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Venerabile Ilia Corsaro Fondatrice

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Ercolano, Napoli, 4 ottobre 1897 – Napoli, 23 marzo 1977

Ilia Corsaro, nata a Ercolano in una famiglia non credente, si accostò autonomamente alla fede cattolica e ottenne, con le sue preghiere e le sue rinunce, la conversione dei genitori. S’impegnò attivamente nell’istruzione catechistica e nell’insegnamento, vivendo con ardore la vita cristiana. Dopo dieci anni d’interiore travaglio, comprese che il Signore voleva che lei fondasse una nuova famiglia religiosa. Il 3 novembre 1928 fondò quindi a Bagnoli, quartiere di Napoli, le suore Piccole Missionarie Eucaristiche, impegnate a rigenerare il mondo nell’amore tramite la vicinanza ai piccoli e ai poveri. Morì a Napoli il 23 marzo 1977. I suoi resti mortali riposano nella chiesa della Santa Croce, annessa alla Casa madre delle Piccole Missionarie Eucaristiche in via Ilioneo 96 a Napoli. Il 26 aprile 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che la dichiara Venerabile.



La famiglia, prima palestra di vita
Ilia Corsaro nacque a Ercolano il 4 ottobre 1897, quarta dei sette figli dei professori Angelo e Maria Trotta, genitori onesti ed affettuosi, ma di idee anticlericali e non praticanti. Fu battezzata nella Basilica di Santa Maria a Pugliano, non per fede, ma per compiacere i nonni, come del resto avvenne per gli altri figli.
Nel 1910, la fede entrò in casa Corsaro attraverso la conversione del fratello maggiorie Italo che, conquistato dalla testimonianza di vita cristiana dei suoi colleghi universitari, rinnegò le sue tesi, inizialmente a favore dell’ateismo scientifico, e si dichiarò vinto dall’amore di Dio. Ilia aveva solo tredici anni: gli pose domande, obiezioni, discusse con lui. Alla fine si lasciò contagiare dalla sua condotta di vita, visibilmente trasformata dall’incontro con il Signore.
Quando per motivi professionali i tre fratelli maggiori si allontanavano da Napoli, Ilia rimaneva sola. In casa dovette avere molta pazienza non solo con i tre fratelli più piccoli, ora affidati alla sua cura, ma anche con i genitori che erano poco disposti a sopportare il chiasso dei piccoli. Italo intuì la solitudine della sorella e il peso della casa troppo gravoso per la sua età e la sostenne con le sue lettere. Il cammino segnato da quelle missive permette di capire come si stesse preparando a una donazione più grande di sé a prezzo di sacrifici e rinunce.

La conversione di Ilia
Con gioia, Ilia comprese che la sua natura ardente e il suo cuore inquieto potevano trovare riposo solo in Cristo. È quanto confidò, in una lettera del 1916, a Dora, una sua compagna di studi: «L’amore del vero Bene non può andare con l’amore del mondo, perché due padroni non possono signoreggiare contemporaneamente uno stesso cuore». Allora, al posto dei romanzi che leggeva con avidità, mise il Vangelo e l’Imitazione di Cristo.
A 17 anni si presentò al parroco della chiesa della Cesarea, padre Gennaro Incoronato, che aveva cominciato a frequentare, per chiedergli di poter fare la Prima Comunione. Il sacerdote, che aveva intuito l’ardente sete di Dio di questa adolescente, la domenica delle Palme del 1917 l’ammise a ricevere l’Eucaristia, che divenne per lei la sorgente cui attingere energie sempre nuove per farsi, come Gesù, Pane spezzato donato per amore di Dio e del prossimo.

