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Rakunai, Papua Nuova Guinea, 1912 - luglio 1945
Peter To Rot nasce nel 1912 a Rakunai in Papua Nuova Guinea, più precisamente nella parte orientale dell’isola di Nuova Britannia. In un contesto di crescente cristianizzazione, si distingue fin da giovane per la sua profonda devozione e le sue doti di leader. Nel 1936 sposa Paula Ia Varpit, che condivide con lui la fede e gli ideali. La vita di Peter si incrocia con gli eventi tumultuosi della seconda guerra mondiale, quando l’occupazione giapponese mette a dura prova la comunità cristiana locale. Rimasti senza guida spirituale, i fedeli trovano in lui un punto di riferimento saldo e coraggioso: nonostante i rischi, continua a esercitare il suo ministero, celebrando sacramenti e offrendo conforto spirituale ai suoi concittadini. In particolare, prende nettamente posizione contro il reinserimento della poligamia, favorita dai giapponesi per tenere a bada le popolazioni locali. Nel 1944 è arrestato e condannato a due mesi di prigionia: a chi viene a visitarlo, compresa la moglie e i figli, appare sereno. Viene ucciso con un’iniezione di veleno letale nel luglio 1945. È stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 17 gennaio 1995. Il 28 marzo 2025 papa Francesco ha approvato i voti favorevoli dei cardinali e dei vescovi per la sua canonizzazione, dispensando quindi dal secondo miracolo richiesto. Nel corso del Concistoro Ordinario Pubblico del 13 giugno 2025, papa Leone XIV ha decretato che la canonizzazione fosse celebrata domenica 19 ottobre 2025.
Emblema: Palma, libro del Catechismo
Martirologio Romano: Nel villaggio di Rakunai nell’isola di Nuova Britannia in Melanesia, beato Pietro To Rot, martire, che, padre di famiglia e catechista, fu arrestato durante la seconda guerra mondiale, perché aveva perseverato nel suo ministero, e subì così il martirio con una iniezione di veleno letale.
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Erano in molti a scommettere che Peter To Rot sarebbe diventato un prete con i fiocchi; invece, non solo mette su famiglia, ma per difendere il matrimonio finirà per rimetterci la vita. Nasce nel 1912 sull’isola di Nuova Britannia, nel villaggio di Rakunai. Suo padre Angel è un capo villaggio influente e carismatico, tra i primi convertiti al cattolicesimo nella comunità dei Tolai, e ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del Vangelo nella sua terra. Mamma Maria è invece una cristiana fervente, che sa educare la famiglia come i primi missionari europei hanno insegnato. Peter eredita dal padre le doti del leader, da mamma una particolare sensibilità per la religione: è forse per questa felice fusione di doti naturali, insieme ad una devozione tutta speciale ed alla predisposizione per gli studi, che il missionario crede di individuare in lui i germi della vocazione al sacerdozio e già pensa di mandarlo a studiare in Europa. È papà Angelo (provvidenzialmente, diremmo oggi con il senno del poi) a decidere per Peter ed a programmargli un futuro di capo laico e di catechista. Si prepara così a questo ministero laicale, confermando quanto gli altri avevano intuito di lui: sorprendentemente portato per l’insegnamento, ottimo conoscitore della Bibbia, capace di relazionarsi con tutti, con un forte ascendente soprattutto sui giovani. Un leader nato, insomma. A 21 anni appena, il più giovane di tutta la zona, è già un catechista impagabile, braccio destro e provvidenziale collaboratore del missionario. Nel 1936, a 24 anni, si sposa con Paula Ia Varpit, una ragazza di 16 anni che sembra fatta apposta per lui, perché ne condivide la fede, gli ideali, i propositi e l’impegno. La loro è un’unione sorretta dalla preghiera quotidiana e dalla lettura della Bibbia: nella loro casa si respira una fede vissuta, testimoniata e poi anche trasmessa ai primi figli che arrivano. Con il passare degli anni la spiritualità di Peter si affina, la sua naturale capacità di relazione si trasforma in cordiale disponibilità verso tutti, assume sempre più un ruolo di guida indiscussa: oltre che farsi apprezzare riesce pure a farsi amare. La gente si accorge che lui vive ciò che insegna