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Santi Metrofane Tzi e Tatiana, sposi, e 220 compagni Martiri cinesi

11 giugno (Chiese Orientali)

† Pechino, Cina, 11 giugno 1900


Padre Mitrofan Tzi ed il numeroso gregge affidato alle sue cure pastorali caddero vittime innocenti della celebre “rivolta dei boxers”, divampata in Cina a cavallo tra i secoli XIX e XX contro la presenza di stranieri ed in particolar modo contro la religione cristiana importata dai missionari occidentali appartenenti a diverse confessioni. Gran parte dei martiri appartenenti a questo gruppo erano infatti di etnia cinese ed avevano ricevuto il battesimo per mano di sacerdoti ortodossi russi, missionari nel Celeste Impero. Nel giugno 1900, quando la persecuzione raggiunse il suo culmine, la missione ortodossa venne devastata e la maggior parte dei suoi fedeli residenti nei dintorni furono uccisi, conseguendo così la palma del martirio. L’apice del massacro si ebbe l’11 giugno, quando subirono torture mortali padre Mitrofan Tzi, con sua moglie Tat’jana ed il loro figlio Ioann, nonché una folta schiera di laici, adulti, bambini, adolescenti, donne ed anziani.
Nell’ottobre 1902, a soli due anni dal tragico eccidio, il Sinodo della Chiesa russa permise di onorare la loro memoria con l’edificazione di un tempio ossario da intitolarsi a “Tutti i santi martiri”: si instaurò così per gli ortodossi cinesi la tradizione di digiunare annualmente ogni 10 giugno ed il giorno seguente officiare una funzione religiosa in suffragio delle vittime. La memoria dei martiri continuò così ad essere circondata da una sentita venerazione popolare. Nel 1956 il regime comunista cinese varò un nuovo piano regolatore per la città di Pechino e tale chiesa dovette essere rasa al suolo per lasciare il posto all’ambasciata dell’URSS. L’operazione avvenne l’anno seguente ed il clero ortodosso provvide alla traslazione dei poveri resti nella chiesa di San Serafim, sita nel cimitero russo alla periferia di Pechino. Anche tale chiesa fu però sacrificata nel 1986, quando il cimitero venne trasformato nel Lago della Gioventù. Ancora oggi dunque le reliquie dei martiri giacciono sul fondale dell’enorme bacino idrico del lago artificiale.
I gloriosi martiri ortodossi cinesi furono canonizzati dal concilio dei vescovi della Chiesa Ortodossa Russa all’Estero nel 1996 ed un anno dopo anche da parte del Sinodo del Patriarcato di Mosca, che concesse il loro culto locale in Cina. La Chiesa Cattolica tardò invece sino al Grande Giubileo del 2000 a glorificare con la canonizzazione 120 suoi figli che effusero con il loro sangue la terra cinese, capeggiati dal sacerdote indigeno Agostino Zhao Rong, tra i quali anche i missionari italiani Luigi Vermiglia, Callisto Caravario, Alberico Crescitelli, Gregorio Grassi, Francesco Fogolla, Elia Facchini, Antonino Fantosati, Giuseppe Maria Gambero e Cesidio Giacomantonio.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2004-09-27

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