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Sant' Ipolisto Martire

1 maggio

Antiochia - † Abellinum (Atripalda), 1° maggio 303

Il culto di Sant'Ipolisto, martire cristiano del IV secolo, è radicato in Atripalda, Avellino, dove si venerano le sue reliquie. La sua storia, narrata nella "passio" del vescovo Ruggiero del XIII secolo, narra di un sacerdote di Antiochia che, per ispirazione divina, giunse ad Abellinum (l'odierna Atripalda) per predicare il Vangelo, convertendo la popolazione pagana e compiendo miracoli. La sua predicazione si estese al Beneventano, e ad Abellinum eresse un oratorio sul Monte Capitolino, dove condusse una vita ascetica. I sacerdoti idolatri lo osteggiarono e durante la persecuzione di Diocleziano fu martirizzato: percosso e decapitato il 1° maggio 303. Il suo corpo, esposto alle bestie feroci, fu raccolto da pie donne e sepolto dove poi sorse Atripalda. Le prime raffigurazioni del santo andarono perdute durante i lavori di trasformazione del cimitero sotterraneo, che includeva lo "Specus Martyrum", ora ipogeo della chiesa del santo. Il culto di Sant'Ippolito, compatrono di Atripalda, si diffuse in Irpinia, Beneventano e Salernitano, con diverse date di celebrazione, ma ad Atripalda si commemora sempre il 1° maggio.

Patronato: Atripalda


Prima di parlare della ‘Vita’ del santo, voglio annotare che s. Ipolisto è ricordato dal grande sacerdote e professore di archeologia cristiana di Napoli, Gennaro Aspreno Galante (1843-1923) nei suoi “Natales” che sono sedici elegie in lingua latina, scritte in onore di s. Paolino di Nola (353-431), una per ogni anno e per sedici anni, nel giorno della sua festa (22 giugno) appunto il “Natales” del santo.
Nel VI ‘Natale’ “Ad Tripaldum” in 46 distici del 1888, il Galante, ipotizzando una conversazione con s. Paolino, dice di aver assistito ad Atripalda (AV) nel giugno 1888, ai festeggiamenti della città, per la solenne traslazione delle reliquie dei santi martiri Ipolisto, Crescenzo e compagni.
Segue la descrizione della grande processione delle immagini e reliquie dei santi, che si snoda attraverso le vie cosparse di fiori, con le case addobbate per la festa, mentre i fuochi d’artificio illuminavano a giorno la sera, a cui partecipavano vescovi convenuti da ogni parte e un popolo tripudiante.
Infine segue il ringraziamento d’obbligo al barone Francesco de Donato per aver restaurato e abbellito lo “Specus Martyrum” di Atripalda, uno dei più insigni monumenti di archeologia cristiana dell’Irpinia e che Galante archeologo e cittadino onorario di Atripalda, conosceva bene; in questo ‘Specus’ o ipogeo, riposavano ora i corpi dei santi Ipolisto, Crescenzo e compagni martiri, oltre a quelli di s. Sabino vescovo e patrono principale della città e del diacono s. Romolo.
Una fonte abbastanza ampia, è la passio di s. Ipolisto, scritta dal vescovo di Avellino Ruggiero, nel secolo XIII; in essa si racconta che Ipolisto era un sacerdote di Antiochia e per ispirazione divina venne nell’antica Abellinum, presso l’odierna Atripalda, per predicarvi il Vangelo, convertendo gli abitanti, dediti al culto di Diana, operando anche molti miracoli.
Visto i buoni risultati, estese la sua predicazione anche al vicino territorio beneventano; ritornato ad Abellinum vi costruì un oratorio presso il tempio di Giove, che sorgeva sul Monte Capitolino (ora Toppolo) dove oltre la predicazione, unì un costante e rigoroso ascetismo. I sacerdoti idolatri lo combatterono, finché durante la persecuzione di Diocleziano, essendosi rifiutato di sacrificare a Giove, venne prima percosso con flagelli e poi fatto trascinare sino al fiume Sabato che scorreva ai piedi del colle, dove fu decapitato, il 1° maggio 303.
Per aumentare l’offesa, i senatori o pretori della città ordinarono che il suo corpo fosse esposto ai cani ed agli uccelli rapaci. Durante la notte, però due pie donne ne raccolsero le membra dilaniate e lo seppellirono nel luogo dove poi sorse nel secolo XI, Atripalda.
Bisogna aggiungere che le più antiche raffigurazioni del santo, andarono distrutte, durante i vari lavori di trasformazione dell’antico cimitero sotterraneo, con iscrizioni del 357 e di cui faceva parte il già citato “Specus Martyrum”, ora ipogeo della chiesa del santo.
Il culto per s. Ipolisto non è limitato alla città di Atripalda di cui è compatrono, ma diffuso anche in altre città irpine fino a Montevergine, nel beneventano e nel salernitano.
È ricordato in date diverse in alcune città, ma ad Atripalda è sempre stato celebrato il 1° maggio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2003-05-13

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