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> Home > Sezione Venerabili > Venerabile Maria Francesca (Clemenza Adelaide Cesira) Ticchi Condividi su Facebook Twitter

Venerabile Maria Francesca (Clemenza Adelaide Cesira) Ticchi Clarissa cappuccina

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Belforte all’Isauro, Pesaro, 23 aprile 1887 – Mercatello sul Metauro, Pesaro, 20 giugno 1922

Clemenza (detta Clementina) Adelaide Cesira Ticchi nacque a Belforte all’Isauro, in provincia di Pesaro, il 23 aprile 1887. La sua famiglia conosceva il monastero delle Clarisse Cappuccine di Mercatello sul Metauro, sorto sul luogo della casa natale di santa Veronica Giuliani, appartenuta allo stesso ordine. Ogni anno i suoi genitori la conducevano lì, ma nel 1902 decise di restarvi per sempre. Fu ammessa in monastero il 24 novembre, ma il suo noviziato durò tre anni: non c’era una maestra delle novizie e le poche monache rimaste erano molto anziane. La nuova abbadessa, arrivata dal monastero di Pisa, stabilì che le postulanti rientrassero in famiglia per essere più libere di scegliere, ma Clementina sentiva che sarebbe tornata. Il 21 giugno 1906 iniziò il noviziato canonico, professando i primi voti nel 1907, confermati il 9 luglio 1910. A trentaquattro anni fu eletta abbadessa, ma prima ancora era stata maestra delle novizie. L’elezione non fu ratificata da monsignor Luigi Giacomo Baccini, vescovo di Urbania e Sant’Angelo, perché lei era troppo giovane. Per anni sopportò dolori fisici, causati da una tumefazione al ginocchio, che riuscì a tenere nascosta. Altre malattie la segnarono progressivamente, ma non si spegnevano la sua speranza e il suo desiderio di amare Dio con un amore con un amore «infinito, perfettissimo, purissimo, continuo, verissimo», come lasciò scritto. Morì trentacinquenne, il 20 giugno 1932, a Mercatello sul Metauro. Il 23 novembre 2020 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto col quale suor Maria Francesca Ticchi veniva dichiarata Venerabile.



Clemenza Adelaide Ticchi nacque a Belforte all’Isauro, in provincia di Pesaro, il 23 aprile 1887; comunemente veniva chiamata Clementina. Il padre, falegname era stato sindaco del paese, mentre la madre, casalinga, era terziaria francescana; in tutto ebbero sei figli, dei quali Clementina fu la primogenita.
Docile e rispettosa verso tutti, crebbe esemplare nel comportamento e modello di bontà per le altre bambine. Già a sei anni conosceva le monache Clarisse Cappuccine di Mercatello sul Metauro: ogni anno veniva portata lì dai genitori, per portare alle religiose qualche aiuto economico. Peraltro, quel monastero era sorto sulla casa natale di santa Veronica Giuliani, a sua volta Clarissa Cappuccina.
Per Clementina fu naturale, quando espresse il suo desiderio di abbracciare la vita religiosa, entrare proprio in quel monastero. Fu ammessa il 24 novembre 1902, con il consenso del parroco, che conosceva bene le sue mortificazioni e penitenze e il suo grado di maturità.
Il postulantato durò tre anni e mezzo, a causa della mancanza, in quel monastero, di una suora qualificata come maestra delle novizie. In più, erano rimaste poche monache, anziane ed ammalate.
Per sopperire a tale carenza, i superiori fecero venire da altri monasteri alcune suore, sia per formare le novizie, sia per incrementare la comunità carente e per evitare la chiusura dello stesso monastero. Così il 24 maggio 1905, provenienti dal monastero di Pisa, giunsero a Mercatello sul Metauro, suor Anna Paluffi come superiora e suor Agnese Graziani come maestra delle novizie.
La nuova badessa introdusse la norma per cui le postulanti, prima di diventare novizie, sarebbero dovute ritornare alle loro famiglie per qualche tempo, per assicurarsi della loro vocazione e della loro libertà di scelta.
Tornata in monastero, Clementina fece la vestizione il 21 giugno 1906, prendendo il nome di suor Maria Francesca, iniziando finalmente l’anno di noviziato. Nel 1907 emise i voti temporanei e, il 9 luglio 1910, quelli perpetui.
Nel capitolo del 1914, a ventisette anni, venne eletta maestra delle novizie. Nel 1921 venne eletta abbadessa nonostante fosse malata, ma monsignor Luigi Giacomo Baccini, vescovo di Urbania e Sant’Angelo in Vado (sotto la cui giurisdizione rientrava il monastero) non confermò l’elezione per difetto di età: suor Maria Francesca, infatti, aveva trentaquattro anni.
La sua vita religiosa fu costellata da prove e malattie fisiche, che, nonostante la giovane età, l’aggredirono in continuazione. Durante il noviziato ebbe una pleurite recidiva di natura tubercolare, ma la sua continua sofferenza fu in parte nascosta: per anni celò una tumefazione a un ginocchio, senza farla vedere da nessuno e senza farsi medicare. Inoltre aveva dolori alle gambe, gonfie per le vene varicose con processi infiammatori.
Successivamente subì l’incurvamento progressivo delle ossa, che non le consentiva di tenere neppure il breviario in mano. Sopraggiunsero un’enterite e una febbre altissima, che la tormentava ad intervalli regolari. Certa di trovare il Signore in tutto, sopportava la propria condizione con un indelebile sorriso e una gioia espansiva.
La morte la colse a trentacinque anni, il 20 giugno 1922. Di lei è stato detto: «La vita di suor Maria Francesca Ticchi è una dimostrazione pratica del come la santità riesca ad avvicinare questi due estremi: il dolore più cocente ed il gaudio o la perfetta letizia nel dolore».
La Santa Sede ha concesso il nulla osta per la sua causa di beatificazione e canonizzazione il 29 ottobre 1996. Il processo diocesano si è invece svolto dall’8 settembre 1996 all’8 dicembre 2000, presso la diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo. Gli atti del processo diocesano sono stati convalidati il 15 febbraio 2002, mentre la “Positio super virtutibus” è stata consegnata nel 2018.
Il 23 novembre 2020, ricevendo in udienza monsignor Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui suor Maria Francesca Ticchi è stata dichiarata Venerabile.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2020-11-25

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