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San Giovanni di Rila Anacoreta

18 agosto

Skrino, Bulgaria, 876 circa - Rila, Bulgaria, 18 agosto 946

È un santo molto amato in Bulgaria. Più desidera stare solo e più la gente lo cerca e lo trova. Giovanni di Rila (Ivan Rilski) nasce a Skrino (Bulgaria) nell’876. È un bambino che ama la solitudine e stare a contatto con la natura. La sua vita è tutta rivolta alla spiritualità. Per lui gli oggetti, il lusso e le comodità non hanno valore. Allora non ci si deve stupire se, quando perde entrambi i genitori molto ricchi, regala l’eredità ai poveri. Per sé tiene solo una pelliccia per difendersi dal freddo e, diventato monaco, va a rifugiarsi in montagna, dentro ad una capanna. Si ciba di erbe selvatiche che intorno a lui abbondano. Non parla mai con nessuno, prega tutto il giorno diventando un vero e proprio eremita, capace di fare miracoli.
Un giorno alcuni briganti, trovando il posto adatto come nascondiglio, lo cacciano via. Il monaco si rimette in cammino. Trascorre dodici anni in una grotta per poi trasferirsi ancora, questa volta dentro un grande albero al cui interno si è formata una caverna. Qui l’eremita si sente al sicuro. Non gli serve null’altro per vivere. Gli basta pregare e mangiare un po’ di erba. Eppure, nella Bulgaria di quei tempi, in pieno Medioevo, senza Internet, automobili, né telefono, Giovanni viene scoperto. Tutti parlano di questo strano individuo che prega, parla con Dio e guarisce i malati. Il monaco, infatti, compie tanti prodigi. La sua fama non può che aumentare sempre di più. La quiete tanto anelata viene interrotta dai contadini delle campagne circostanti che lo raggiungono per chiedergli consiglio e aiuto.
Giovanni è buono, ascolta, aiuta e poi scappa perché vuole stare solo. Arriva in cima a un monte, alto più di mille metri, che si chiama Rila, a Est della Bulgaria, dove decide di stabilirsi all’aperto, senza nessuna copertura, sotto la pioggia, la neve, il vento. Eppure sopravvive per sette anni. Pregando. In questo posto così impervio e difficile da raggiungere, sono rarissime le persone che riescono ad avvicinarlo. Pure lo zar bulgaro Pietro vorrebbe incontrarlo, ma deve rinunciarvi e accontentarsi di vederlo da lontano. Giovanni rifiuta qualsiasi regalo, anche l’oro e gli oggetti preziosi offerti dallo zar. Per Giovanni non importa “avere”, ma “essere”. L’eremita viene, poi, imitato da altri monaci che lo raggiungono e la comunità si ingrandisce. Nasce, così, il Monastero di Rila, il santuario mariano più importante e ancora oggi il più visitato della Bulgaria, dedicato alla Madonna Protettrice (dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), dove Giovanni muore nel 946.



