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Beato Tommaso Jihyoe di Sant’Agostino Sacerdote agostiniano, martire

6 novembre

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Nagasaki, Giappone, 1600 circa - 6 novembre 1637

Nacque a Omura (Nagasaki) verso il 1600. I suoi genitori erano catechisti e morirono ambedue martiri. Da bambino frequentò la scuola dei gesuiti. Avendo poi deciso di abbracciare la vita religiosa, su suggerimento di un missionario si trasferì a Manila nelle Filippine. Qui emise i voti nell’ordine agostiniano, completò gli studi di teologia e venne ordinato sacerdote. La persecuzione, intanto, infieriva contro i cristiani giapponesi accanendosi in particolare contro i missionari. Desideroso di testimoniare la sua fede e di recare conforto ai fedeli,Tommaso non vedeva l’ora di tornare in patria.
Approdato a Nagasaki nel 1631, riuscì a entrare al servizio del governatore della città. Poté così contattare i missionari in carcere, ricevere la lista dei cristiani e recare loro soccorso e conforto. Scoperto, si rifugiò in una grotta non lontano dalla città. Di là, con espedienti e travestimenti, riuscì ancora a visitare i fedeli e a infondere loro coraggio.
Divenuto una figura leggendaria, venne infine catturato e giustiziato sulla «collina dei martiri».



Tommaso Jihyoe, agostiniano giapponese, durante la persecuzione anticristiana del XVII secolo, per 5 anni con il nome di battaglia “Kintsuba” tenne in scacco i soldati dell’imperatore che cercavano di catturarlo, perché sacerdote cattolico.Nato a Omura, presso Nagasaki, intorno al 1600, i suoi genitori erano catechisti e morirono ambedue martiri per la fede. Da bambino egli frequentò la scuola dei Gesuiti ad Arima, ma chiusa poi la scuola a motivo della persecuzione passò a Macao per terminare i suoi studi. Su consiglio di un missionario agostiniano, dal 1622 si trasferì a Manila nelle Filippine ed emise la professione religiosa nel convento di Sant’Agostino Intramuros nel 1624, per recarsi quindi a Cebú ad intraprendere gli studi teologici. Al termine della formazione ricevette l’ordinazione presbiterale.Nel frattempo in Giappone infieriva la persecuzione ed i missionari cadevano uno ad uno sotto i colpi implacabili dei persecutori, lasciando abbandonate le comunità cattoliche. Tommaso avvertì che il suo posto era nel suo paese e, dopo diversi tentativi seguiti da altrettanti naufragi, nel 1631 riuscì a rientrare a Nagasaki.
In quanto giapponese, gli fu semplice mascherare la sua condizione di sacerdote cattolico. Coraggioso ed animato da grande spirito di fede, si fece assumere al servizio del governatore di Nagasaki, col nome di “Kintsuba”, cioè “elsa d’oro”. In questa veste poté assistere in carcere Padre Bartolomeo Gutiérrez sino al suo martirio e prendere in seguito il suo posto nell’assistenza ai cristiani prigionieri. Il ritrovato coraggio di questi ultimi fece intuire al governatore la presenza segreta di un sacerdote. Tommaso fu dunque scoperto, ma scappò e si ritirò presso una grotta vicino la città. Si aprì così la famosa caccia alla sua persona ancora oggi viva nella memoria popolare.
Era solito uscire di notte per incontrare i cristiani ed amministrare i sacramenti, mimetizzandosi e cambiando continuamente abitudini ed aspetto fisico. Un giorno, però, nel 1637 venne infine acciuffato per puro caso e fu lui stesso a rivelare la sua identità ai catturatori che credevano fosse un semplice cristiano fuggiasco. Per vari mesi fu dunque inutilmente sottoposto ad ogni sorta di tormenti nella speranza che apostatasse. Il 6 novembre 1637 venne condotto al luogo del supplizio, la celebre “Collina dei martiri” di Nagasaki, e sottoposto alla classica condanna della fossa, sospeso per i piedi con la testa dentro una buca scavata per terra, finché non spirò.
E’ stato beatificato il 24 novembre 2008 insieme ad altre 187 vittime della medesima persecuzione.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2007-06-29

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