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San Magno Vescovo di Oderzo ed Eraclea

6 ottobre

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: In Veneto, commemorazione di san Magno, vescovo, che si dice sia andato via dalla città di Oderzo con gran parte del suo gregge a causa dell’invasione longobarda, fondando la nuova città di Eraclea, e abbia costruito otto chiese a Venezia.


Il 6 ottobre il calendario liturgico porta la memoria di san Magno, vescovo di Oderzo ed Eraclea. Quando nel 568 le onde Longobarde, di re Alboino invasero la pianura padana, facendo di Pavia la loro capitale, i Bizantini, che a partire dalla deposizione nel 476 dell’ultimo imperatore romano, Romolo augusto, detenevano con Zenone I  le insegne imperiali dell’Occidente, poterono fare quasi nulla contro l’arroganza di tali barbari. A quei tempi Venezia non ancora esisteva, al suo posto c’era una laguna brumosa nella quale si erano rifugiati i contadini ed i pescatori padani sfuggiti alle razzie barbare. Gradualmente quei miseri villaggi di legno, vennero sostituiti dalla pietra, sempre in bilico tra acqua e terra, e così si formò Venezia. La vicenda di san Magno s’inserisce proprio agli inizi della storia della laguna, in uno di quei 118 isolotti al confine con il mare. Magno, nato alla fine del VI secolo ad Altino, una volta acquisita un’ottima educazione umanistica, scelse la vita eremitica, durante la quale si preparò a ricevere l’ordinazione sacerdotale che avvenne nella città di Opitergium, oggi Oderzo. In questa città san Magno diede inizio al suo impegno rivolto ad estirpare sia il paganesimo sia l’eresia ariana. Date le circostanze non proprio favorevoli per gli opitergini, san Magno organizzò, col consenso di papa Severino, una “transumanza” civica in un’isoletta che verrà successivamente chiamata Eraclea. Tra le prime cose fece costruire la cattedrale dedicata all’apostolo Pietro e altre chiese nei luoghi dove più tardi sorgerà Venezia. In questa impresa di trasferimento da Oderzo ad Eraclea, san Magno figurò agli occhi dei cittadini come un novello che guida il suo popolo alla terra promessa.
Nel 665 Oderzo subì un grave attacco da parte dei Longobardi ariani che rasero la città completamente al suolo. Pochi anni dopo, verso il 670 circa, san Magno morì ad Oderzo ed i suoi resti vennero inumati nella sua cattedrale. Secondo una costante tradizione quando san Magno fu cacciato dai Barbari e cercò un rifugio nelle lagune di Venezia, san Raffaele si presentò a lui in una visione e gli disse che voleva avere un santuario in quel luogo. Il vescovo obbedì ed innalzò una chiesa in onore di san Raffaele nella parte della città chiamata Dorso Daro. Illuminato da una luce soprannaturale, san Magno avrebbe visto svolgersi sotto i suoi sguardi gli eventi futuri della splendida storia di Venezia.
Il culto di san Magno non ha cessato di esistere nella diocesi di Venezia, dove le spoglie mortali furono traslate nel 1206 dal Doge Pietro Zani, è considerato tuttora un patrono secondario. Attualmente i suoi resti riposano ad Eraclea conservati nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria Immacolata. San Magno ha come emblema il Bastone Pastorale Episcopale ed è considerato protettore dei muratori.

Autore: Don Marcello Stanzione

 


 

Anche se la sua Legenda fosse, come afferma il Comm. Martyr. Rom., "un tessuto di luoghi comuni" e quantunque le prime testimonianze su di lui siano di molti secoli posteriori, tuttavia sarebbe imprudente rinunciare alla posizione di discreta accettazione della tradizione veneta, che fu già del bollandista J. Ghesi quière. Secondo questa tradizione Magno nacque ad Altino da famiglia nobile, probabilmente nell' l'ultimo quarto del sec. VI. Maturata in patria la formazione umanistica, si ritirò a vita eremitica in un'isola della vicina laguna, ove si preparò al sacerdozio, che ricevette ed esercitò nella città di Oderzo, combattendo le ultime propaggini del paganesimo e le infiltrazioni ariane, provenienti dalla parte della diocesi (Ceneda), occupata dai Longobardi.
Nel 630 ca. succedette a s. Tiziano nella sede episcopale di Oderzo. La città e parte della diocesi erano ancora soggette ai Bizantini, di cui costituivano l'ultimo contrafforte sulla terraferma, un cuneo di resistenza conficcato nel regno longobardo. Non è meraviglia che Rotari, approfittando della circostanza che le forze bizantine erano impegnate in Oriente, nel 638-39 abbia assalito ed occupato la città. La maggior parte degli abitanti, sotto la guida dei suoi capi politici e specialmente del vescovo, si rifugiò nelle isole vicine della laguna veneta, che facevano parte della diocesi di Oderzo, i piú in quella ove sorse "Civitas nova que dicitur Eracliana". Magno ottenne dal papa Severino (28 maggio - 2 agosto 640) e da Primigenio, patriarca di Grado, di trasferirvi la sede vescovile, pur conservando anche il nome di Oderzo. Vi costruí la cattedrale dedicata all'apostolo s. Pietro, anzi la tradizione lo fa anche fondatore, per divina ispirazione, di altre otto chiese in quella zona realtina dove sorgerà Venezia. Un nuovo afflusso di opitergini ad Eraclea e nelle isole vicine ebbe luogo quando, nel 665-667, Oderzo fu rioccupata dai Longobardi e distrutta dalle fondamenta. Il santo sopravvisse pochi anni al triste evento: morí novantenne intorno al 670 e fu sepolto nella sua cattedrale.
Quando per l'interramento della laguna circostante, Eraclea fu abbandonata dai suoi abitanti, il doge Pietro Ziani (1205-29), il 6 ottobre 1206, fece trasportare i resti di Magno a Venezia, nella chiesa di S. Geremia. Il 21 dicembre 1459 il senato veneto decretò che quel giorno fosse festivo per tutta la città; in quella festa i dogi andavano pellegrini con la loro corte nella chiesa di S. Geremia, fino a che, il 28 settembre 1563, un nuovo decreto del senato permise che un braccio del santo fosse portato nella basilica di S. Marco ed ivi ogni anno, il 6 ottobre, esposto alla venerazione del doge e dei fedeli entro un ricco reliquiario d'argento.
Magno continua ad essere venerato nella diocesi di Venezia come patrono secondario, anche dopo che il 22 aprile 1956 i suoi resti tornarono nella nuova Eraclea per esservi conservati nella chiesa parrocchiale di S. Maria Immacolata. La piú bella raffigurazione del santo è nell'Incredulità di S. Tommaso, all'Accademia delle Belle Arti di Venezia: Cima da Conegliano lo rappresentò in piedi con folta barba bianca, ravvolto in ricco piviale, il pastorale nella sinistra, assieme a s. Tommaso, perché come lui era il protettore dell'arte dei muratori.


Autore:
Ireneo Daniele


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2011-04-16

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