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Venerabile Celestina Bottego Fondatrice

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Glendale, Ohio, Stati Uniti, 20 dicembre 1895 – Parma, 20 agosto 1980

Celestina Bottego (pronuncia Bòttego) nacque negli Stati Uniti d'America da padre italiano e madre irlandese. Da adolescente raggiunse l’Italia e divenne in seguito insegnante d’inglese in diverse scuole pubbliche di Parma. Impegnata in molte attività caritative, venne invitata dal padre saveriano Giacomo Spagnolo a dare inizio al ramo femminile della sua congregazione. Sorse quindi la Società Missionaria di Maria (o Missionarie di Maria – Saveriane), che Celestina seguì come direttrice generale fino al suo ritiro e, in seguito, come madre fondatrice rispettata e onorata. Morì a San Lazzaro, borgata periferica di Parma, il 20 agosto 1980. È stata dichiarata Venerabile il 31 ottobre 2013. I suoi resti mortali riposano al cimitero “La Villetta” di Parma, nella tomba della famiglia Bottego.



Figlia di emigranti
Nacque a Glendale in Ohio, negli Stati Uniti d’America, il 20 dicembre 1895. Suo padre, Giambattista Bottego, era italiano, fratello di Vittorio, esploratore della regione del Giuba in Somalia. Sua madre, Mary Healy, era invece irlandese.
Visse nello stato del Montana fino a quando ebbe quindici anni. Quando il padre perse il fratello durante una delle sue spedizioni, decise di tornare in Italia con i figli Maria e Vittorio. Celestina, che era la secondogenita, li raggiunse con la madre verso la fine dell’estate 1910.

Insegnante dalla solida spiritualità
Continuò gli studi a Parma e conseguì all’Università di Pisa l’abilitazione all’insegnamento della lingua inglese, che insegnò per molti anni nelle scuole pubbliche. Non trasmetteva agli studenti solo le nozioni, ma anche un modo di concepire la vita e di rapportarsi con gli altri. Ancora tanti ex alunni la ricordano con gratitudine e con la consapevolezza che fosse una santa donna.
In quegli anni conobbe un padre benedettino, Emanuele Caronti, che la guidò lei a formarsi una spiritualità solida. Nel 1922 divenne oblata benedettina, mentre la sorella Maria entrò tra le suore Francescane Missionarie di Maria e partì missionaria in India, dove rimase 42 anni senza tornare a casa.

La carità della “signorina” Bottego
Celestina espresse la sua carità specialmente verso i diseredati, gli ex carcerati, i nomadi e i giovani. Fu anche molto impegnata nell’Azione Cattolica, iniziata a Parma da monsignor Guido Maria Conforti, vescovo fino al 1931, anno della sua morte (canonizzato nel 2011) e fondatore della Pia società di San Francesco Saverio per le Missioni, ovvero i Missionari Saveriani.
Il campo più naturale per la “siorenna” (“signorina”, in dialetto) come Celestina veniva chiamata, fu a San Lazzaro di Parma, borgata povera sotto ogni punto di vista, economico, culturale, religioso: era spontaneo per la gente ricorrere al suo aiuto.

Sensibile verso le missioni e i giovani
A partire dal 1935 cominciò a insegnare inglese anche presso l'Istituto dei Missionari Saveriani. L’anno seguente, per qualche mese, soggiornò in India, insieme a sua sorella: quel viaggio approfondì la sua sensibilità verso le missioni. La scuola le assorbiva molte energie, ma, come diceva nel gennaio 1945, lei cercava di sfruttare questa occupazione «per fare gli interessi di Gesù».
Preoccupata per i molti giovani che passavano tante ore per la strada, mise a disposizione un vasto locale al piano terreno di una delle case rustiche dei Bottego, detta “Il Palazzone”: lo rifornì di radio, libri, giochi da tavolo, per farli stare insieme. Intanto si alternava con il parroco e insegnava loro il catechismo. Nel periodo della seconda guerra mondiale, fu in prima linea nel soccorrere chi incappava nelle mani dei tedeschi, perché conosceva la loro lingua e poteva avvicinarli.

