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Firando, Giappone, 1565 – Nagasaki, Giappone, 10 settembre 1622
Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, beati Sebastiano Kimura, della Compagnia di Gesù, Francesco Morales, dell’Ordine dei Predicatori, sacerdoti, e cinquanta compagni, martiri, che, sacerdoti, religiosi, coniugi, giovani, catechisti, vedove e bambini, morirono per Cristo su un colle davanti a una grande folla tra crudeli torture.
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Nella lunga storia dell’evangelizzazione del Giappone, si ebbero due periodi di terribile persecuzione contro i missionari stranieri e contro i cristiani giapponesi. La prima iniziata il 9 dicembre 1596 ad opera dello ‘shogun’ Hideyoshi, portò al martirio i primi 26 cattolici fra cui tre gesuiti giapponesi e sei francescani, crocifissi e trafitti il 5 febbraio 1597, nella zona di Nagasaki sulla ‘santa collina’; i martiri furono proclamati santi da papa Pio IX nel 1862. La seconda persecuzione, dopo un proficuo periodo di pace che vide l’arrivo di altri missionari, non solo gesuiti e francescani, ma anche domenicani ed agostiniani, si scatenò ad opera dello ‘shogun’ Ieyasu, dal 1614 e con i suoi successori fino al 1632; una furiosa carneficina che colpì missionari, catechisti, laici di ogni condizione sociale, perfino bambini e intere famiglie; uccisi secondo lo stile orientale, fra vari e raffinati supplizi. La maggior parte dei martiri, che furono migliaia, morirono legati ad un palo e bruciati a fuoco lento, cosicché la ‘santa collina’ di Nagasaki, già teatro della prima persecuzione, fu sinistramente illuminata dalla fila di torce umane per parecchie sere e notti; altri martiri furono decapitati o tagliati membro per membro. Di questa seconda, più lunga e numerosa persecuzione, raccogliendo testimonianze, la Chiesa ha potuto riconoscere, fra le varie migliaia di vittime, la validità storica del martirio per almeno 205 di esse, che papa Pio IX, il 7 luglio 1867 proclamò Beati.
Fra essi si annovera il beato Kimura, discendente del primo neofita istruito e battezzato a Hirado da s. Francesco Saverio e parente di altri due martiri giapponesi, Kimura (Leonardo) e Kimura (Antonio) che diverranno Beati anch’essi. Kimura nacque a Firando nel 1565 in una famiglia convertita al cattolicesimo, al battesimo gli fu dato anche il nome cristiano di Sebastiano. Ad 11 anni, si dedicò al servizio della chiesa dei Gesuiti nella città di Firando, poi passò a Bungo nel Seminario dei padri gesuiti; a 19 anni chiese ed ottenne di entrare a far parte dell’Ordine di Sant’Ignazio. Da seminarista fece il catechista a Meaco e nel distretto dello Scimo, poi si trasferì nel collegio di Macao in Cina per studiare la teologia. Nel settembre 1601, tornato in Giappone, fu ordinato sacerdote a Nagasaki, il primo della Nazione giapponese. Infuriando la seconda feroce persecuzione contro i cristiani, padre Kimura (Sebastiano), che era dotato di spiccata eloquenza, fu abilissimo nel camuffarsi e trasformarsi, per eludere le spie, nei più svariati personaggi, come soldato, mercante, agricoltore, vetturale, medico. Riusciva così a penetrare nei luoghi più pericolosi perfino nelle carceri per confortare i futuri martiri. Saputo che era ricercato, il padre Provinciale dei Gesuiti, lo esortò ad allontanarsi il più presto possibile da Nagasaki, ma era troppo tardi, il 30 giugno 1621, tradito da una schiava coreana, padre Kimura fu arrestato mentre era ospite in casa di Antonio da Corea cattolico, con lui furono presi anche i suoi catechisti e rinchiusi nella prigione di Suzuta, dove erano già prigionieri, da ben quattro anni, padre Carlo Spinola (1564-1622) e quattro novizi. Le condizioni dei prigionieri erano terribili, il carcere si trovava sopra una vetta di montagna, gelida ed esposta a tutti i venti, e a loro veniva data una sola coperta, come cibo un po’ di riso e due sardine, giusto per tenerli in vita ma senza soddisfare la fame. Le condizioni igieniche erano miserevoli, senza poter lavare un panno e senza poterli asciugare un po’ al sole; il periodo trascorso in questo terribile carcere, li vide impegnati in preghiere, penitenze e in fervorosi colloqui spirituali. Finalmente il 9 settembre 1622 giunse l’ordine di trasferire i prigionieri a Nagasaki, padre Kimura, padre Spinola e altri 22 fra novizi e fedeli cattolici, ormai condannati a morte dal governatore Gourocu, furono uniti ad altri provenienti dalle carceri locali e trasportati su barche fino a Nagaic e da li su muli fin sopra le colline che sovrastano Nagasaki, dove erano già pronti i pali e la legna per essere arsi vivi. Il supplizio del rogo toccò a 22 di loro, mentre altri 30 furono decapitati, era il 10 settembre 1622, padre Kimura, e padre Carlo Spinola furono fra quelli bruciati sul rogo; per rendere più lungo il tormento la legna era stata sistemata sparsa il largo cerchio. Alla barbara esecuzione, che durò tre ore, assisté una folla sterminata sparsa sul monte e su barche in mare; padre Kimura Sebastiano, primo sacerdote del Giappone, morì per ultimo, dopo essere stato per tre ore immobile e legato con le braccia in croce, finché il fuoco non lo raggiunse. La sua ricorrenza liturgica è il 10 settembre.
Autore: Antonio Borrelli
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