San Giovanni, anacoreta del Monte Rila, meglio noto come Ivan Rilski, è il santo più amato dal popolo bulgaro. Nato a Skrino verso l’anno 876 da una famiglia cristiana molto ricca. Quando rimase orfano, Giovanni distribuì tutti i beni ereditati ai poveri ed ai malati per divenire monaco. Abbandonò dunque il paese natio con addosso solo una veste di pelle e si stabilì su una montagna alta e deserta, ove rimase a vivere in una capanna fatta di ramoscelli, nutrendosi esclusivamente di piante selvatiche. Dopo qualche tempo dei briganti lo cacciarono ed il santo trovò allora una grotta profonda in cui abitò per altri dodici anni. Dalla grotta si trasferì poi nel deserto di Rila in una tana scavata in un albero. Pregava continuamente, si nutriva di erba e non aveva alcun modo di incontrare altre persone. Un giorno alcuni pecorai scoprirono il suo nascondiglio e fu così che si sparse la voce: la sua fama crebbe e tanta gente volle andarlo a trovare.
Per sfuggire ai visitatori l’eremita abbandonò la sua quercia e si trasferì su una rupe alta ed inaccessibile. Qui egli trascorse sette anni sotto il cielo aperto, esposto a tutte le intemperie e pregando incessantemente. La sua fama colpì anche lo zar bulgaro San Pietro, che avrebbe anch’egli voluto incontrarlo, ma il santo rifiutò. Il luogo scelto dal santo come eremitaggio attrasse ben presto dei discepoli, che diedero vita al celeberrimo Monastero di Rila, dedicato alla Vergine Ossenovitza, cioè Protettrice. Qui Giovanni rese l’anima a Dio il 18 agosto 946.
La fama di questo grande santo non cessò di crescere anche dopo la sua morte e si diffuse nelle nazioni vicine. Il suo corpo fu traslato con tutti gli onori a Sredez (Sofia) e collocato nella chiesa di San Luca. Nel 1183 le sue spoglie furono portate ad Estergom dal re ungherese Bela III. Restituite in seguito in un feretro d’oro, furono nuovamente conservate a Sofia e nel 1238, durante il regno di Ivan Asen II e del patriarca Vasilij, nell’allora capitale Tirnovo, per finalmente ritornare nel 1469 al Monastero di Rila, che nel frattempo era stato ricostruito dopo la sua distruzione ad opera di bande di briganti. Nel 1961 il Monastero fu confiscato dal regime comunista e trasformato in Museo nazionale, ma tanta fu la pressione popolare che i monaci dovettero essere richiamati nella loro sede.
Il Monastero mariano di Rila rappresenta dunque ancora oggi il cuore del cristianesimo bulgaro e della stessa cultura nazionale. Sorge in una regione montuosa, a 1147 metri di altitudine, a pochi chilometri dalla strada statale che unisce Sofia alla città greca di Salonicco, e si presenta circondato da mura come una vera e propria fortezza. Possiede una chiesa a tre navate, decorata all’esterno da vivaci dipinti a soggetto biblico e tutta affrescata all’interno con altre scene bibliche, vari ritratti di santi e di fedeli donatori e leggende apocrife sulla Madonna, mentre nell’abside domina l’icona della Vergine Odigítria del XII secolo. La "Theotókos Ossenovitza", custodita in una Cappella e ornata di pietre preziose, fu offerta dall’Imperatore bizantino Michele Comneno (sec. XIII) in ringraziamento della guarigione sua e di quella del suo grande dignitario Skilitza, per intercessione riconosciuta ad una reliquia di San Giovanni da Rila. L’afflusso dei pellegrini e dei turisti bulgari e stranieri superi oggi le trecentomila unità annue.
La venerazione per San Giovanni di Rila accomuna le Chiese Ortodosse a quella Cattolica. Quest’ultima, pur non avendolo incluso nel Martyrologium Romanum, lo commemora nei calendari delle Chiese Greco-Cattoliche ed il papa Giovanni Paolo II, che si recò pellegrino sulla sua tomba, lo ha voluto raffigurato nello splendido mosaico della Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, quale sintesi di duemila anni di santità nelle Chiese d’Oriente e d’Occidente.
Ecco alcuni passi del discorso pronunciato dal Santo Padre il 25 maggio 2002: “Il beato Giovanni di Rila – che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza duratura – udita la parola di Gesù, che gli diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri (cfr Mc 10, 21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare l'arte della lotta spirituale. [...]Con la lotta spirituale, il beato Giovanni di Rila visse anche la "sottomissione" nell'obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla vita comune. Il cenobio è il luogo della realizzazione quotidiana del "comandamento nuovo", è la casa e la scuola della comunione, è lo spazio in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc 22, 27). Quale forte testimonianza cristiana offre una comunità monastica quando vive nella carità autentica! Di fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo. Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella "compunzione" e nel pentimento, ma soprattutto nell'ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera incessante, fino a diventare – come dice san Nilo – un "teologo" (cfr De oratione LX, PG 79, 1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo. Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento straordinario sulla ricerca e sull'esperienza di Dio per quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana e monastica”.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2023-08-16

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