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Beati Ezechiele Huerta Gutiérrez e Salvatore Huerta Gutiérrez Laici e martiri

3 aprile

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† Mezquitán, Messico, 3 aprile 1927

Nel contesto della persecuzione religiosa in Messico innescata dalla Costituzione del 1917, otto laici dell'arcidiocesi di Guadalajara, tra cui i fratelli Ezechiele e Salvador Huerta Gutiérrez, furono uccisi tra il 1927 e il 1928 per la loro fede incrollabile. Ezechiele, padre esemplare e organista, e Salvador, abile meccanico e fervente cristiano, entrambi devoti all'Eucaristia, subirono torture e martirio il 3 aprile 1927. Ezechiele, catturato per i suoi fratelli sacerdoti e torturato fino a perdere i sensi, intonò un inno eucaristico prima di essere fucilato insieme a Salvador. Questi, arrestato dopo aver visitato la camera ardente di un altro martire, chiese una candela per illuminare il suo petto e proclamò la sua fede in Cristo Re e nella Vergine di Guadalupe prima di spirare. Beatificati nel 2005.



Nel contesto della persecuzione religiosa messicana, provocata dalla nuova costituzione promulgata nel 1917, parecchi cristiani subirono il martirio e tra essi rifulge questo gruppo comprendente otto fedeli laici dell’arcidiocesi di Guadalajara, tutti cristiani integerrimi attivamente impegnati nella difesa della libertà religiosa e della Chiesa, che furono uccisi per la loro fede cristiana tra il 1927 e il 1928. Il 3 aprile 1927 furono uccisi i due fratelli Ezequiel Huerta Gutiérrez e Salvador Huerta Gutiérrez. Il martirio di questi Servi di Dio fu riconosciuto il 22 giugno 2004 da Giovanni Paolo II e furono poi beatificati il 20 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI.

José Luciano Ezequiel Huerta Gutiérrez Padre di famiglia
Magdalena, Messico, 7 gennaio 1876 - Mezquitán, Messico, 3 aprile 1927

José Luciano Ezequiel Huerta Gutiérrez nacque a Magdalena il 6 gennaio 1876. Sposo e padre esemplare di una numerosa prole, possedeva un magnifica voce da tenore drammatico. Era inoltre organista di professione. Assai devoto all’Eucaristia, riceveva spesso la Comunione. Molto caritatevole, condivideva i suoi beni con i più bisognosi.
Fu arrestato la mattina del 2 aprile 1927, poichè aveva due fratelli presbiteri, Eduardo e José Refugio, molto rispettati a Guadalajara ed aveva appena visitato la camera ardente allestita per Anacleto González Flores. Nelle celle del comando della polizia lo torturarono sino a fargli perdere conoscenza. Quando rinvenne, espresse il suo dolore cantando l’inno eucaristico “Che viva il mio Cristo, che viva il mio Re”.
All’alba del giorno seguente, fu portato insieme a suo fratello nel cimitero municipale. Lì si formò il plotone per l’esecuzione. Ezequiel disse a suo fratello Salvador: “Li perdoniamo, vero?”. “Sì, che il nostro sangue serva per la salvezza di molti”, rispose Salvador. Una scarica di proiettili pose fine al loro dialogo. La moglie di Ezequiel, vicinissima al luogo dell’esecuzione, udì gli spari senza però sapere chi fossero le vittime. Riunì comunque tutti i suoi figli e disse: “Figli miei, recitiamo il rosario per queste povere persone che hanno appena fucilato”.

José Salvador Huerta Gutiérrez Padre di famiglia
Magdalena, Messico, 18 marzo 1880 - Mezquitán, Messico, 3 aprile 1927

José Salvador Huerta Gutiérrez nacque a Magdalena il 18 marzo 1880. Meccanico tornitore per vocazione, si dedicò interamente a questo mestiere, divenendo uno dei più competenti meccanici di Guadalajara. Fervido amante di Gesù Sacramentato, partecipava quotidianamente all’Eucaristia ed all’adorazione. La sua condotta quale figlio, sposo e padre fu sempre esemplare. Possedeva un particolare intuito dinanzi al pericolo, che affrontava con singolare forza. Al principio del 1927, con la persecuzione religiosa, la situazione divenne insostenibile per i cattolici. I chierici vennero perseguitati senza tregua in quanto ritenuti istigatori della resistenza armata. Il 2 aprile 1927, consumato l’assassinio di Anacleto González e dei suoi tre compagni, Salvador andò al cimitero per rendergli l’estremo saluto.
Tornando alla sua officina, trovò ad attenderlo agenti di polizia che lo arrestarono. Nella caserma generale fu sottoposto a crudeli torture e lo appesero per i pollici. I carnefici volevano scoprire ove si trovavano i sacerdoti Eduardo e José Refugio. Esanime, fu gettato in una cella. All’alba del giorno seguente, fu condotto nel cimitero di Mezquitán con suo fratello Ezequiel. Di fronte al plotone di esecuzione chiese una candela accesa per illuminare il suo petto scoperto. Urlò: “Viva Cristo Re e la Vergine di Guadalupe! Sparate, muoio per Dio, che amo molto”.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-11-12

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