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Beato Zefirino Agostini Sacerdote e fondatore

6 aprile

Verona, 24 settembre 1813 – 6 aprile 1896

Zefirino Agostini nacque a Verona il 24 settembre 1813. A diciott’anni iniziò il liceo presso il Seminario vescovile di Verona come studente esterno. Ordinato sacerdote l’11 marzo 1837, trascorse i primi otto anni dedicandosi all’educazione dei giovani e lavorando al servizio della Curia vescovile. Il 29 giugno 1845 fece il suo ingresso solenne come nuovo parroco, il primo dopo molti anni, della parrocchia dei Santi Nazaro e Celso a Verona, la stessa dove abitava insieme ai suoi familiari. Curò tutti i campi della pastorale, aiutato da molti collaboratori laici, comprese alcune giovani donne. Tre di loro gli riferirono di voler aprire una scuola pubblica gratuita per le bambine povere della parrocchia: don Zefirino accettò e diede loro come modello sant’Angela Merici, della quale condivideva le intuizioni educative. Alle collaboratrici, cresciute di numero, assegnò una fisionomia molto vicina a quella dell’originaria Compagnia di Sant’Orsola fondata da sant’Angela. Il 21 giugno 1869 il vescovo di Verona eresse canonicamente la Compagnia nella parrocchia dei Santi Nazaro e Celso: le “Sorelle Devote di Sant’Angela”, come già si chiamavano, divennero la Compagnia delle Orsoline di Maria Immacolata, suddivise in sorelle interne, con abito e voti religiosi e vita comune, e sorelle esterne, che vivevano in famiglia. Don Zefirino curò la loro formazione ma non tralasciò i suoi doveri di parroco, più le richieste che gli arrivavano come predicatore e conferenziere. Morì il 6 aprile 1896 a Verona. Fu beatificato dal Papa san Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1998 a Roma. La sua memoria liturgica, per la diocesi di Verona e l’Istituto da lui fondato, cade il 24 settembre, giorno del suo compleanno. I suoi resti mortali sono venerati dal 3 dicembre 1993 in un’apposita cappella della chiesa di Sant’Angela, interna alla Casa madre delle Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata (la divisione tra sorelle interne ed esterne si è verificata il 18 maggio 1902), in via Muro Padri 24 a Verona.

Martirologio Romano: A Verona, beato Zefirino Agostini, sacerdote, che si dedic̣ al ministero della predicazione, alla catechesi e alla formazione cristiana e con ogni mezzo si prese cura dei giovani, dei poveri e dei malati, fondando per il loro bene anche la Congregazione delle Orsoline Figlie di Maria Immacolata.


Infanzia e prima giovinezza
Zefirino Agostini, al Battesimo Zefirino Eusebio Policarpo, nacque a Verona il 24 settembre 1813, secondogenito di Antonio Ottavio Agostini e Angela Frattini. Suo padre morì il 14 marzo 1814: come medico, era stato chiamato a prestare soccorso ai feriti della battaglia di Caldiero, tra le truppe napoleoniche e quelle austriache, ma aveva contratto il colera. Zefirino e suo fratello Urbano vennero quindi allevati dalla madre, ma passarono l’infanzia e la fanciullezza presso i nonni paterni a Terrossa, in provincia di Verona.
Zefirino frequentò poi il Ginnasio Municipale di San Sebastiano a Verona. A diciott’anni, però, scelse di frequentare il liceo del Seminario Vescovile, come studente esterno. Come professore di matematica, meccanica e storia ebbe don Nicola Mazza (Venerabile dal 2013).

Verso il sacerdozio
Prima della vestizione clericale, i suoi superiori chiesero il parere del parroco di San Paolo in Campo Marzio a Verona, don Stefano Barrai, che l’aveva seguito nell’adolescenza e nella prima giovinezza. Ottenuto un giudizio molto positivo, l’11 novembre ricevette l’abito ecclesiastico e nell’autunno 1833 iniziò i corsi teologici.
Fu ordinato sacerdote l’11 marzo 1837 da monsignor Giuseppe Grasser, vescovo di Verona. Celebrò la Prima Messa solenne nella parrocchia dei Santi Nazaro e Celso, nel cui territorio risiedeva la sua famiglia, il 19 marzo 1837, Domenica delle Palme.

