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Beato Francesco Zirano Sacerdote francescano, martire

25 gennaio

Sassari, 1564 - Algeri, 25 gennaio 1603

Papa Francesco il 7 febbraio 2014 ha riconosciuto il suo martirio in odio alla fede.



Francesco Zirano nacque a Sassari intorno all’anno 1564, in una famiglia di modesti contadini dalla fede genuina. Erano probabilmente quattro fratelli che purtroppo rimasero presto orfani di padre. Profonda era in casa la devozione verso i protomartiri Gavino, Proto e Gianuario e da Sassari partivano annualmente due pellegrinaggi solenni al santuario di Porto Torres, anche a rischio di improvvisi attacchi di corsari a cui la zona era soggetta. Francesco mantenne sempre forte questa devozione. L'infanzia trascorse normale e in un'epoca in cui l'analfabetismo era la norma, ricevette una certa istruzione dai frati di S. Maria di Betlem. Aveva una grande devozione per la Madonna, maturò la vocazione e a soli quindici anni seguiva le regole del convento. A ventidue anni fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Alfonso de Lorca. Era presente e ne condivideva la gioia il cugino Francesco Serra, figlio di una sorella della madre, che da poco aveva vestito l’abito. Padre Zirano svolse varie mansioni, in chiesa a contatto con i fedeli o in comunità, a servizio dei confratelli, fino a quando, nel 1590, un avvenimento sconvolse la sua vita. Il cugino fu fatto schiavo dai corsari turchi sbarcati in Sardegna e condotto ad Algeri. Per otto anni padre Zirano, mentre svolgeva scrupolosamente i suoi incarichi, di economo, di questuante e di procuratore del convento, soffriva e pregava per l’infelice cugino. Ad un certo punto giunse all’ardita decisione che sarebbe andato a liberarlo. Occorreva reperire il denaro necessario per il riscatto e in Sardegna erano i Mercedari che questuavano per la liberazione degli schiavi. Il 19 marzo 1599 la richiesta di Francesco venne accolta da Clemente VIII che l’autorizzava per un triennio. In essa si legge l’invito a donare con generosità all'umile frate "di circa trentatrè anni, di bassa statura, occhi neri e barba castana". Padre Zirano percorse tutta l’isola per raccogliere le offerte, dando conforto ai familiari di altri schiavi e impegnandosi per la liberazione di alcuni di essi. Nella primavera del 1602, pieno di trepidazione e di speranza, forte nella fede, partì facendo tappa in Spagna dove ebbe dal Re Filippo III per compagno fra Matteo de Aguirre. A sua insaputa però il frate di Maiorca aveva una missione politica da realizzare, nell’ambito della guerra in atto tra Algeri e il re di Cuco che era sostenuto dagli spagnoli. Resosi conto della difficoltà padre Zirano, travestito da mercante, con un interprete, il 18 agosto partì da Cuco e dopo tre giorni di cammino era sotto le mura di Algeri. La situazione era tesa, si intravedevano le navi spagnole presso l'isola di Ibiza e un bando limitava la libertà dei cristiani. Ultima complicazione fu l'arresto di un rinnegato proveniente da Cuco che portava alcune lettere di fra Matteo a padre Zirano e ad altri cristiani. Le lettere erano in realtà la rinuncia a occuparsi del riscatto degli schiavi, ma padre Zirano restò prudentemente lontano dalla città. Se ne tornò a Cuco portando con sé quattro cristiani liberati nei dintorni di Algeri e, impossibilitato ad agire, divenne aiutante di fra Matteo. Intanto in carcere il cugino faceva coraggio ai compagni di sventura e aveva imparato l'arabo, tra fatiche e umiliazioni. Il conflitto divenne quindi più acuto. Il Re di Cuco conseguì una vittoria e ritenne opportuno comunicarlo al Re di Spagna. Padre Zirano fu incaricato di portare la lettera, ma forse con una manovra premeditata, fu tradito e consegnato al nemico. Gli avvenimenti furono riferiti in seguito da uno schiavo spagnolo. Francesco fu spogliato, percosso, incatenato e condotto ad Algeri il 6 gennaio 1603. In carcere trovò altri cristiani. Padre Zirano era stato scambiato per frate Matteo de Aguirre, venne isolato e stabilito un enorme riscatto. Ricevette la visita del cugino Francesco Serra che purtroppo ebbe il compito di comunicargli la condanna a morte. Il servo di Dio chiese solo un confessore, ma ciò non fu possibile. Confidando in Dio diede testimonianza ai compagni di galera di restare forti nella fede. Tra la prima e la seconda visita del cugino si tentò il suo invio a Costantinopoli, capitale dell'Impero turco da cui dipendeva anche Algeri. Era in partenza una nave inglese e i soldati che presidiavano Algeri avrebbero inviato padre Zirano per rassicurare i turchi che la guerra contro il re di Cuco non aveva intaccato la loro signoria. Il tentativo fallì a causa del consistente riscatto richiesto. Il 24 gennaio venne radunato il Consiglio della città per decidere senza interrogatorio la condanna. Il Gran Consiglio aveva capito che stava condannando non l'odiato ambasciatore spagnolo, fra Matteo, ma il sardo padre Zirano. Non mancò la proposta infame dell’abiura, ma Francesco non avrebbe mai rinnegato il Signore. Trascorse la notte precedente l'esecuzione in preghiera. Un banditore proclamò per le vie della città che il condannato aveva "rubato" quattro schiavi ed era "una spia". L’esecuzione venne atrocemente eseguita il 25 gennaio del 1603. Vestito con una tunica e con una catena al collo, attraversò l’affollata strada centrale di Algeri tra urla e insulti. Francesco pregava ad alta voce recitando il canto biblico dei tre fanciulli, come raccontò un testimone. Fu scorticato vivo e la pelle, imbottita di paglia, fu esposta presso una porta della città. I cristiani si appropriarono di alcuni lembi, custodendoli. Alcuni arrivarono in Italia, in Sicilia venne portata una mano e la pelle di un braccio, come ci informa un testo del 1605. Oggi se ne è persa notizia. Il cugino, che trovò poi la libertà e poté riscattare a sua volta alcuni schiavi cristiani, riuscì in seguito a dare al corpo straziato una sepoltura. La fede di padre Zirano suscitò un’ammirazione commossa e la fama del suo martirio è giunta sino ai nostri giorni.
È stato beatificato il 12 ottobre 2014 a Sassari, con celebrazione presieduta dal Card. Angelo Amato.

PREGHIERA
Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi ringrazio perché avete concesso al sacerdote religioso Francesco Zirano di rendere buona testimonianza di vita evangelica davanti agli uomini e di operare con zelo fino all’effusione del sangue per il riscatto e il conforto dei cristiani tratti in schiavitù. Degnatevi di glorificare la sua eroica fedeltà al vostro regno di grazia e di carità, perché, onorata in virtù del ministero della Chiesa, essa giovi all’incremento della fede cristiana per la salvezza del mondo. E concedete anche a me, per sua intercessione, di vivere sempre in piena conformità all’adorabile disegno del vostro amore. Gloria.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2009-01-31

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