì l’attività, ma al loro rifiuto li fece incarcerare nelle prigioni di Suzuta, dove vissero in condizioni miserevoli per circa due anni, lì era prigioniero anche il padre gesuita Carlo Spinola che fu loro di stimolo ad avere coraggio e perseveranza nella fede. Grazie alle sue raccomandazioni furono ammessi nella Compagnia di Gesù. Condannati a morte, Xumpo a cui avevano aggiunto il nome di Michele, i suoi confratelli Antonio Chiuni, Gonsalvo Fousai, Pietro Sampò e altri cristiani, furono bruciati vivi a fuoco lento, per prolungarne l’agonia, sulle colline di Nagasaki, il 10 settembre 1622.
Autore: Antonio Borrelli
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