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Beato Ignazio de Azevedo e 38 compagni Gesuiti, martiri

15 luglio

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Oporto (Portogallo), 1527 - Arcipelago delle Canarie, 15 luglio 1570

Martirologio Romano: Passione dei beati martiri Ignazio de Azevedo, sacerdote, e trentotto compagni della Compagnia di Gesł, che, mentre si dirigevano verso le missioni in Brasile su una nave chiamata San Giacomo, furono assaliti dai pirati e in odio alla religione cattolica trafitti con spada e lancia.


Pur essendo stati proclamati “Protettori del Brasile” nel 1574, questi 40 martiri gesuiti in realtà provenivano dal Portogallo e Spagna e morirono uccisi a nove miglia dalla costa delle Canarie, mentre erano diretti in Brasile, senza aver messo piede a terra, ma il desiderio di evangelizzare quelle popolazioni, che li aveva spinti ad intraprendere il lunghissimo e pericoloso viaggio per mare, disposti a dare la loro vita, fa ben meritare il titolo di ‘protettori’ che il Brasile ha loro attribuito.
Ignazio de Azevedo nacque nel 1527 presso Oporto in Portogallo da una famiglia nobile; a 21 anni, il 28 dicembre 1548, entrò fra i Gesuiti di Coimbra; nell’Ordine, fondato da s. Ignazio di Loyola si affermò per la sua genuina fede ed operosità, diventando per parecchi mesi rettore dei Collegi gesuiti di Lisbona e di Braga; nel 1558 fu anche Vice Provinciale dell’Ordine nel Portogallo.
Nel 1566 Ignazio de Azevedo fu inviato come Visitatore nella Missione del Brasile, dove i Gesuiti, giunti lì appena 17 anni prima, al seguito dei colonizzatori portoghesi, già avevano stabilito alcune Case anche in mezzo alle tribù dei cannibali.
Dopo tre anni di permanenza nelle missioni brasiliane, egli ritornò a Roma nel 1569, per relazionare sulle esperienze fatte, chiese con insistenza al Generale dei Gesuiti di allora, s. Francesco Borgia (1510-1572) di inviare nuovi e numerosi missionari, essendo il Brasile sconfinato come territorio e con tanta possibilità di evangelizzazione fra quei popoli non cristiani.
Ottenne l’incarico di raccogliere nelle Province gesuitiche del Portogallo e di Spagna, quanti più religiosi adatti e giovani si offrissero e poi ripartire per il Brasile con la carica di Provinciale. Ignazio ne radunò 68 con i quali si ritirò a Valle delle Rose presso Lisbona, per prepararli alle future fatiche, in un periodo durato cinque mesi.
Nei primi giorni del mese di giugno 1570, era pronta a salpare una flotta di otto navi, che nel piano di colonizzazione portoghese, dovevano portare e scortare nel Brasile, il viceré don Luigi de Vasconcellos e a queste navi si aggregò anche la “S. Giacomo”, noleggiata da Ignazio de Azevedo per il suo gruppo di missionari, i quali furono divisi in tre gruppi: Ignazio con altri 39 sulla nave “S. Giacomo”, 20 sulla nave ammiraglia e tre su un’altra nave con il compito di fare catechismo ad alcune centinaia di fanciulli orfani, di ambo i sessi, raccolti per popolare la colonia.
La flotta partì il 5 giugno e raggiunse il 12 dello stesso mese, l’isola portoghese di Madera nell’Atlantico, di fronte alle coste dell’Africa settentrionale; attendendo per ripartire venti favorevoli, per ordine del viceré.
Il capitano della “S. Giacomo” per interessi commerciali, preferì puntare prima del Brasile, su Las Palmas nelle Isole Canarie che dal 1476 erano colonie spagnole. Ignazio deciso anche lui a proseguire, anche senza la protezione della flotta, conscio del pericolo delle navi corsare che imperversavano sui mari in quei tempi, lasciò liberi i missionari di seguirlo, quattro rinunciarono, subito sostituiti con altri quattro tolti dalla nave ammiraglia.
La “S. Giacomo”, salpata da Madera il 30 giugno poté navigare agevolmente con i venti a favore, ma arrivati a nove miglia dalla costa, nell’arcipelago delle Canarie, verso la metà di luglio 1570, dovette fermarsi per la bonaccia (mancanza di vento). Qui fu attaccata da cinque navi corsare, guidate da ugonotti (così chiamati in Francia i protestanti seguaci di Calvino, protagonisti delle guerre di religione dal 1562 al 1598) comandati dal corsaro francese Giacomo Souríe; i corsari ebbero l’ordine di risparmiare l’equipaggio ed i passeggeri ma di sterminare gli odiati gesuiti.
Infatti i 40 religiosi meno uno, il quattordicenne Giovanni Sanchez, che essendo cuoco serviva agli stessi pirati, furono massacrati a colpi di spada e lancia e buttati in mare, morti o moribondi. Essi comunque divennero lo stesso 40, perché il giovane figlio del comandante della nave Giovanni Sanjoaninho, indossata furtivamente la veste talare di uno degli uccisi, fu preso per uno dei religiosi e ucciso; per essersi aggiunto ai martiri fu chiamato anche Giovanni Adauto.
Il martirio avvenne il 15 luglio 1570 tranne per uno, che fu ucciso il giorno dopo. Si narra che ad Avila in Spagna, la carmelitana s. Teresa di Gesù, in un’estasi, vide uno dei martiri, il cugino Francesco Pérez Godoy salire in cielo con i suoi compagni e ne diede comunicazione al suo confessore; le notizie poi giunte da Madera e dal Brasile, confermarono la visione.
I 40 martiri della fede, costituiti da 26 sacerdoti, 13 novizi e un candidato, furono subito venerati come martiri in Brasile, dove a Bahia ebbero una prima solenne celebrazione il 15 luglio 1574 e inoltre nei loro Paesi d’origine Portogallo e Spagna.
I successivi decreti sul culto dei Santi emanati da papa Urbano VIII nel 1625, fecero interrompere questo pubblico culto, che fu poi confermato con decreto di papa Pio IX l’11 maggio 1854, con celebrazione al 15 luglio.
Si aggiunge, che altri 14 gesuiti imbarcati sulla flotta del viceré, per altri avvenimenti succedutasi, che non possiamo narrare in questa scheda, furono uccisi da navi corsare; anche per loro è in corso il processo di beatificazione.
Per motivo di spazio si omette la lista dei 40 gesuiti, che sono classificati come i “Martiri del Brasile del 1570”, si possono comunque trovare consultando il libretto edito da ‘Jesus’ Società San Paolo, “Storia della vocazione e della missione di Ignazio di Loyola”.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2003-11-08

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