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Santi Catervio, Severina e Basso Martiri

17 ottobre

m. Tortona (AL), 68 circa

Patronato: Tolentino


La recente promulgazione da parte della Conferenza Episcopale Italiana del nuovo Rito del Matrimonio contenente, fra i vari formulari proposti, anche le nuove “Litanie dei santi sposi”, ha suscitato in diversi ambiti ecclesiali una riscoperta ed un notevole interesse per quelle coppie di sposi che si sono distinte per la loro particolare santità.
Non presente in tale incompleto elenco titanico, ma comunque supportata da un antichissimo culto, è una famiglia romana composta dai coniugi Flavio Giulio Catervio e Settimia Severina e dal loro figlio Basso. Per riscoprire le poche certezze storiche su questi santi occorre fare un breve viaggio a Tolentino, città a cui è tradizionalmente legato il loro culto.
Qui un’antica chiesa è dedicata proprio a San Catervo, il più celebre dei tre familiari, e la vita di tale edificio sacro presenta tre fasi salienti. La prima, iniziatasi in data anteriore all’anno 1000, arriva sino al 1256, quando i monaci benedettini chiesero all’allora papa Alessandro IV l’autorizzazione per restaurare la chiesa. La seconda fase iniziò dunque dopo tale anno, ma purtroppo non si sono conservati particolari reperti archeologici per poter fare un raffronto con il primitivo edifico. La nuova chiesa sorse con asse orientato in direzione est-ovest, con tre navate in stile romanico ogivale, pilastri cruciformi e presbiterio sito nell’area dell’attuale facciata. Tale costruzione, di cui sussiste una parte nella Cappella di San Catervo, allora cappella della Santissima Trinità, resto pressoché immutata fino al 1820, qualora si pensò di dare un nuovo assetto all’ormai fatiscente edificio. Furono incaricati di tale perazione prima il pittore tolentinate Giuseppe Lucatelli ed in un secondo momento l’architetto maceratese Conte Spada. Questi nel voler dare alla chiesa un nuovo assetto architettonico di tipo neoclassico, decise di cambiarne l’orientamento invertendolo, ponendo il nuovo ingresso ove prima era il presbiterio della chiesa monastica del 1256, di cui resta un grandioso portale sul lato sinistro della chiesa. Il nuovo edificio a tre navate, inglobante tutte le strutture della precedente costruzione, fu realizzato a croce latina.
In fondo alla navata sinistra si realizzò così la Cappella di San Catervo, volta a custodire il grandioso sarcofago, uno tra i più importanti delle marche, ricavato da un unico blocco di marmoe comprendente i busti dei due coniugi. Dall’iscrizione inclusa nella tabula del sarcofago si apprende che Flavio Giulio Catervio appartenne ad una nobile famiglia senatoria, che fu prefetto del pretorio e morì all’età di soli 56 anni. In tale epigrafe si ricorda inoltre, con un formulario intessuto di forme poetiche, impregnate di una fede lucente nella resurrezione, il sacramento matrimoniale: “Il Signore Onnípotente, che con meriti uguali vi unì nel dolce vincolo del matrimonio, custodisce per sempre il vostro sepolcro. O Catervio, Severina è felice per essersi unita a te: possiate insieme risorgere, con la grazia di Cristo, o voi beati, che il sacerdote del Signore, Probiano lavò con l'acqua battesimale e unse con il sacro crisma”.
Tale monumento fu fatto costruire dalla moglie per entrambi. Il sarcofago fu oggetto di ispezione nel 1455 ed in tale occasione ne fu estratto il capo di San Catervo, che venne posto in un reliquiario alla venerazione dei fedeli. Di una successiva apertura nel 1567 esiste una testimonianza documentata e particolareggiata. Furono così rinvenuti i corpi di San Catervo e di suo figlio Basso. La cappella del sarcofago è comunque uno dei pochi residui dell’antico complesso monastico benedettino.
La tradizione vuole che Catervio sia stato il primo evangelizzatore della città di Tolentino e proprio ciò abbia comportato il martirio per lui e la sua famiglia., ma come per tutti i martiri loro contemporanei non è purtroppo possibile reperire ulteriori informazioni e dettagli circa il loro operato, quanto piuttosto sul culto loro tributato.
La figura di San Catervo si è dunque strettamente legata alla città di Tolentino di cui è patrono, sebbene questa sia più conosciuta per il celebre San Nicola. Sebbene un tempo si sia addirittura dubitato sulla reale esistenza storica dei tre santi, la recente ricognizione dei resti sembra invece confermare l’antica tradizione tramandataci dalla Chiesa e dall’affetto popolare.
Nonostante la maggior rilevanza dei festeggiamenti per San Nicola da Tolentino, come dice il detto “se fa tutto per Nicò e niente per Catè”, San Catervo e la sua famiglia conservano comunque un posto speciale nel cuore di tutti i tolentinati.
Un’improbabile leggenda piemontese attribuisce a questa santa famiglia anche l’evangelizzazione della città di Tortona, di cui sarebbero stati i protomartiri, verso l’anno 68, quando appena giungevano sulle Alpi Cozie altri evangelizzatori quali Priscilla, Elia, Mileto, Marco e Quinto Metello, tutti sfuggiti alla persecuzione neroniana di quattro anni prima.Il Massa, celebre agiografo della santità pedemontana, ricorda Catervio come un uomo ormai centenario. L’intera famiglia si prodigò con nell’evangelizzazione di Tortona, divenendo preziosi collaboratori del primo vescovo San Marciano o Marziano. Precedendolo nel versare il loro sangue per Cristo, divennero così i primi martiri della città e dell’intero Piemonte geograficamente inteso. Questa versione è stata forse ideata per giustificare la presenza nella città piemontese di alcune reliquie dei santi in questione.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2005-09-06

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