Tra studio e carità
Dopo la licenza magistrale, Ilia frequentò il liceo scientifico: studiava con passione e, animata da spirito di solidarietà, era ben voluta da tutti. Per dare sollievo ai feriti che tornavano dal fronte, frequentò un corso che l’abilitò come crocerossina. Scrisse lettere a chi era ancora al fronte e prese contatto con le famiglie di quei soldati.
Nel periodo in cui la mamma non poté insegnare perché gravemente ammalata, per assisterla fu costretta a sospendere gli studi. Per gli stessi motivi, quando nel 1917 riprese gli studi, si iscrisse all’Istituto universitario «Suor Orsola Benincasa» e non all’Università statale come desiderava.
L’amica Dora la ricorda sempre pronta ad aiutare le colleghe di corso e ad accogliere in casa sua chi, nel periodo degli esami, cercava alloggio in città. Il padre, dal canto suo, commentava: «Casa Corsaro, così, diventa un albergo!», mentre in cuor suo ammirava e amava teneramente questa sua figlia, così premurosa e piena di carità in casa e fuori.

Alla scuola di don Dolindo Ruotolo
Nel 1918, la partecipazione alla «Scuola di Religione» di don Dolindo Ruotolo, grande figura carismatica del cattolicesimo napoletano di quel tempo, segnò una svolta decisiva nella sua vita come in quella dei suoi genitori.
Iniziò per Ilia una nuova vita: cominciò a vivere l’Adorazione Eucaristica notte e giorno, accostandosi quotidianamente alla Comunione. Si nutriva di Sacra Scrittura e si affidava a Maria Santissima e ai Santi, in particolare a san Francesco e a santa Chiara d’Assisi.
Adottò un abbigliamento dimesso e, senza farsi notare, praticò mortificazioni varie. Nel cuore aveva sempre la conversione dei genitori, per cui pregava costantemente, e il sogno di entrare in clausura. Per questo aveva deciso di non laurearsi: le mancava solo di portare a termine la stesura della tesi.

La conversione dei genitori
Nel 1918 ricevette la Cresima e, con fede incrollabile, raddoppiò preghiere e penitenze per la conversione dei genitori. Fu esaudita: la madre accettò di incontrarsi con don Dolindo, e, nel 1919, tornò a Dio.
Qualche tempo dopo, anche il professor Angelo fu conquistato dalla Grazia mentre si trovava ad Assisi, sulla tomba di san Francesco. Dopo un percorso di penitenza, abiurò la sua appartenenza alla Massoneria e fu assolto dalla scomunica.
Il 19 settembre 1920, con la complicità di don Dolindo Ruotolo, durante la celebrazione eucaristica da lui presieduta, nelle catacombe di San Gennaro, si accostò alla Comunione, fra l’esultanza dei presenti, in particolare di Ilia che, per far contento il padre, in pochi mesi scrisse la tesi e si laureò.

Un nuovo direttore e una nuova amica
Un’altra tappa importante della vita di Ilia avvenne nel luglio 1921 a Bagnoli, quartiere occidentale di Napoli, dove si trovava in villeggiatura con la famiglia. Nella chiesa di Sant’Anna incontrò don Luigi Zaccaleoni, canonico penitenziere della cattedrale di Pozzuoli, che divenne la sua nuova guida spirituale.
Sempre nella chiesa di Sant’Anna notò una giovane raccolta in adorazione, Isola Mazzantini. Per entrambe fu facile incontrarsi e condividere lo stesso ideale di vita: Gesù Eucaristia. Nel settembre 1922, quando la famiglia di Isola dovette trasferirsi per lavoro a Livorno, con il consenso dei genitori, Ilia la ospitò per darle la possibilità di completare gli studi a Napoli.