Gli inizi del suo ministero
Trascorse i primi otto anni di sacerdozio come assistente nella parrocchia natia, dal 1837 al 1845, dedicandosi con zelo all’istruzione del catechismo e all’assistenza dei giovani dell’oratorio. Contemporaneamente lavorava come coadiutore di Curia (una sorta di vice-cancelliere) con diligenza e precisione, come stretto collaboratore di monsignor Grasser e del suo successore, monsignor Pietro Aurelio Mutti.
La parrocchia dei Santi Nazaro e Celso era da parecchi anni priva di parroco a causa della vastità del suo territorio e della scarsità di risorse, fattori che scoraggiavano molti sacerdoti. Don Zefirino si rese quindi disponibile ad assumerne la guida: il 29 giugno 1845 compì il suo ingresso solenne come nuovo parroco.
Curò tutti i campi della pastorale parrocchiale, in particolare la predicazione, la catechesi, i sacramenti della confessione e dell’Eucaristia; aveva il dono del consiglio giusto e della prudenza. Con intuito pastorale promosse le associazioni laicali dedite alla formazione spirituale e all’apostolato, come gli Oratori per la gioventù, la Confraternita della Dottrina Cristiana e del Santissimo Sacramento, la Pia Associazione delle Madri Cristiane e il Comitato Parrocchiale.

L’idea di una “scuola di carità”
Nel 1854, durante una riunione con alcune collaboratrici dell’Oratorio Mariano, parlò loro di sant’Angela Merici e della sua passione per l’educazione di bambine e ragazze, grazie alla quale aveva dato vita, nella Brescia del quindicesimo secolo, alla Compagnia di Sant’Orsola.
Poco tempo dopo, tre giovani, Fiorenza Quaranta, Anna Rubinelli e Maria Bollezzoli, gli parlarono: volevano organizzare una “scuola di carità” per le ragazze povere della parrocchia. Don Zefirino cercò di scoraggiarle, dato che servivano anzitutto fondi economici che lui non aveva, ma loro non cedettero. Contattò le Figlie della Carità Canossiane, tra le poche congregazioni che continuavano a essere operanti dopo l’Unità d’Italia, ma senza esito.
A quel punto, invitò le tre giovani a pregare e lo fece lui stesso. In quel modo, riconobbe che non doveva frenare il volere di Dio. Il 23 ottobre 1856 il vescovo approvò il regolamento, scritto da don Zeffirino stesso, della “Pia Unione delle Sorelle di Sant’Angela”. La “scuola di carità” fu aperta il 2 novembre successivo: la prima scolara si chiamava Angela, come la protettrice della Pia Unione.

Il collegio e le “sorelle interne”
Col tempo cominciarono ad arrivare non solo allieve, ma anche nuove collaboratrici. Dal 1860 alcune di esse cominciarono a fare vita comune presso Casa Astori, dove si era aperto un collegio vero e proprio. Don Zefirino le denominò “sorelle interne” e cominciò a seguirle più intensamente, pur non trascurando le collaboratrici esterne che vivevano in famiglia.
Non era però totalmente convinto di dover avviare una congregazione religiosa, dato che lo Stato unitario scoraggiava la formazione di nuove realtà simili. Prese quindi contatto con le Suore di Maria Bambina, col proposito di affidare a loro l’opera educativa.

La Compagnia delle Orsoline di Maria Immacolata
Nel 1869, però, don Zefirino ebbe l’incarico dal vescovo di Verona, monsignor Luigi di Canossa, futuro cardinale, di ricostruire in diocesi la Compagnia di Sant’Orsola com’era stata pensata da sant’Angela: un’associazione di donne che, non vestendo un abito religioso, vivessero i consigli evangelici restando nel mondo.
Il 21 giugno 1869 il vescovo eresse canonicamente la Compagnia nella parrocchia dei Santi Nazaro e Celso: le “Sorelle Devote di Sant’Angela” diventavano così la Compagnia delle Orsoline di Maria Immacolata. L’aggiunta è probabilmente dovuta alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, avvenuta appena cinque anni prima.
Don Zefirino fu riconosciuto come fondatore e padre spirituale e venne nominato direttore generale delle Orsoline della diocesi. Il 24 settembre 1869 il vescovo ammise alla vestizione e alla professione religiosa quarantasette sorelle interne. La loro superiora designata fu madre Fiorenza Quaranta. Maria Bollezzoli, invece, passò tra le Pie Madri della Nigrizia fondate da monsignor Daniele Comboni (canonizzato nel 2003), diventandone la prima superiora generale.

