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Beato Roberto da Salle (di Sala)

18 luglio

Salle (Pescara), 1273 - 18 luglio 1341


Nato a Salle (Pescara), un paesino alle pendici della Majella intorno all’anno 1273, da Tommaso e Benvenuta, al suo battesimo gli fu imposto il nome di Santuccio, così come lo chiamerà più tardi per vezzo San Pier Celestino.
Dall’età di 7 anni rivelò un grande senso di amore fraterno e del perdono. Un giorno un vicino di casa della sorella le ammazzò un animale quasi per sfregio buttandoglielo davanti la porta di casa. La sorella sconvolta chiese vendetta al fratellino. La domenica in chiesa, giunti al momento del segno della pace, allora in uso durante la celebrazione dopo l’Agnus Dei, il piccolo Santuccio ricevuto il segno di pace dal celebrante, corse subito a restituirlo al dichiarato nemico della sorella.
A 16 anni seguendo una forte vocazione conobbe e seguì Pietro Angeleri da Isernia, l’eremita del Morrone il futuro Papa Celestino V.
Nel 1294 Roberto finito il Noviziato era già ormai fra i più cari discepoli del santo uomo, dedito con tutta l’anima alla pratica della virtù ed al culto del silenzio ed alla mortificazione del proprio corpo.
All’alba del 7 Luglio 1294 presso l’eremo di S.Spirito a Majella Pietro da Morrone dopo vari ripensamenti e preghiere accettò di divenire il Sommo Pontefice Celestino V e chiese al discepolo Roberto di seguirlo nella nuova via apertagli dal Signore. Ma il giovane, nonostante il grande amore e rispetto che lo legavano tenacemente al grande padre spirituale, rifiutò di seguirlo impegnandosi invece quale suo successore nell’esaltazione del suo esempio tra gli aspri eremi abruzzesi.
Probabilmente questa sua scelta determinò il motivo per cui nella sua iconografia spesso viene rappresentato con una croce sulle spalle ed il cappello cardinalizio ai piedi. Lo stesso Petrarca in “De Vita Solitaria” ebbe a parlare di lui e del suo dialogo nel momento del diniego nel seguire Celestino V.
Durante il Pontificato di Celestino Roberto si trasferì presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice dove continuò con tenacia le pratiche a lui più care.
Il 24 Dicembre del 1294 data memorabile per la storia della Chiesa, Celestino V rinunciò al Soglio Pontificio. Fu eletto al suo posto Bonifacio VIII. L’eremita Pietro da Morrone tornò sui suoi monti presso i suoi affezionati confratelli. Grande fu la gioia del Beato Roberto nell’accoglierlo in quei luoghi, ma di breve durata. Poco dopo infatti Celestino, ricercato da Bonifacio VIII per timore di uno scisma, dovette dapprima seguire il Papa ad Anagni mentre poi venne tenuto a Rocca di Fumone in una specie di eremo-prigione dove il pio uomo morì il 19 maggio del 1296. In quello stesso giorno, lontano centinaia di chilometri, il Beato Roberto ebbe l’apparizione di Celestino V che rendeva l’anima a Dio. Subito capì ed avvisò i propri confratelli della morte del Santo, notizia giunta al Monastero qualche giorno più tardi.
Benché la tradizione celestina ammettesse il sacerdozio solo dopo 31 anni, per Roberto fu applicata una eccezione e nel 1298 a soli 25 anni fu ordinato sacerdote. Per oltre 12 anni rimase quasi “sepolto” presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice mentre dal 1310 al 1317 venne nominato Procuratore a S. Spirito a Majella e da lì a Roccamontepiano dove si pensa abbia lui stesso fondato il Monastero di S.Croce. Inviato a Gessopalena nel 1320 fondò un altro Monastero e vi rimase come Priore fino al 1321. Tornato ancora a Roccamontepiano vi si stabilì per sei anni.
Nel 1327, nominato Procuratore Generale della Congregazione dei Celestini, fondò visitò e restaurò parecchi Monasteri, tra cui: S. Tommaso a Caramanico, Lama dei Peligni, Atessa e Gessopalena.
Oltre ai sei Monasteri più conosciuti, stando ad alcune informazioni non controllabili, Roberto avrebbe fondato pure alcuni Ospizi per i Pellegrini.
Fra tutte le opere da lui volute e seguite, particolarmente care ne furono tre: il Monastero della Civitella a Chieti, Santo Spirito a Majella dove ancora oggi sono riconoscibili alcune opere da lui stesso ordinate e dirette, e la cosiddetta Basilica della Madonna a Lama dei Peligni.
Fu tanto perfetto amministratore dei beni della Congregazione quanto estremo eremita, da eguagliare se non addirittura superare il suo maestro Celestino V.
La regola celestina ordinava :
1) Digiuno tutto l’anno eccetto nelle domeniche e nelle Feste.
2) Tre Quaresime l’anno (la normale, l’Assunta e l’Avvento)
3) Recita settimanale del Salterio
4) Cento prostrazioni di giorno ed altrettante di notte
5) Vigilia rigorosa Mercoledì e Sabato a pane nero e acqua di fonte
6) Confessione pubblica dei peccati prima del Mattutino
7) Vesti ruvidissime e cilicio
A tutte queste il Beato Roberto ne aggiungeva altre per proprio conto, mostrando di essere più un segno del Cielo che un eremita della terra.
Di lui si hanno notizie di segni miracolosi e di veri e propri miracoli a cui assistettero parecchi suoi confratelli. Da predizioni, segni premonitori a vere e proprie apparizioni, estasi, colloqui mistici e veri e propri miracoli a cui spesso assistettero i suoi confratelli. Tra le più eclatanti innumerevoli guarigioni.
Guarì un suo confratello dalla lebbra semplicemente segnando con un segno di croce le putride piaghe dopo averle addirittura baciate. Rinsavì un furioso pazzo, tale Roberto Galtieri imponendo sulla sua testa il Breviario. Ciò procurò al poveretto un sonno profondo al cui risveglio era perfettamente guarito.
A Morrone del Sannio, nel Molise, dove ancor oggi è profondamente venerato, guarì una piccola di nome Maria celebrando per lei una santa Messa alla fine della quale la piccola riacquistò l’uso delle membra atrofizzate.
MA il miracolo più eclatante fu la risurrezione di un Monaco morto in peccato mortale che resuscitato dalle preghiere di Roberto si svegliò, confessò pubblicamente i suoi peccati e si riaddormentò nella morte. (Enciclopedia Universal ilustrada – Tomo LI Madrid- Espana – 1926 pag 972).
Grande il suo potere taumaturgico, come grande in poco tempo divenne la sua fama: Tante le conversione ed altrettante le donazioni che riusciva a raccogliere intorno ai suoi monasteri. Tantissime le opere, come grandissima era la carità che riusciva ad elargire attorno a sé.
A causa di tanto clamore fu pure costretto a discolparsi davanti al Vescovo di Chieti di una fantomatica accusa di presunti abusi delle elemosine. Fu questa probabilmente la croce più onerosa che dovette portare il Beato Roberto e ne soffrì in maniera indicibile.
A 68 anni iniziò ad ammalarsi ed il 18 Luglio del 1341 morì tra il conforto dei suoi numerosi confratelli. Aveva 69 anni cui 52 vissuti nella vita religiosa.
Di Roberto da Salle si ricordano oltre 30 miracoli post mortem molti dei quali verificatisi proprio sul suo sepolcro. Nel 1342 la sua salma fu trasportata da Morrone del Sannio (CB) alla Badia di S.Spirito a Sulmona. Si presume tuttora che in quello stesso anno sia stato proclamato Beato. A Salle si venera il 18 Luglio mentreil 19 Maggio, giorno della morte di Celestino, il Beato Roberto viene festeggiato a Morrone del Sannio. L’urna contenente i suoi resti sono attualmente presso la chiesa parrocchiale di Salle Vecchia, dove incapsulate nella statua vi sono le sue ossa tra cui per intero le ossa del braccio con il quale soleva benedire e guarire.