L’impegno nel catechismo, in attesa di una luce migliore
Desiderosa di entrare in clausura, venne dissuasa dal canonico Zaccaleoni, che notando la sua vitalità apostolica, le prospettò invece la fondazione di un’opera catechistica a Bagnoli. Ilia, che aspirava a vivere la radicalità del Vangelo nel silenzio e nel nascondimento di un chiostro, non si decideva: attendeva dal Signore un segno che le manifestasse la sua volontà.
Furono anni di travaglio interiore ma anche di intensa attività di evangelizzazione a Bagnoli come in tutta la diocesi di Pozzuoli. L’amica Isola condivideva con la sua guida spirituale la preghiera e l’apostolato, pronta a seguirla nella nuova fondazione.
Intanto il professor Angelo, preoccupato per la figlia che non pensava al suo futuro, le chiese di presentare domande per l’insegnamento nelle scuole di Napoli e province. Presto Ilia ebbe l’incarico annuale di maestra in una scuola di Campagna, frazione rurale di Somma Vesuviana. Per i primi due anni fece l’esperienza di pendolare, ma per l’anno scolastico 1926/’27, quando divenne di ruolo, ebbe l’obbligo di residenza.
Allora invitò Isola, nell’intento di fare con lei una prima esperienza di vita comune e di apostolato in quella zona che ella stessa definì «una landa deserta». Tuttavia l’amica, dopo qualche mese, pur ritenendo l’esperienza positiva, decise di entrare tra le Suore del Cenacolo, per compiere un regolare cammino di formazione.

Nascono le Piccole Missionarie Eucaristiche
Ilia rimase quindi in attesa, continuando a pregare, di un segno chiaro della volontà di Dio. Don Luigi, intanto, le ripeteva sempre più spesso una frase tratta dalla Bibbia: «I piccoli hanno fame e non c’è chi spezzi loro il pane». Alla fine comprese che era in quel modo che dovesse avverarsi il “sogno” che, in una notte di preghiera, aveva accarezzato: «Vivere all’ombra dei Tabernacoli e rigenerare nell’amore i più piccoli, i più poveri, quelli che nessuno ama».
Così, il 3 novembre del 1928, iniziò la vita comune con altre tre giovani, presso Villa Letizia, nel Rione Ferrara di Bagnoli (in provincia di Napoli e diocesi di Pozzuoli): con la benedizione di monsignor Giuseppe Petrone, vescovo della diocesi apostolica di Pozzuoli, nasceva la nuova Congregazione delle suore Piccole Missionarie Eucaristiche. Al piccolo gruppo, in seguito, si unì con gioia anche Isola, che lasciò il noviziato appena iniziato tra le Suore del Cenacolo, a Zoverallo presso Como.

I primi passi
Povere e liete, sull’esempio del Poverello di Assisi, Ilia e le prime quattro compagne vivevano di provvidenza e si dedicavano, a turno, notte e giorno, all’adorazione eucaristica, al servizio dei poveri, al catechismo e all’evangelizzazione nelle zone periferiche di Bagnoli.
La piccola comunità, francescanamente povera nei mezzi, ma gioiosa per la testimonianza delle giovani congregate, attirò presto altre giovani. Solo nel settembre 1931 monsignor Petrone diede il permesso di far celebrare la Messa nella cappellina della nuova casa, in via Eurialo. Le suore poterono indossare un abito religioso, composto da veste e velo bianchi, come segno del loro ideale eucaristico.

Espansione dell’istituto
Ilia ormai era considerata Madre fondatrice. Sempre sulla scorta di san Francesco, difese per dieci anni la povertà evangelica anche contro il parere dei superiori ecclesiastici, rifiutando per sé e le sue suore ogni forma di lavoro retribuito. Intanto sia a Bagnoli, sia nelle zone più povere della diocesi, aveva avviato un’opera educativa e caritativa ammirevole per dinamismo apostolico e saggezza evangelica a favore di ragazzi, giovani e famiglie.
Sorridente, anche se a costo di grandi sacrifici e rinunce, rispose con generosità e prontezza anche alle richieste del nuovo vescovo, monsignor Alfonso Castaldo, poi arcivescovo di Napoli: tra di esse il ritorno all’insegnamento, nel 1938, presso il liceo ginnasio vescovile di Pozzuoli.
In seguito, pur consapevole che le continue richieste del suo vescovo avrebbero ritardato l’espansione dell’Istituto fuori diocesi, non esitò ad inviare le sue figlie, anche giovanissime, nelle numerose opere sociali negli anni della ricostruzione post-bellica: mense aziendali nei cantieri e nelle fabbriche; orfanotrofi per gli orfani di guerra; colonie diurne e notturne e presenza di piccole fraternità nei centri rurali della diocesi.
Tuttavia, nonostante questa intensa e molteplice collaborazione, il Presule concesse il decreto con cui la congregazione diventava di diritto diocesano solo nel 1954. Intanto vennero aperte case in Campania, Calabria e anche all’estero, negli Stati Uniti.

