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Santi Pietro d’Alessandria, Esichio, Pacomio e Teodoro e compagni Martiri

25 novembre

† Alessandria d’Egitto, 25 novembre 311

San Pietro, vescovo di Alessandria d’Egitto, era un uomo dotato di tutte le virtù. Nel 311 venne inaspettatamente condannato a morte per ordine dell’imperatore Massimiano, ultima vittima e sigillo di una spietata persecuzione contro la Chiesa. Insieme con lui si ricordano tre santi vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro e molti altri cristiani, che sempre presso Alessandria e nella stessa persecuzione vennero assassinati a colpi di spada.

Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, san Pietro, vescovo e martire, che, ornato di ogni virtù, fu improvvisamente decapitato per ordine dell’imperatore Galerio Massimiano, divenendo ultima vittima della grande persecuzione e sigillo dei martiri. Con lui si commemorano tre vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro, che, sempre ad Alessandria patirono insieme a molti altri nella stessa persecuzione e salirono al cielo crudelmente trafitti con la spada.

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Nonostante l’assoluta inattendibilità della “passio” di San Pietro, egli è menzionato parecchie volte dal grande storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea, che lo descrive quale eccellente insegnante della religione cristiana, nonché come un grande vescovo. Nulla di certo si sa circa le sue origini e la sua provenienza, in quanto fa la sua prima comparsa sulla scena ecclesiale quando viene chiamato a succedere nel 300 a San Teonio sulla cattedra episcopale di Alessandria. Governò così questa Chiesa per circa una dozzina d’anni. Dopo i primi tre anni, dovette sopportare la feroce persecuzione dioclezianea, proseguita anche dai successori di tale imperatore. Divenne celebre per il suo prodigarsi in aiuto dei fratelli cristiani perseguitati. Com’è immaginabile, non tutti riuscirono a restare saldi nella fede essendo sottoposti a torture e toccò dunque a Pietro, la cui giurisdizione si estendeva su tutte le chiese d’Egitto, della Tebaide e della Libia, redigere delle istruzioni volte a regolare il trattamento di coloro che, pur avendo in un primo momento rinnegato la fede cristiana, desideravano riconciliarsi con la Chiesa.
Infine anche Pietro dovette inevitabilmente nascondersi e durante la sua assenza da Alessandria la chiesa egiziana subì uno scisma, le cui cause non sono però ben chiare. Pare che Melezio, vescovo di Antiochia, si fosse assunto la responsabilità di esercitare le funzioni metropolitane spettanti al legittimo vescovo alessandrino. Onde giustificare le sue azioni, diffuse alcune calunnie sul conto di Pietro, accusandolo di troppa indulgenza verso coloro che cadevano in errore. Rifiutando di ritirarsi, a Pietro non rimase altra alternativa che scomunicarlo, continuando nel frattempo a governare la sua Chiesa sino a quando non poté fare finalmente ritorno in città. La persecuzione anticristiana riprese però ben presto con Massimino Daia e nel 311 Pietro venne catturato inaspettatamente e giustiziato seduta stante senza accuse né processo.
In Egitto è conosciuto come “il sugello e il complemento della persecuzione”, in quanto fu l’ultimo martire condannato a morte dalle pubbliche autorità presso Alessandria. E’ inoltre ricordato come “colui che attraversò il muro”, in riferimento alla leggenda secondo cui, quando Pietro si accorse che le autorità erano pronte a massacrare l’enorme folla di cristiani riunitasi in segno di protesta fuori della prigione ove era detenuto, suggerì al comandante di aprire un varco nel muro approfittando delle tenebre affinché il boia potesse entrare senza essere intralciato dalla folla.
Il Martyrologium Romanum lo commemora ancora oggi nell’anniversario della sua nascita al cielo. Insieme con lui si ricordano anche tre santi vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro, nonché molti altri cristiani, che sempre presso Alessandria e nella stessa persecuzione vennero assassinati a colpi di spada.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-05-27

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