La loro missione specifica
La missione specifica delle Orsoline di Maria Immacolata doveva essere aiutare le giovani a superare le difficoltà che si opponevano alla loro crescita umana e cristiana. Il fondatore aggiunse all’intuizione di sant’Angela il valore comunitario della testimonianza e della missione compiuta insieme.
Così le incoraggiava: «Ciascuna di voi, sposa di Gesù Cristo, ha per compagne altre spose di Cristo e perciò dovete stimarvi ed amarvi come sorelle… la carità fraterna deve essere il vincolo che vi unisce e il segnale che vi distingue».

«Le moneghe de l’ansiprete»
Nonostante questi grandi impegni, don Zefirino non trascurò mai l’opera del pastore di anime. La formazione dei fedeli, la predicazione e la catechesi furono i suoi impegni maggiori: per farsi capire meglio seguiva i suggerimenti di monsignor Innocenzo Liruti, che aveva incoraggiato i sacerdoti veronesi a usare il dialetto.
Anche i parrocchiani non scissero mai la figura del parroco da quella del fondatore: infatti, quando nominavano le Orsoline, le chiamavano «le moneghe de l’ansiprete», ossia «le suore dell’arciprete».

Fondatore e parroco, ma anche formatore nella vita spirituale
In occasione del cinquantesimo anniversario del suo ingresso come parroco, ricevette gli elogi pubblici del vescovo e dei suoi superiori. Fu chiamato anche a predicare esercizi spirituali a seminaristi, a ordinandi, e a sacerdoti, come apprezzato maestro e guida nella vita spirituale.
Nel febbraio 1877 fu tra i promotori dei Comitati Parrocchiali dell’Opera dei Congressi, l’organismo che stava riorganizzando la presenza dei laici cattolici italiani. Infine, era persuaso che le donne del popolo, specialmente le madri, fossero l’anima della famiglia e della società.

Gli ultimi anni e la morte

Continuò a tenere incontri di formazione per loro fino al novembre 1895, anche se, l’anno prima, aveva avuto una polmonite. Si riprese a fatica e provò a tornare alle sue normali attività, ma nel marzo 1896 ebbe nuovamente disturbi al cuore e ai reni.
Si aggravò ai primi di aprile: gli fu portato il Viatico e, il 3 aprile, ricevette l’Unzione degli Infermi. Ai suoi parrocchiani lasciò un’ultima raccomandazione, come testamento spirituale: «Amatevi a vicenda!».
Morì il 6 aprile 1896, verso le 8.30, a Verona. La sua salma fu posta nel sepolcro degli iscritti alla Società di Mutuo Soccorso dei Sacerdoti, di cui era membro. Nel 1948 le Orsoline Figlie di Maria Immacolata cercarono di ritrovare i suoi resti, ma appresero che erano stati trasferiti nell’ossario comune della stessa edicola della sua iniziale sepoltura.

Lo sviluppo della congregazione
Alla morte del fondatore, le Orsoline di Maria Immacolata erano poche e sprovviste di mezzi. Col tempo, però, arrivarono altre vocazioni e furono aperte nuove comunità. Appena le figlie di don Zeffirino arrivavano in qualche località, la loro prima opera era avviare una scuola. Così fecero a Verona, Ferrara, Roma, Chieti, Milano, Trieste, Reggio Emilia.
Le sorelle «interne» ed «esterne» lavorarono di comune accordo fino al 18 maggio 1902, domenica di Pentecoste. Ormai la dimensione comunitaria della vita religiosa era diventata predominante per le prime, ormai sempre più simili a una congregazione religiosa, così venne decisa la separazione.
Il 24 giugno 1923 le «interne» vennero erette in congregazione di diritto diocesano, col nome di Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata, comunemente note come Orsoline di Verona. Il 14 marzo 1932 ebbero il pontificio decreto di lode, seguito, il 3 aprile 1940, dall’approvazione definitiva da parte della Santa Sede.
Nel 1960, anno centenario dalla fondazione, venne avviata la prima comunità in terra di missione, precisamente nel Madagascar. Seguirono le case in Svizzera, Uruguay, Paraguay, Brasile, Burkina Faso, Cile e Togo.