Fatti lieti e tristi
Grazie al dono di una benefattrice – una palazzina con terreno circostante – la comunità ormai cresciuta di numero, poté trasferirsi in un ambiente più consono alla vita conventuale. Madre Ilia fece subito allestire a refettorio un salone a piano terra, attiguo alla cucina e una cappellina al primo piano, in modo che le suore potessero fare a turno anche l’adorazione notturna.
Sempre a turno, il 14 marzo e il 15 agosto 1954, compirono la tanto sospirata professione religiosa, con l’impegno di osservare le Costituzioni dell’Istituto e la Regola del Terz’Ordine dei Frati Minori.
Il sogno di madre Ilia di avere una chiesa più grande si realizzò soltanto nel 1963. Grazie alla generosità di Padre Gaudenzio Dell’Aia, dei Frati Minori della chiesa di Santa Chiara, ottenne in dono una copia autentica del Crocifisso di San Damiano e un prezioso quadro dell’Annunciazione, mistero a lei tanto caro. 
Negli stessi anni, non mancarono per lei prove e sofferenze varie: in particolare, la morte di sua sorella Irma e quella di suor Isola Mazzantini, a soli 37 anni, dopo una lunga e dolorosa malattia.
Per il duro colpo, la Madre avvertì anche un senso di spossatezza generale che perdurava nonostante le cure. I medici, sospettando qualcosa di grave, ritennero indispensabile l’intervento chirurgico. E lei, con semplicità serafica, commentò: «Accettiamo dalle sue [di Dio] mani il dolce e l’amaro».

Negli anni del Concilio
Negli anni che precedettero il Concilio, l’umiltà e la carità custodirono madre Ilia nel suo ruolo di Superiora generale. Donna di ascolto e di servizio, fu una vera benedizione per le sue suore e per coloro che si rivolgevano a lei. La virtù della speranza, che risplendeva nel suo sorriso, dava a quanti incontrava pace e gioia.
Le suore ricordano come in quegli anni fosse vigilante perché non scambiassero le spinte innovatrici del Concilio per un pretesto ad agire «secondo la carne».
Nel 1968 convocò un Capitolo speciale per la revisione delle Costituzioni. Nella lettera circolare con cui l’annunciava, invitava le suore «a guardare al passato come anni di misericordia, di amore e di perdono e al futuro come anni di attesa, attesa del Signore ed attesa nostra». Non mancarono tuttavia defezioni di alcune suore e la chiusura di qualche casa.
Nell’agosto del 1972 la congregazione celebrò il primo capitolo generale. La Madre, nonostante la sua dichiarata volontà di dimettersi, quasi all’unanimità (72 voti su 73) venne eletta Superiora generale.
Dopo aver lavorato tanto e guidato con prudenza ed equilibrio l’Istituto, finalmente poté annunciare, il 13 giugno 1974, che era arrivata l’approvazione pontificia. Le suore erano già in Svizzera per accogliere gli immigrati ed erano pronte a partire in missione nelle zone più povere del Brasile. Non mancava chi sognava nuove sponde in Europa e oltre Oceano.