Autore: Germano D'Aurelio
 


 

Nel 1273, a Salle, un paese abruzzese immerso nel parco nazionale della Majella (Pescara), nasce un bambino che i genitori Tommaso e Benvenuta battezzano Santuccio. Quasi a preannunciare il suo nome, fin da piccolo Santuccio dimostra una straordinaria bontà d’animo. Ai litigi preferisce la pace, alla vendetta il perdono. Si narra che un giorno un vicino di casa, per dispetto, abbia ammazzato un animale della sorella lasciandoglielo sull’uscio di casa. La sorella, furibonda, chiede a Santuccio di vendicarla, ma quando il ragazzino, a Messa, incontra il colpevole, invece di aggredirlo, gli porge la mano come segno di pace.
A sedici anni Santuccio si aggrega ai monaci eremiti che vivono sul Monte Morrone di Sulmona (L’Aquila), guidati da Pietro Angeleri da Isernia. Diventa il discepolo più caro e cambia il nome in Roberto da Salle. Quando Pietro Angeleri accetta di diventare papa Celestino V, propone al suo fidato monaco di seguirlo e vorrebbe nominarlo cardinale. Roberto rifiuta perché non vuole abbandonare la sua esistenza fatta di solitudine e di regole severissime: mangiare poco o, il più delle volte, nulla, indossare ruvida stoffa, pregare giorno e notte. Durante il papato di Celestino V, Roberto vive presso il Monastero di San Giorgio a Roccamorice (Pescara). Quando Celestino V, il 24 dicembre 1294, rinuncia al pontificato e ritorna sui monti della Majella tra i suoi monaci eremiti, Roberto prova immensa gioia. Purtroppo, poco dopo, Pietro da Morrone viene richiamato a Roma dal nuovo papa Bonifacio VIII e rinchiuso in un eremo dove si spegne il 19 maggio 1296. Roberto, lo stesso giorno in cui papa Celestino V muore, avverte, anzi, “vede” la fine del suo padre spirituale e comunica in anticipo il tragico evento agli altri monaci.
Roberto da Salle compie anche miracoli: guarisce le gambe atrofizzate di Maria, una bambina molisana di Morrone del Sannio (Campobasso), la lebbra di un confratello e un uomo che da pazzo furioso, dopo un lungo sonno, si risveglia rinsavito. Diventato priore dei monaci Celestini (discepoli di Pietro da Morrone), fonda e rinnova alcuni monasteri: Santo Spirito a Roccamorice e San Tommaso a Caramanico (Pescara); Santa Croce di Roccamontepiano, a Gessopalena, Civitella di Chieti, Lama dei Peligni, Atessa (Chieti). Muore a Morrone del Sannio nel 1341. Ora “Santuccio” riposa a Salle, dove è nato e ogni anno viene festeggiato sia dagli abitanti di Morrone del Sannio, sia da quelli di Salle con processioni, musica e fuochi pirotecnici.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-07-17

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