La proposta di padre Giacomo Spagnolo
Sempre più desiderosa di dare tutta se stessa per gli altri e per l’avvento del Regno di Dio nei cuori degli uomini, fu invitata dal padre saveriano Giacomo Spagnolo a collaborare alla fondazione del ramo femminile tanto desiderato, ma non compiuto, da monsignor Conforti. Celestina ascoltò perplessa quella proposta: aveva quasi cinquant’anni ed era convinta, per usare le sue stesse parole, di «essere più brava a guastare le opere di Dio che a farle».
Nella Pasqua del 1944 ricevette una cartolina da parte di padre Spagnolo, che aveva sul davanti il Crocifisso di Velasquez e, sul retro, una sola parola, sottolineata: «Tutto». Comprese che significava «la completezza della donazione di Gesù e la sua attesa di un dono totalitario da parte della creatura», come in seguito raccontò, ma era ugualmente turbata.
Per vedere più chiaramente partecipò agli Esercizi spirituali predicati da quel sacerdote ai diaconi saveriani prossimi all’ordinazione. Alla fine, il 24 maggio 1944, come spinta in maniera sottile, ma persuasiva, pronunciò il suo sì.

La Società Missionaria di Maria
Nel luglio 1945 ebbe quindi inizio la Società Missionaria di Maria (o Missionarie di Maria – Saveriane), alla quale Celestina diede tutto quello che aveva, ma anche tutta se stessa, il suo zelo apostolico, la sua intelligenza e il suo cuore. La prima aspirante arrivò un anno dopo: allo stesso tempo, ci fu il trasferimento da Mariano a San Lazzaro.
Il 2 luglio 1950 le prime quattro aderenti emisero i voti religiosi, compresa Celestina, riconosciuta come superiora. Di lì a poco, il 27 settembre 1951, il capitolo generale dei padri Saveriani riconobbe ufficialmente l'istituto come proprio ramo femminile.

La formazione delle prime   missionarie
Responsabilmente pensò di formare delle missionarie che vivessero in pienezza e coerenza la loro vocazione. Voleva che fossero donne mature, che si trovassero a loro agio in ogni ambiente, disinvolte, serene, bene educate, forti, pronte al sacrificio, distaccate da se stesse e dalle proprie cose, sempre disponibili, piene di fede e di profonda preghiera.
Accompagnò le sue figlie a partire dal 1954, nei primi invii missionari negli Stati Uniti, in Brasile, in Africa (Congo e Burundi), per aiutarle e per rendersi conto delle necessità e delle difficoltà. Per motivi di salute non poté seguirle in Giappone, né ripetere altri viaggi oltreoceano.

“Madre” delle Missionarie
Aveva 71 anni quando, nel 1966, chiese alle partecipanti al primo capitolo generale della congregazione di essere sostituita nella carica di direttrice generale. Si sentiva inadeguata a continuare e preferiva che al suo posto ci fosse una sorella più giovane, che potesse seguire lo sviluppo dell’attività missionaria.
Da allora Celestina Bottego fu solo “la Madre” che seguiva le sue figlie con la corrispondenza, l’amore, la preghiera, nei campi di missione dov’erano impegnate e le accoglieva a braccia aperte quando rientravano in Italia per alcuni tempi di riposo.
Morì a Parma il 20 agosto 1980; aveva 85 anni. I suoi resti mortali riposano al cimitero “La Villetta” di Parma, nella tomba della famiglia Bottego.

La causa di beatificazione
Il 24 novembre 1994 la Santa Sede rilasciò il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione. Il 22 aprile 1995 venne quindi aperta a Parma l’inchiesta diocesana, che si concluse il 5 novembre 1997 e fu convalidata il 5 giugno 1998. La “Positio super virtutibus”, invece, venne consegnata a Roma nel 2001.
Sia i consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 26 giugno 2012, sia i cardinali e vescovi membri della stessa Congregazione, il 24 settembre 2013, diedero parere favorevole circa l’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane da parte sua. Infine, il 31 ottobre 2013, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui madre Celestina Bottego veniva dichiarata Venerabile.

Le Missionarie di Maria – Saveriane oggi
La congregazione venne eretta in istituto di diritto diocesano da monsignor Evasio Colli, vescovo di Parma, il 2 luglio 1955; ricevette il decreto di lode dalla Santa Sede, precisamente dalla congregazione di Propaganda Fide il 12 novembre 1964.
Oltre che in Italia, le Missionarie di Maria – Saveriane sono presenti in Africa (Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Ciad), nelle Americhe (Stati Uniti, Messico, Brasile) e in Asia (Giappone e Thailandia). Hanno la Casa generalizia in via Omero 4 a Parma.
Tre di esse, suor Olga Raschietti, suor Lucia Pulici e suor Bernardetta Boggian, sono state uccise in Burundi tra il pomeriggio del 7 settembre 2014 e la notte seguente.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-01-06

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