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Domenico Pasquale Pestarino Sacerdote

Testimoni

Mornese (Alessandria), 5 gennaio 1817 – 15 maggio 1874


Durante la seconda metà dell’Ottocento, ci fu in Italia tutto un fiorire di figure eccelse in santità, in politica, nelle scienze, nelle arti, nel fondare Congregazioni religiose, Istituti e Movimenti laici ed ecclesiastici, impegnati nella vita contemplativa, ma soprattutto nelle opere sociali, caritatevoli, d’istruzione e formazione.
Ma fra tutte le regioni italiane, primeggiò il Piemonte e il suo capoluogo Torino; si assistette così ad un proliferare di figure sante, giuste, apostoliche, che crearono un fermento di santità, scuotendo dalle basi l’esiguo stato sociale esistente, indicando nuove vie di apostolato, promovendo i valori umani e cristiani dei cittadini, specie dei poveri, ammalati, abbandonati, e della gioventù lasciata a sé stessa.
Furono anni speciali, in cui per una felice e provvidenziale combinazione, si trovarono ad operare accomunati fra loro, sebbene in campi diversi, figure di alta santità e forza riformatrice dirompente.
Ne citiamo alcuni: S. Giovanni Bosco, s. Giuseppe Benedetto Cottolengo, s. Maria Mazzarello, serva di Dio Giulia Colbert Barolo, s. Leonardo Murialdo, beata Enrichetta Dominici, beato Giuseppe Allamano, s. Giuseppe Cafasso, beato Francesco Faà di Bruno, beato Federico Albert, beato Clemente Marchisio, beato Giovanni Maria Boccardo, venerabile Paolo Pio Perazzo, servo di Dio Antonio Rosmini, venerabile Maria Cristina di Savoia, regina delle Due Sicilie, s. Domenico Savio, beato Michele Rua, ecc.
Sulla loro scia di santità o nell’operare nelle Istituzioni da loro fondate o in terra di missione o martiri di Cristo, tantissimi altri figli e figlie del cattolico Piemonte, sono diventati santi, beati, venerabili e servi di Dio, dilagando a cavallo dei due secoli e per tutto il Novecento; la lista è così lunga che riportarla per intero, farebbe falsare lo scopo di questa scheda, pur tuttavia è doveroso citarne almeno qualcuno.
Beato Secondo Pollo, servo di Dio Giuseppe Girotti, Beata Francesca Rubatto, beata Anna Michelotti, serva di Dio Giuseppina Operti, beato Pier Giorgio Frassati, venerabile Francesco Chiesa, beato Giacomo Alberione, servo di Dio Guglielmo Massaia, s. Callisto Caravario, beato Edoardo Rosaz, s. Giuseppe Marello, beato Timoteo Giaccardo, beato Filippo Rinaldi, beata Maddalena Morano, ecc.
A loro e a tutti quelli che per necessità di spazio, non sono stati citati, bisogna aggiungere la bella figura, di padre Domenico Pasquale Pestarino, sacerdote della diocesi di Acqui, del quale si sta per iniziare la Causa di Beatificazione; egli fu contemporaneo di s. Giovanni Bosco e di altri santi di quel felice periodo.
Domenico Pasquale nacque il 5 gennaio 1817 a Mornese, provincia di Alessandria, diocesi di Acqui, settimo dei quindici figli di Giovanni Battista Pestarino e di Rosa Gastaldo.
Di tutti questi figli alcuni morirono in tenera età, come purtroppo accadeva nelle famiglie dei tempi passati, a causa della grande mortalità infantile esistente; uno diventerà sacerdote e tre saranno suore, un’altro medico e un’altro farmacista; la famiglia comunque era benestante e profondamente cristiana.
Domenico frequentò le prime scuole dai Padri Scolopi ad Ovada, poi sorta la vocazione sacerdotale, continuò gli studi nel Seminario di Acqui.
Purtroppo delle divergenze fra gli insegnanti, provocarono lo spostarsi di quasi tutti gli allievi presso altri Seminari; Domenico si trasferì a quello di Genova nel 1835, per completare gli studi di filosofia e teologia.
Qui l’ambiente profondamente spirituale, incise sulla formazione del giovane chierico Pestarino, il Rettore avendolo notato, gli affidò come prefetto gli studenti più piccoli; nel Seminario genovese, incontrò altre sante figure di confessori, insegnanti, educatori, come il beato Antonio Giannelli, il beato Tommaso Reggio, il futuro cardinale arcivescovo di Torino, Alimonda, un fratello della beata Paola Frassinetti, don Giuseppe.
Il 21 settembre 1839, ottenuta la dispensa per la giovane età di 22 anni, Domenico Pestarino fu ordinato sacerdote dal cardinale arcivescovo di Genova, Tadini.
I suoi superiori non lo fecero allontanare e lo richiamarono nel Seminario genovese, come prefetto dei chierici e nella città della Lanterna, don Domenico affinò le sue doti educative e come prete completò la sua formazione pastorale.
Nei sei anni della permanenza a Genova dopo l’ordinazione, la situazione in città era tutta un fermento, sia a livello religioso che politico; qui operavano più o meno, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Vincenzo Gioberti, il conte Doria e per alcuni preti il clima non era favorevole; alcuni significativi e importanti professori del Seminario, partirono missionari o si ritirarono in paesi isolati, alla fine anche don Pestarino nel 1847, ritornò al suo paese. Mornese, ridente paese posto a 350 m di altezza, in quel tempo era in preda al “giansenismo”, come del resto tanti altri Comuni del tempo.