e lo ammira per la forza del carattere, la coerenza e la generosità che dimostra. Nel 1942 l’esercito imperiale giapponese attacca ed occupa l’intera regione, prendendo subito di mira la religione portata dagli occidentali: tutti i missionari europei sono cacciati o internati nei campi di concentramento e si distruggono tutte le cappelle cattoliche. Per questa ragione, sono stati confiscati anche i documenti per ricostruire la data di nascita e del Battesimo di Peter. Lui è l’unico a rimanere “sul campo”: innanzitutto perché indigeno e poi perché laico, quindi non equiparabile ai missionari che i giapponesi vogliono colpire. Con naturalezza e semplicità si prende così in carico la comunità rimasta senza sacerdote: amministra Battesimi, segue malati e moribondi, assiste alla celebrazione dei matrimoni, custodisce l’Eucaristia. È cosciente dei rischi che corre, ma è soprattutto convinto che bisogna “dare precedenza alle cose di Dio”. I giapponesi conciano a marcarlo stretto, coscienti di avere in lui il peggior nemico da abbattere in quanto unico punto di riferimento per i cattolici della zona. Le cose per lui si mettono decisamente male quando prende posizione netta contro la poligamia che i giapponesi vogliono di nuovo introdurre: l’unità e l’indissolubilità sono le caratteristiche irrinunciabili del matrimonio cattolico e Peter lo grida, ripetutamente e forte, con la fermezza del Battista, che dalla sua cella si scagliava contro il concubinaggio di Erode. Con doppia sofferenza, ma con la coerenza di sempre, si oppone anche a suo fratello, che si è già preso una seconda moglie. Peter sa che, così facendo, sta segnando irrimediabilmente la sua sorte, ma con grande serenità dice a tutti che “è bello morire per la fede”. Lo arrestano a Natale del ‘44 e lo chiudono in un campo di concentramento, dove la sua serenità è turbata soltanto dal pensiero della sua comunità rimasta senza guida. Inutile ogni tentativo di liberarlo, anche quello organizzato dai metodisti in accordo con alcuni cattolici. I giapponesi vogliono liberarsi in fretta di quello scomodo testimone del Vangelo e gli iniettano un veleno letale, in una notte imprecisata del luglio 1945. Martire per la fede e per la difesa del matrimonio, il catechista Peter To Rot, “marito devoto, padre amoroso e catechista impegnato” è stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 17 gennaio 1995 a Port Moresby, diventando il primo Beato nativo della Papua Nuova Guinea. Dopo la beatificazione, la fama di santità e di segni è cresciuta non solo in tutte le diocesi della Papua Nuova Guinea, ma anche nelle Isole Salomone e in Australia, non lontane, e alimentata da numerose pubblicazioni dedicate a lui. Nel 2008 è stato annoverato tra i patroni della Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney. Tuttavia, è risultato difficile procurare le prove per il miracolo necessario alla canonizzazione per due ragioni: la scarsità di ospedali, quindi anche di strumenti per garantire la documentazione medica, necessaria per attestare la presunta guarigione miracolosa; la cultura locale, di tipo orale e con ottocentoventi dialetti, che non consente facilmente la produzione di documenti scritti, e comunque lo permetterebbe solo per la ristretta parte di popolazione capace di scrivere in inglese e in modo comprensibile e corretto. Per tutti questi fattori, il 18 marzo 2024 i Vescovi di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone hanno avanzato la richiesta di dispensare dal miracolo il percorso verso la canonizzazione di Peter. Accettata la richiesta, il 22 marzo 2024 il Dicastero delle Cause dei Santi è stato autorizzato a intraprendere l’iter speciale con dispensa dal miracolo. Il 28 marzo 2025, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco ha approvato i voti favorevoli dei cardinali e dei vescovi del Dicastero delle Cause dei Santi a riguardo della canonizzazione con dispensa dal miracolo. Nel corso del Concistoro Ordinario Pubblico del 13 giugno 2025, papa Leone XIV ha decretato che la canonizzazione fosse celebrata domenica 19 ottobre 2025.
Autore: Gianpiero Pettiti ed Emilia Flocchini
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