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Santi Anastasio, Teopista e figli Sposi e martiri

11 e 12 maggio

† Camerino, Macerata, 251

Nel contesto di una lunga tradizione di famiglie cristiane che hanno subito il martirio per testimoniare la loro fede, emerge la storia di Sant'Anastasio, Teopista e figli, una famiglia marchigiana il cui culto, seppur diffuso localmente, non è più riconosciuto dal Martyrologium Romanum. Convertitosi alla vista del martirio di San Venanzio, Anastasio, corniculario di Camerino, si battezzò con tutta la famiglia: la moglie Teopista e i figli Aradio, Evodio, Callisto, Felice, Eufemia e Primitiva. Invitati a rinnegare la loro fede per salvarsi, scelsero la via del martirio, consumato sulla via Lata nel 251. La loro storiaè commemorata l'11 maggio e il 12 maggio nella diocesi di Camerino.

Emblema: Palma


Intere famiglie, in ormai duemila anni di cristianesimo, hanno dovuto affrontare il martirio testimoniando così sino allo spargimento del oro sangue la fede in Cristo. Coppie di sposi con i loro figli, come per esempio: Flaviano e Dafrosa, Marcellino e Mannea, Paolo e Tatta, Eustachio Placido e Teopista, Catervio e Severina, Claudio e Ilaria, Mario e Marta, Fileto e Lidia, Mauro e Beneria, i servi di Dio Jozef e Wiktoria Ulma, parecchie coppie di sposi giapponesi; per quanto riguarda le Chiese Ortodosse si segnalano Nicola II ed Aleksandra, ultimi zar russi, ed il sacerdote Metrofane Tzi con sua moglie Tatiana, vittime della rivolta dei Boxer in Cina. Tutti questi coniugi con le rispettive proli costituirono validi modelli di famiglie cristiane, pronte a tutto per non tradire gli insegnamenti evangelici.
In data odierna è invece commemorata una famiglia marchigiana, il cui culto è assai diffuso in tale zona, ma non è più riconosciuto dal Martyrologium Romanum. Sant’Anastasio era di Camerino, paese oggi in provincia di Macerata, e secondo gli Atti sulla sua vita era un corniculario, cioè ispettore di giustizia.
Convertitosi di fronte alla serenità e sicurezza con cui il giovane San Venanzio, suo compaesano, affrontò il martirio, si fece battezzare dal sacerdote Porfirio con tutti i suoi familiari: la moglie Teopista ed i figli Aradio, Evodio (Ebodi), Callisto, Felice, Eufemia e Primitiva.
Sull’esempio di Venanzio, anch’essi furono chiamati a scegliere se vedere salva la propria vita terrene o preferire quella del Cielo. Optando per la seconda scelta, il loro martirio si consumò nel 251 sulla via Lata, fuori dalla porta orientale di Camerino.
Il Martirologio Romano li commemorava in passato l’11 maggio, mentre la diocesi di Camerino ancora oggi li ricorda il giorno seguente.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-07-04

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