La malattia e la morte
Intanto la salute della madre si aggravava sempre più. Con il consueto abbandono, sereno e sorridente, alla volontà di Dio, accettò serenamente il responso medico che le aveva riscontrato una forma di tumore. Fino agli ultimi giorni di vita, come attestano numerose testimonianze di sacerdoti, religiosi e laici, accoglieva, ascoltava, consigliava trasmettendo a tutti pace e gioia.
La sua laboriosa giornata terrena si concluse alle 5.30 di mercoledì 23 marzo 1977, durante la celebrazione della Messa: aveva appena ricevuto la Comunione e rivolto uno sguardo amoroso su tutte le sue figlie che, con amore misto a dolore, circondavano il suo letto.

Il processo di beatificazione
I suoi resti mortali riposano dal 1994 nella chiesa della Santa Croce, in un loculo preparato, secondo il desiderio espresso dalla Madre, accanto all’altare dell’Annunciazione, mistero della Beata Vergine a lei tanto caro.
A fronte della sua crescente fama di santità venne intrapresa la sua causa di beatificazione, per la quale la Santa Sede concesse il nulla osta il 19 giugno 1997.
La fase informativa diocesana si svolse a Pozzuoli e fu conclusa il 23 marzo 2000. Il 23 marzo 2001 la Congregazione vaticana per le Cause dei Santi ha dichiarato la validità del processo diocesano. La “Positio super virtutibus” venne presentata a Roma nel 2007.
Il 2 dicembre 2014 i consultori teologi della Congregazione per le Cause dei Santi si pronunciarono affermativamente circa l’esercizio delle virtù cristiane in grado eroico da parte della religiosa; il parere positivo venne confermato dai cardinali e vescovi membri della Congregazione.
Martedì 26 aprile 2016, ricevendo in udienza il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con il quale madre Ilia Corsaro è dichiarata Venerabile, letto ufficialmente nella chiesa di Santa Croce il 7 maggio 2016, nel corso di una solenne concelebrazione eucaristica di ringraziamento.

Alcune curiose coincidenze
Il 20 settembre 1897, appena quindici giorni prima della nascita di madre Ilia, veniva alla luce a Napoli Letizia Zagari, futura fondatrice delle suore Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia. I centri del loro apostolato sono inoltre speculari: madre Letizia, infatti, operò principalmente a Ercolano e vi morì nel 1985; anche nel suo caso è in corso un processo di beatificazione.
È poi singolare che le persone che hanno vissuto all’inizio intorno a madre Ilia e lei stessa portino nomi non usuali e inizianti con la lettera I: le sorelle Ilda e Irma, i fratelli Italo e Iseo, la prima discepola Isola.
Infine, il 7 maggio 2016, giorno della Messa di ringraziamento per il decreto di venerabilità, è anche legato a un anniversario di un’altra figura esemplare della diocesi di Pozzuoli: don Giustino Russolillo, parroco di Pianura e fondatore della Società Divine Vocazioni, beatificato in quello stesso giorno del 2011.

Pensieri di madre Ilia
A Isola Mazzantini scriveva: «Prega non solo quando sei in chiesa, prega appena i tuoi occhi si aprono alla luce e loda Dio».
«Non cerchiamo mai di fare cose grandi: esse appaiono agli occhi degli uomini e scompaiono a quelli di Dio».
Dalle sue preghiere: «Mio Signore, ciascun giorno è diverso dall’altro e noi come fuscelli mutiamo. Tu solo sei eternamente buono e misericordioso».
Alle sue suore: «L’attesa nostra è nell’ardente desiderio di un’ascesa continua verso la Luce, nel superamento di ogni giorno, nella certezza del Suo aiuto, nella sete ardente della Sua immensa gloria, al cui canto invitiamo i fratelli del mondo intero».


Autore:
Emilia Flocchini


Note:
Suore Piccole Missionarie Eucaristiche
Via Ilioneo 96
80124 Napoli
Telefono e fax 0812303322
E-mail: [email protected]
www.piccolemissionarie.org

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Aggiunto/modificato il 2016-08-16

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