L’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione e la traslazione dei resti mortali
Negli anni 1966–‘67, a Verona, si svolse il processo ordinario della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Anche per questa ragione, le Suore Orsoline decisero di tentare nuovamente la ricerca dei suoi resti mortali, avvalendosi delle più recenti tecniche scientifiche.
La procedura fu effettuata nei mesi di aprile e maggio 1966: da essa emerse che gli unici resti ossei riconducibili a don Zefirino erano quelli del teschio. Vennero quindi traslati il 17 maggio 1967 nella chiesa di S. Angela della Casa madre delle Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata, precisamente nell’abside, a circa due metri dal suolo per evitare l’umidità.

Il riconoscimento delle virtù eroiche
Il 17 aprile 1985 si tenne la riunione dei Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi, in quanto la causa, iniziata settant’anni dopo la morte di don Zefirino, era considerata antica o storica. Due anni dopo, venne presentata la “Positio super virtutibus”, completata nel 1984.
Il 16 gennaio 1990, i Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi si pronunciarono a favore della dichiarazione dell’eroicità delle sue virtù. Analogo parere positivo venne dalla riunione dei cardinali e dei vescovi della stessa Congregazione, il 6 novembre 1990. Il 22 gennaio 1991, alla presenza del Papa san Giovanni Paolo II, venne promulgato il decreto con cui don Zefirino veniva dichiarato Venerabile.
Il 3 dicembre 1993, al termine dei restauri della chiesa di Sant’Angela, i suoi resti ossei vennero nuovamente traslati in un’apposita cappella, sempre all’interno della chiesa di Sant’Angela, anche in vista della beatificazione.

Il miracolo per la beatificazione
Come possibile miracolo per ottenere la sua beatificazione fu esaminato il caso di madre Maria Pierina Scarmiglian, delle suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata. Nell’autunno 1983 fu colpita da ipertensione endocranica molto grave con manifestazioni neurologiche che richiedevano un intervento chirurgico urgente.
La religiosa, missionaria in Madagascar, rientrò in Italia il 1° gennaio 1984: venne subito ricoverata nel reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale di Borgo Trento a Verona. Il 4 e il 13 gennaio le furono praticate due TAC, che confermarono l’esistenza di una neoplasia cranica, grave ma operabile.
Il 14 gennaio le Suore Orsoline di tutte le comunità iniziarono una novena, chiedendo espressamente l’intercessione del fondatore per la loro consorella. Il 23 gennaio, ultimo giorno della novena, era anche il giorno che precedeva l’intervento a cui doveva essere sottoposta madre Maria Pierina. Tuttavia, gli esami clinici preparatori accertarono la scomparsa della malattia.
Dopo alcuni mesi di convalescenza, madre Maria Pierina tornò in Madagascar, dove rimase fino al 1989, quando venne richiamata in Italia come consigliera generale e maestra delle novizie. Successivamente venne eletta superiora generale. Ricoprì tale incarico dal 1995 al 2013.

Il riconoscimento del miracolo e la beatificazione
La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, 24 aprile 1997  si pronunciò circa l’impossibilità di spiegare scientificamente la presunta guarigione di madre Maria Pierina. Il 23 gennaio 1998 venne riconosciuta la natura straordinaria della guarigione di Madre M. Pierina Scarmignan.
Il 6 aprile 1998, a centodue anni dalla morte del loro fondatore, le Suore Orsoline Figlie di Maria Immacolata ebbero la conferma che la guarigione di madre Maria Pierina era un vero miracolo ottenuto per sua intercessione, tramite il decreto promulgato da san Giovanni Paolo II.
Lo stesso Pontefice beatificò don Zefirino e altri tre candidati agli altari il 25 ottobre 1998, a Roma, fissando la sua memoria liturgica, per la diocesi di Verona e l’Istituto da lui fondato, al 24 settembre, giorno del suo compleanno.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2020-07-12

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