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San Flaviano di Ricina Vescovo e martire

24 novembre

Helvia Ricina (Macerata), III secolo

Patronato: Recanati


Santo patrono insieme a s. Vito, della città di Recanati (Macerata), il suo culto è antichissimo e molto diffuso nelle Marche, in particolare nelle province di Macerata e Ascoli Piceno.
Ma nonostante che sia o sia stato titolare di innumerevoli chiese, abbazie, cappelle, contrade, vie, pievi, monasteri, santuari, altari, ecc. situati anche nella vicina Umbria, su s. Flaviano vescovo di Ricina, incombe l'incertezza storica sulla sua identità, che invano tanti studiosi lungo i secoli, hanno tentato di chiarire.
Ancora oggi è identificato diversamente secondo i luoghi in cui è venerato e secondo il suo stato di vescovo e martire.
È stato da molti riconosciuto come s. Flaviano patriarca di Costantinopoli († 449) percosso e morto in esilio (celebrato il 17 febbraio), mentre ad altri e dalla tradizione locale è indicato come vescovo di Ricina, colonia romana le cui rovine si vedono presso Villa Potenza a qualche km a nord-ovest di Macerata.
Sarebbe vissuto nel III secolo e martirizzato proprio a “Helvia Ricina” di cui era vescovo, forse un 24 novembre, giorno fissato per la sua celebrazione da un altro vescovo di Helvia Ricina del sec. IV, s. Claudio, che fece anche erigere in suo onore la prima chiesa.
La città fu distrutta dai Goti nel sec. V-VI e i suoi abitanti costretti ad emigrare verso levante ad una quindicina di km di distanza, sul territorio dell'attuale città di Recanati, dove diffusero il culto di s. Flaviano.
Nel contempo altri gruppi di fuggiaschi, portando con loro le reliquie del santo, si trasferirono ad undici km ad ovest, in direzione di Tolentino, erigendo un oratorio in suo onore su un luogo che nel passato era già stato utilizzato per il culto di qualche divinità pagana; in seguito venne edificato il monastero benedettino di Rambona, nel quale sarebbero ancora oggi conservate le reliquie di s. Flaviano nella cripta e deposte in un antico sarcofago, risalente secondo gli archeologi, al IV secolo.
Ciò sarebbe certo, mentre per le reliquie conservate a Recanati vi sarebbero molti dubbi; come per tutto il resto anche sul sarcofago vi sono state tante interpretazioni sulla provenienza, la più verosimile è che quando i ricinesi arrivarono a Rambona l'abbiano già trovato, forse nella grotta adiacente l'attuale cripta e dove secondo la tradizione si recava a pregare s. Amico abate di Rambona.
Il sarcofago con i resti di s. Flaviano è stato ritenuto fino al 1929 contenente le sole reliquie di s. Amico, ma varie ricognizioni scientifiche e archeologiche hanno stabilito che in una cassetta a parte vi sono altre reliquie, che si crede siano dell'antico titolare dell'abbazia di Rambona, a suo tempo inclusa nella diocesi di Camerino e fondata verso la fine del IX secolo da Ageltrude († 923), sposa di Guido III († 894) re d'Italia e imperatore d'Occidente.
Il culto di s. Flaviano vescovo fu per secoli fiorente e ricordato il 24 novembre, ma verso la fine del XV secolo il culto era divenuto piuttosto debole a Recanati; nel 1483 la città fu colpita da un'epidemia di peste e il consiglio cittadino istituì una processione nel giorno della sua festa e con la sua intercessione placare l'ira di Dio; in quell'occasione, il 24 novembre 1483, il dotto padre Bonfini ascolano, pronunziò un celebre panegirico di s. Flaviano, contribuendo in modo determinante a rinvigorirne il culto.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-02-23

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