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Beati Raffale Alonso Gutierrez e Carlo Diaz Gandia Padri di famiglia, martiri

11 agosto

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† 11 agosto 1936

Rafael Alonso Gutiérrez, fedele laico, nacque il 14 giugno 1890 a Onteniente (Valenca). Il 24 settembre 1916 si sposò con la Sig.na Adelaida Ruiz Cañada ed ebbero 6 figli. Impiegato della Posta, membro dell’Azione Cattolica parrocchiale e di notevole virtù fu il cattolico più in vista di Onteniente. L’11 agosto 1936, dopo una lunga agonia, morì martirizzato dai miliziani rossi ad Agullent.
Carlos Díaz Gandía, fedele laico, nacque a Onteniente (Valencia) il 25 dicembre 1907 e fu battezzato il giorno seguente nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. A quattordici anni si iscrisse nella Gioventù dell’Azione Cattolica e fu modello di zelo apostolico arrivando a ricoprire la carica di Presidente degli Uomini. Fu un eccellente catechista ed ebbe grande carità con i bisognosi. Si sposò con la sig.na Luisa Tomó Perseguar il 3 novembre 1934 nella chiesa parrocchiale Santa Maria di Onteniente ed ebbero una figlia che lasciò orfana ad otto mesi. Detenuto all’alba del 4 agosto 1936, subì il martirio l’11 agosto 1936 al grido di: “Viva Cristo Re”!
Beatificati l’11 marzo 2001 da Giovanni Paolo II con altri 231 martiri della Guerra Civile Spagnola.

Martirologio Romano: Nel villaggio di Agullent nel territorio di Valencia in Spagna, beato Raffaele Alonso Gutiérrez, martire, che, padre di famiglia, versò il sangue per Cristo durante la persecuzione contro la fede. Insieme a lui si commemora anche il beato martire Carlo Díaz Gandía, che in questo giorno nello stesso territorio combattendo per la fede conseguì la vita eterna.


Beato Carlo Diaz Gandia

Due anime, una contemplativa e l’altra attiva, molto attiva, sono mirabilmente fuse nel corpo di un giovane dalla vitalità prorompente, gioioso, entusiasta, amico di tutti. A plasmarlo così, oltre alla grazia di Dio, è stata l’Azione Cattolica, che ha fatto di lui il cristiano coerente e coraggioso, con i piedi ben posati per terra ma con gli occhi costantemente fissi al cielo. Nasce esattamente 100 anni fa, in provincia di Valenza, nel giorno di Natale, e viene battezzato il giorno successivo, festa del primo martire Stefano, quasi segno e profezia di quella che sarà la sua avventura cristiana, contrassegnata dal martirio. A 14 anni entra a far parte dell’Azione Cattolica, che diventa la sua seconda famiglia e il campo principale del suo apostolato. Qui impara a vivere autenticamente e pienamente la sua vocazione laicale, impregnando di spirito evangelico la realtà sociale nella quale vive. Ben presto diventa presidente dei Giovani, poi degli Uomini, sostenuto dalla forte e saggia direzione spirituale del suo parroco, che lo stimola e lo incoraggia, ma che sa anche forgiarne il carattere, a volte un po’ irruente, certamente troppo energico ed esplosivo. E’ un catechista eccellente, che sa affascinare e conquistare e per questo fonda diversi “centri catechisti” in varie località, in cui insegna catechismo ogni domenica dell’anno, spostandosi da un centro all’altro, a piedi o in bicicletta, raccogliendo lungo il cammino gli insulti e le derisioni di quanti in quegli anni cominciano ad osteggiare apertamente la Chiesa. La Spagna sta vivendo infatti anni difficili, contrassegnati da rivolgimenti politici che presto si trasformano in aperta persecuzione religiosa. Lui è troppo esposto, troppo compromesso con il suo impegno ecclesiale, per non essere nel mirino dei persecutori. Una notte un gruppo di teste calde parte all’assalto della canonica, al grido di “morte al parroco”: lui li insegue, li raggiunge, urla, li sfida e da solo li mette in fuga; non si tratta soltanto di affetto per il suo parroco, che è anche la sua guida spirituale: é soprattutto il suo dovere di cristiano, che gli impone di prendere le difese della Chiesa, dei suoi uomini, dei suoi simboli. Per questo, insieme ad altri giovani di Azione Cattolica, si impegna a presidiare di notte le chiese e i conventi, per evitare vandalismi e profanazioni che si fanno sempre più frequenti. La sua è una fede solida, alimentata dalla comunione frequente e dal rosario quotidiano, che egli ama recitare alle prime luci dell’alba e che dà un tono a tutte le sue giornate. Si sposa il 3 novembre 1934 e un anno dopo diventa papà di una bella bimba, ma la situazione precipita: arresti, detenzioni, torture e uccisioni sono all’ordine del giorno e lui sa benissimo a quali rischi va incontro. Il 24 luglio 1936, proprio mentre iniziano ad incendiare chiese e immagini sacre, offre la sua vita al Signore perché in Spagna torni la pace e cessi la persecuzione”. Quattro giorni dopo riesce a portare in salvo le ostie consacrate conservate nel tabernacolo, pochi istanti prima che inizi il saccheggio della sua chiesa. Da quel giorno gli giurano vendetta e non lo perdono più di vista. Lo vengono a cercare a casa il 4 agosto, lo arrestano e lo mettono in carcere, da dove lo tirano fuori l’11 agosto per fucilarlo. “Viva Cristo Re”, sono le ultime parole, davanti ai fucili spianati, non ancora trentenne Carlo Diaz Gandìa, beatificato da Giovanni Paolo II° l’11 marzo 2001.


Autore:
Gianpiero Pettiti

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Aggiunto/modificato il 2007-12-31

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