Il giansenismo ebbe origine con l’opera ‘Augustinus’ del teologo olandese Cornelio Giansenio (1585-1638), il quale diede vita con le sue teorie, ad un Movimento religioso che prendendo spunto dalla polemica anti-pelagiana di s. Agostino, aveva accentuato il motivo della profonda corruzione dell’uomo dopo il peccato originale e dell’assoluta necessità della Grazia per la salvezza, la quale sarebbe stata concessa solo ad alcuni per imperscrutabile disegno di Dio (predestinazione).
Alla luce di queste teorie gianseniste, in quel tempo si era cristiani e credenti, ma il Signore proprio perché è Onnipotente, veniva scomodato poco, bastava confessarsi e comunicarsi perlopiù una volta l’anno.
Don Domenico Pestarino diventò collaboratore dell’anziano parroco don Lorenzo Ghio, che era affetto anche da forte deficit visivo; poté così in piena libertà d’azione, esplicare il suo apostolato a favore della popolazione; la predicazione, il catechismo, le confessioni e le opere di carità, diventarono il lievito per la crescita della vocazione laicale della parrocchia.
Le importanti conoscenze di veri sacerdoti di Dio, vennero da lui sfruttate con inviti a venire a Mornese per predicazioni, convegni, scambi di esperienze.
Fra le giovani della parrocchia, c’era una di cognome Maccagno, orfana di padre, dotata di una certa istruzione e discreta indipendenza economica; sotto la guida di don Pestarino diventò maestra e faceva scuola nel paese; in seguitò fondò le ‘Figlie dell’Immacolata’, che diventeranno poi le nuove Orsoline, e un gruppo di queste, formeranno con s. Maria Mazzarello, il nucleo fondante delle Suore “Figlie di Maria Ausiliatrice”.
Facilitato dalla posizione del fratello maggiore medico e sindaco del paese, don Domenico prese ad attuare un programma di promozione della vita umana, cristiana, culturale e sociale, a favore della popolazione, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.
Nel 1860 il vecchio parroco morì e fu sostituito con un giovane sacerdote, ciò permise una diminuzione delle sue responsabilità; e in quel periodo in cui muore anche il padre, la madre era già deceduta nel 1845, don Domenico Pestarino incontrò don Giovanni Bosco; era inevitabile che fra i due attivi apostoli della gioventù, nascesse una simpatica collaborazione, tanto che don Domenico diventò salesiano esterno.
Don Bosco comunque lo lasciò a Tornese, a consolidare le varie attività esistenti e nel frattempo seguire il gruppo di ragazze che diventeranno poi le ‘Figlie di Maria Ausiliatrice’.
Nel 1864, il 7 ottobre, don Bosco venne a Mornese per la prima volta, accompagnato da una settantina dei suoi turbolenti ragazzi e qui si decise di istituire un Collegio per ragazzi con l’interessamento degli abitanti, di don Pestarino e dell’Opera Salesiana.
Ma la Provvidenza decise altrimenti, su sollecitazione del vescovo di Acqui, che vedeva nel collegio una diminuzione di ragazzi frequentanti il piccolo Seminario, che si stava ricostituendo ad Acqui; l’edificio ormai ultimato, cambiò così destinazione d’uso, diventando la Casa di una nuova Istituzione, il ramo femminile dell’Opera Salesiana, cioè le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Il 24 maggio 1872 il preesistente gruppo di Figlie dell’Immacolata, costituì la nuova Congregazione, eleggendo come superiora Maria Domenica Mazzarello (1837-1881) nativa di Mornese; don Domenico Pestarino già guida spirituale del gruppo e della Mazzarello, ne divenne il primo direttore spirituale.
Don Pestarino, scrivendo a don Bosco sulle virtù e sul lavoro di Madre Mazzarello, diceva: “Non sa quasi scrivere e poco leggere; ma parla così fine e delicata in cose di virtù e con tale persuasione e chiarezza che sovente si direbbe ispirata dallo Spirito Santo“.
Trascorsero un paio d’anni dalla costituzione e i problemi non mancarono sia organizzativi, sia di formazione; il direttore spirituale don Domenico ne soffriva e taceva, ma la piccola navicella, nonostante tutto, continuò sempre più a navigare verso il largo, per la gloria di Dio e per il bene da fare nel mondo, affrancata alla grande Famiglia Salesiana.
Il 15 maggio 1874 don Pestarino moriva a Mornese, il suo paese che tanto gli è riconoscente, per aver in tempo di cambiamenti epocali, con la Grazia dello Spirito, indicato la strada giusta per rinnovare la fede dei suoi compaesani, portandoli ad una fede pregata, testimoniata e vissuta.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-09-21

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